Ecologici ma costosi, tutto quello che c’è da sapere prima di acquistare gli slip da ciclo

SLIP DA CICLO

Ecologici, sono ecologici ma sulla praticità, il comfort e la convenienza non ci sono pareri univoci. Stiamo parlando degli slip da ciclo che da qualche tempo hanno fatto il loro ingresso anche sul nostro mercato: aziende come Sloggi e Lovable stanno timidamente iniziando a proporli ma negli Stati Uniti sono una realtà già da qualche tempo. Consumer Reports ha testato sul campo (con l’aiuto di circa 50 donne) 5 marchi di slip da ciclo (Dear Kate, Knix, Modibodi, Thinx e TomboyX). Al di là della valutazione sui prodotti (che non sono reperibili sul mercato italiano), gli esperti statunitensi hanno stilato una lista di pro e contro cui fare attenzione prima di decidere se acquistare o meno questo tipo di biancheria.

Ad esempio, è utile sapere – suggeriscono i nostri colleghi di Consumer Reports – che questo tipo di slip non possono andare in asciugatrice: un divieto che a lungo andare – come hanno ammesso le partecipanti allo studio – può rappresentare un problema di organizzazione.

Gli slip, invece, sono stati promossi sulla “fiducia”: la sensazione di non doversi preoccupare di eventuali perdite è certamente un valore aggiunto per questa biancheria che finisce per “adattarsi meglio allo stile di vita delle donne”. Sono certamente convenienti perché nn è più necessario acquistare ogni mese scorte di assorbenti e tamponi ma non economici: 46 dollari (negli Usa) e 24 euro (in Italia) sono una spesa ritenuta eccessiva.

Poi c’è il nodo della pulizia: le partecipati allo studio statunitense hanno dichiarato che questi slip non sono semplici da pulire, oltre al fatto che può essere fastidioso maneggiare uno slip intriso di sangue. Per igiene andrebbero lavati da soli, senza mischiarli con altri indumenti, e anche questo è un punto a sfavore sull’organizzazione.

Infine, gli esperti di Consumer Reports sottolineano che non si può sottovalutare il pericolo pfas: nel 2020, il Sierra Club ha riferito che Graham Peaslee, PhD, un fisico nucleare presso l’Università di Notre Dame, aveva testato diverse paia di biancheria intima su sua richiesta e aveva trovato tracce di fluoro, un marcatore che indica l’uso di Pfas nella produzione. Questi risultati non costituiscono uno studio completo, ha detto Peaslee a CR: si trattava più di un controllo a campione. Ma meritano preoccupazione, dice Peaslee, dal momento che i Pfas possono essere assorbiti in una certa misura attraverso la pelle. I possibili effetti sulla salute di questo tipo di esposizione non sono chiari.

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Thinx, TomboyX e Knix affermano che i loro prodotti sono conformi all’Oeko-Tex Standard 100, una certificazione indipendente che afferma che i prodotti sono privi di determinate sostanze chimiche nocive. ModiBodi ha detto a CR che i suoi prodotti sono in procinto di essere certificati come Oeko-Tex Standard 100. Tale certificazione, tuttavia, cerca solo una manciata delle migliaia di sostanze chimiche Pfas esistenti.