Giochi sporchi sulle mascherine: smascheriamo i bluff

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Appena un anno fa sarebbe stato difficile prevedere come un oggetto distante dalla vita della quasi totalità degli italiani sarebbe diventato un compagno fedele di qualsiasi sortita fuori casa: eppure oggi immaginarsi senza mascherina è quasi impossibile. Ogni giorno nel nostro paese vengono utilizzati decine di milioni di dispositivi di protezione individuali e, nonostante il fastidio che possono provocare, tutti sono consapevoli di come indossarli faccia la differenza tra ammalarsi di Covid-19 rischiando la vita, e avere più probabilità di non contagiarsi. Ma questo è vero a patto che le mascherine siano effettivamente efficaci come previsto dalla legge per fermare l’aerosol e le gocce più grandi che se inalate rischiano di propagare il virus.

Troppi bluff sulle mascherine

Invece si susseguono notizie su inchieste e sequestri di mascherine contraffatte. In alcuni casi, si tratta addirittura di dispositivi del tutto in regola con la documentazione, certificati, che poi in laboratorio si rivelano al di sotto di quanto richiesto dalla legge. È successo con le popolari U-Mask, ritirate dal commercio e con alcuni lotti delle Fca distribuite nelle scuole.

Ed è quanto è risuccesso ancora due giorni fa quando la Guardia di finanza di Gorizia ha sequestrato 60 milioni di mascherine risultate del tutto carenti dei requisiti necessari per essere considerati “Dispositivi di Protezione”. Le analisi di laboratorio avevano evidenziato, infatti, che il coefficiente di penetrazione di questi dispositivi è decisamente superiore agli standard previsti. In alcuni casi, infatti, la capacità filtrante è risultata essere addirittura 10 volte inferiore rispetto a quanto dichiarato, con conseguenti rischi per il personale sanitario che le aveva utilizzate nella falsa convinzione che potessero garantire un’adeguata protezione.

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Un terno al lotto

Secondo Daniele Barbone, direttore e fondatore di Bpsec, laboratorio che ha trovato diversi lotti di mascherine fuori norma, “Oggi l’unico tema è la costanza di qualità dei materiali usati che dipende in buona sostanza dai controlli dei fabbricanti sui materiali approvvigionati”. Barbone offre al Salvagente un quadro delle irregolarità trovate che fa accapponare la pelle: “Dall’inizio della pandemia a oggi Bpsec ha eseguito oltre 1.000 test sulle mascherine, per conto di aziende private, pubbliche amministrazioni e autorità giudiziarie”. Il 10% delle mascherine analizzate non è risultato conforme rispetto alla norma di riferimento. Nel 35% dei casi si è trattato di non conformità relative alla capacità di filtrazione, il 54% delle volte la non conformità riguardava la respirabilità e nel restante 11% dei casi il bioburden (la carica microbica) era eccessiva in prodotti che dovrebbero essere sterili.
Nell’inchiesta di copertina del numero in edicola proviamo a fare chiarezza sui diversi dispositivi di protezione individuale e, grazie all’aiuto degli esperti, offrire al lettore una panoramica di quanto può osservare direttamente, anche senza bisogno di ricorrere a un laboratorio, per evitare di acquistare mascherine inefficaci, o a riconoscere quelle contraffatte.

Chirurgica o Ffp?

Le mascherine chirurgiche, a causa anche della minore aderenza al viso, nascono più per proteggere l’altro che se stessi. Tuttavia, in ambienti in cui tutti le indossano, sono ritenute efficaci anche per quest’ultimo scopo. Le Ffp2 e Ffp3, invece, per ergonomia e capacità filtrante di particelle fini, vanno sempre indossate in ambienti chiusi in presenza di contagiati o probabili tali.

MASCHERINE

Le mascherine chirurgiche, secondo la norma Uni En 14683, oltre a quelle di tipo I prevedono altre due classi: quelle di tipo II e di tipo IIR. Queste sigle, che sono sempre indicate in etichetta (almeno sulle confezioni multiple) garantiscono nel primo caso una filtrazione batterica in uscita leggermente superiore (98%). Nelle IIR, oltre al 98% di filtrazione verso l’esterno, è garantita una resistenza meccanica agli spruzzi.

Le mascherine facciali filtranti Ffp oltre alle categorie inserite nel grafico, prevedono anche quella delle Ffp1 che si fermano a un’efficienza filtrante dell’80%, considerata insufficiente come protezione nei confronti del virus Covid-19.
Mentre le Ffp2 sono obbligatorie per operatori sanitari che assistono individui infetti o potenzialmente infetti, le Ffp3 devono essere utilizzate da chi assiste individui infetti o potenzialmente infetti, in particolare durante manovre che producono aerosol.

Le mascherine comunitarie non avendo un minimo di filtrazione garantito, non sono ritenute una difesa efficace contro il Covid.