Biossido di titanio, l’Ema frena: è difficile sostituirlo nei farmaci

BIOSSIDO DI TITANIO
nitrosammine

Il biossido di titanio non è facilmente sostituibile nei farmaci. A dirlo l’Agenzia europea per i medicinali a cui, lo scorso maggio, la Commissione Europea ha chiesto di pronunciarsi sulle possibili alternative al biossido di titanio nei farmaci e sulle considerazioni da tenere in considerazione nell’intraprendere una graduale eliminazione di questo eccipiente. Solo pochi giorni prima, infatti, l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare aveva emesso un parere specificando che, alla luce delle conoscenze scientifiche, il biossido di titanio (TiO2) non poteva più essere considerato un additivo alimentare sicuro. Questo colorante contiene un gran numero di nanoparticelle, che gli conferisce un particolare potenziale tossico.

Era quindi importante decidere il suo destino anche come additivo usato nei farmaci: come abbiamo più volte detto, il biossido di titanio se sta pian piano scomparendo dagli alimenti (ancor prima della sua messa al bando) continua ad essere presente in maniera importante nei farmaci.

“Nessuno dei potenziali sostituti (carbonato di calcio o amido, per esempio) unirebbe tutte le qualità del biossido di titanio” è stata la conclusione delle aziende farmaceutiche che l’Ema ha fatto proprie senza avanzare alcun dubbio. In particolare – come spiega il magazine francese Que Choisir – quando si parla dell’utilità del TiO2 nella protezione dai raggi UV. Tuttavia, questo può essere facilmente ottenuto lasciando i farmaci nella loro scatola!

Inoltre – continuano i nostri colleghi francesi – l’Ema sottolinea che il colore del farmaco è importante per la sua accettazione da parte del paziente. “Si tratta di un argomento difficile da ascoltare con tutti i segnali di allarme che sono stati evidenziati e continuano ad accumularsi sul tema del biossido di titanio”, stima Mathilde Detcheverry, delegata generale di Avicenn, associazione di informazione sui nanomateriali. Infatti, la prima condizione per l’accettabilità è la certezza che il beneficio supererà il rischio.

Alla luce delle argomentazioni avanzate dai produttori, l’Ema stima almeno dieci anni il tempo necessario affinché il biossido di titanio scompaia dai farmaci. Questo, infatti, è dovuto al fatto che la riformulazione richiede numerosi controlli (stabilità, scioglimento, non interferenza con altri componenti, ecc.) e che ogni nuovo farmaco dovrà essere rivalutato dalle autorità nazionali e da se stesso. Una procedura farraginosa, certo, ma che non deve scoraggiare né i laboratori né le agenzie vista la questione della salute pubblica. Infine, arriva l’argomento della mazza: “Data l’entità dell’uso di questo eccipiente, i tempi e i costi necessari per la riformulazione e il volume dei prodotti interessati, qualsiasi obbligo di sostituzione del TiO2 comporterà quasi certamente una significativa carenza di farmaci e interruzioni o ritiri con importanti conseguenze per i pazienti. ”

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