Ossido di etilene, l’allerta che non finisce più (e ora fa paura l’E410)

OSSIDO DI ETILENE

Un’emergenza senza fine, quella dell’ossido di etilene, il fumigante cancerogeno e genotossico al centro di ritiri dal mercato in tutto il mondo da diversi mesi. Dopo aver sconvolto il mercato dei prodotti da forno, dei dolciumi e di molti altri alimenti contenenti sesamo trovato contaminato e proveniente soprattutto dall’India, le autorità europee pensavano forse di aver risolto il problema. E invece la vicenda, tra ritardi e rincorse alla presenza del pesticida, si è allargata ad altre materie prime e ad altri ingredienti come l’E410, la farina di semi di carrube.

Cos’è l’ossido di etilene e perché viene aggiunto

L’ossido di etilene viene utilizzato per controllare gli insetti come fumigante per spezie, condimenti e prodotti alimentari. In sostanza viene sparso nei silos e nelle stive delle navi per disinfestare. L’uso è però escluso dalle leggi comunitarie.

La sostanza viene anche utilizzata dall’industria delle spezie degli Stati Uniti (e in alcuni casi anche in Europa) con effetto biocida, per prevenire contaminanti microbici come Salmonella ed E. coli, ridurre la carica batterica, lieviti e muffe, coliformi e altri agenti patogeni. Purtroppo l’ossido di etilene è un cancerogeno genotossico dopo un consumo regolare. E per questa ragione non dovrebbero esserci residui in prodotti alimentari in vendita nei mercati europei se non in bassissime dosi.

Il nuovo allarme

“Per i prodotti che contengono l’additivo E410 noto per essere contaminato con ossido di etilene non può essere definito alcun livello di esposizione sicuro per i consumatori e quindi qualsiasi livello a cui i consumatori possono essere esposti presenta un potenziale rischio per i consumatori”, hanno concluso i coordinatori di crisi che rappresentano gli Stati comunitari assieme a quelli di Islanda e Norvegia.

La farina di semi di carrube – nota anche come gomma di carruba – è una gomma vegetale estratta dai semi del carrubo e utilizzata come addensante, stabilizzante e gelificante negli alimenti. Ha applicazioni comuni in gelati, yogurt, formaggi, bevande, salse e condimenti e prodotti da forno.

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L’8 giugno, la Spagna ha emesso una notifica di allerta RASFF relativa alla presenza di ossido di etilene nello stabilizzatore Lygomme FM 4605 dalla Turchia e utilizzato nel gelato prodotto in Spagna. I coordinatori della crisi alimentare e dei mangimi della CE hanno tenuto una serie di tre riunioni – il 29 giugno, il 30 giugno e il 13 luglio, fa sapere il portale specializzato Foodnavigator – per “migliorare il coordinamento tra gli Stati membri”.

E hanno deciso che non esiste limite tollerabile e dunque qualunque presenza deve portare al ritiro delle partite contaminate.

La mossa è stata accolta con favore dall’organizzazione dei consumatori Foodwatch, che ha affermato che “dopo settimane di discussioni” la Commissione ha “finalmente messo ordine nei suoi ranghi” e ha fornito una “forte risposta politica”.

Tuttavia, ha osservato Foodwatch, la contaminazione da ossido di etilene rimane un continuo motivo di preoccupazione, con potenziali problemi di contaminazione tra altri ingredienti.

Una allerta che dura da mesi

Già a metà novembre 2020, a due mesi e mezzo dalle prime segnalazioni, l’Europa aveva deciso misure drastiche, rafforzando i controlli sui semi di sesamo provenienti dall’India. Era stato appurato che l’ossido di etilene è stato utilizzato per inibire la crescita della salmonella durante la conservazione dei semi di sesamo. A ricostruire l’origine della contaminazione per diversi lotti di semi di sesamo di cinque produttori indiani è stata l’Autorità olandese per la sicurezza dei prodotti alimentari e di consumo.

La stretta della Ue è una misura che viene adottata raramente ma è stata resa inevitabile proprio dal numero di notifiche di prodotti contaminati, oltre 50 al momento dell’intervento della Commissione, secondo cui la contaminazione costituisce un grave rischio per la salute umana.  Con le nuove misure, i prodotti dovevano essere accompagnati alle frontiere europee da un certificato ufficiale che attesta i risultati di campionamento e analisi sui residui di pesticidi in conformità con la legislazione della Ue.

La frequenza dei controlli fisici e di identità, però, era relativa alla sola materia prima trovata contaminata: i semi di sesamo provenienti dall’India. Eppure, nonostante ciò, in molti pensavano si trattasse della classica chiusura del recinto a buoi già scappati, come del resto lasciava già intuire il fatto che le autorità olandesi, sempre a metà novembre, avevano segnalato di aver individuato residui di ossido di etilene non solo sul sesamo, ma anche su partite di semi di cumino e timo essiccato, provenienti dalla Turchia, e di pepe nero dalla Tanzania, come aveva denunciato Roberto Pinton, esperto di esperto di politiche e legislazione alimentare. Una scoperta che faceva presagire altre ondate di richiami, cosa puntualmente arrivata.