Pasta, che ne sarà del decreto sull’origine del grano?

PASTA

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Sì! Voglio leggere la pagina informativa della Guida "Quello che l'etichetta dice"

“Solleciteremo il governo a rinnovare l’obbligo di indicare l’origine del grano sulle confezioni di pasta”. A dirlo il deputato Luciano Cillis, esponente M5S in commissione Agricoltura. Il decreto dei ministeri delle Politiche Agricole e dello Sviluppo Economico del luglio 2017 (rinnovato nell’aprile 2020) che ha introdotto l’obbligo dell’indicazione di origine per la pasta è in scadenza il 31 dicembre e ad oggi – come raccontiamo anche nel numero di novembre del Salvagente in edicola venerdì 29 ottobre e dal 28 sul nostro e-shop – la sua proroga non è data ancora per certa.

Il testo – spiega De Cillis – rappresenta una fondamentale tutela e valorizzazione delle produzioni nazionali e uno strumento di trasparenza verso il consumatore. Per questo, solleciteremo il Governo a rinnovare l’obbligo in scadenza a fine anno. La richiesta sarà estesa a riso e confezioni di derivati di pomodoro, sughi e salse, ulteriori eccellenze del made in Italy agroalimentare, che meritano la stessa tutela prevista per latte, formaggi e salumi.

“Il decreto prevede che venga esplicitato il Paese di coltivazione del grano e quello di molitura – aggiunge il deputato M5S -. Quello dell’etichetta trasparente è solo uno degli strumenti necessari per tutelare e rafforzare il comparto del grano duro che soffre di fortissime fluttuazioni di mercato e di una filiera frammentata”.

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“Ci auguriamo sia che diventi presto realtà la mia norma su Granaio Italia, sul monitoraggio delle materie prime, sia che la Commissione Sperimentale Nazionale sulla rivelazione dei prezzi si rafforzi e convinca gli operatori a un maggior dialogo. Infine, con i contratti di filiera, spingiamo a creare quel legame che manca al settore tra i diversi protagonisti affinché si faccia sistema e si riesca a essere sempre più b innovando e creando maggior reddito” conclude De Cillis.