Il potere opaco di Big Food

BIG FOOD LOBBY

Le Big Food bocciate in trasparenza. L’Ong statunitense Feed the Truth sulla base del Fact index – Food and Agriculture Corporate Transparency, l’indice che da 0 a 100 misura la correttezza nel comunicare l’azione di lobbying, le donazioni alla politica e quelle caritatevoli, nonché il finanziamento di ricerche scientifiche, ha valutato le prime dieci aziende agricole e dell’agrobusiness al mondo.

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I risultati – dal peggiore al meno peggio – sono stati catastrofici come mostra l’immagine sotto: Bunge (2/100), Tyson Foods (3/100), Cargill (8/100), JBS (8/100), Nestlé (18/100), ADM ( 20/100), Unilever (20/100), Mars (24/100), PepsiCo(26/100) e Coca-Cola Company (39/100) .

I dati sono stati raccolti sui siti delle aziende monitorate e prima della pubblicazione è stato comunicato ai marchi coinvolti se avessero voluto integrare le informazioni raccolte. L’Indice ha esaminato specificamente quattro categorie di donazioni:

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Elettorale: riguardano i contributi versati dalle aziende alle campagne politiche o ai singoli candidati e quelli alle associazioni di categoria che esercitano pressioni per conto dei marchi. Ad esempio, molte importanti aziende alimentari possono dire pubblicamente che si preoccupano della giustizia razziale, mentre i loro delegati, come la lobby della Camera di Commercio degli Stati Uniti “lavora” contro un salario dignitoso e il For the People Act, in favore della trasparenza per i cittadini. Un esempio: Coca-Cola e il suo principale gruppo commerciale, l’American Beverage Association, finanziano iniziative elettorali nello stato di Washington e dell’Oregon per impedire ai locali di adottare le tasse sulle bibite;

Lobbying: sono finanziamenti ad attività che influenza direttamente o indirettamente le decisioni di funzionari governativi, legislatori o agenzie di regolamentazione. Ad esempio, Cargill, JBS e il più ampio settore agroalimentare hanno speso almeno 2,5 miliardi di dollari solo in lobbying federale degli Stati Uniti dal 2000, dedicando una parte sostanziale di questo budget per contrastare la politica climatica;

Scientifica: in questa voce ci si riferisce alla spesa per la ricerca o le istituzioni che spesso producono studi che aprono la strada a un ambiente normativo favorevole per i prodotti delle aziende. Ad esempio, Cargill, Unilever, Pepsi e Coca-Cola hanno tutti finanziato il gruppo di lobby dell’industria Ilsi, l’International Life Sciences Institute per produrre ricerca per “plasmare” la politica alimentare globale in favore dei loro profitti invcece che della salute pubblica. Tutti i marchi coinvolti hanno ottenuto punteggi particolarmente bassi nel divulgare la loro spesa per la scienza. Pepsi, Unilever, ADM, JBS, Tyson, Bunge e Mars non hanno rivelato nessuna delle loro attività di spesa scientifica;

Caritatevole: include donazioni alle organizzazioni, spesso con l’intenzione di acquistare il favore di potenziali critici e per “imbellettare” i propri marchi. Quando la Coca-Cola è stata considerata il principale inquinatore di plastica al mondo, ad esempio, ha cercato di proteggere il proprio marchio facendo grandi doni alla Nature Conservancy tra le altre cause ambientali.

Il nuovo report di Feed the Truth fornisce raccomandazioni su cosa si può fare per aumentare la trasparenza, tra cui: emanare regole attraverso Sec, l’autorità di controllo della Borsa Usa, che richiedano maggiori divulgazioni sulle donazioni; l’adozione di leggi sul finanziamento delle campagne elettorali ad ogni livello di governo; l’approvazione di una legislazione in linea con la legge “For the People Act” che richiederebbe una maggiore divulgazione dei donatori delle diverse campagne. Allo stesso modo, suggerisce la Ong, gli azionisti possono presentare e votare risoluzioni che richiedono alle società di condurre relazioni annuali sulle donazioni e sulle relazioni politiche.