143 milioni di contributi pubblici in cambio di false rinnovabili. La procura di Pavia scopre maxi truffa nel centro-nord Italia

biomasse centrale rinnovabili

Undici misure cautelari, beni per oltre 140 milioni sequestrati e oltre 50 perquisizioni in diverse Regioni del Centro-Nord. È il risultato di una maxi-operazione della Guardia di Finanza, dei Carabinieri forestali e del Comando provinciale di Pavia nell’ambito di una maxi truffa nel settore delle energie rinnovabili. L’operazione nasce dall’inchiesta della procura di Pavia, coordinata dal procuratore aggiunto Mario Venditti e dal sostituto Paolo Mazza. Secondo il Sole 24 ore, ai domiciliari è finito anche Pietro Franco Tali, ex amministratore delegato di Saipem, che aveva quote della Biolevano, l’azienda la centro dell’indagine.

Tutto nasce con il protocollo di Kyoto

La procura di Pavia spiega: “Tutto nasce quando, nel 2011, per aderire al protocollo di Kyoto sui cambiamenti climatici e per rispettare gli impegni assunti dall’Italia a livello internazionale per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, sono stati introdotti specifici incentivi economici per l’uso di energia da fonti rinnovabili, tra cui, le biomasse”. La legge subordina l’incentivo all’utilizzo di legname proveniente da un razionale e corretto sfruttamento dei boschi, con il fine di preservarli, imponendo rigide regole sulla provenienza e sulla tracciabilità delle biomasse bruciate.

Le finte biomasse locali

Secondo gli inquirenti, invece. i vertici dell’azienda Biolevano, situata vicino Milano “erano proiettati ad accaparrarsi fraudolentamente gli ingenti incentivi statali”.  Per ogni milione di euro di energia venduta, la Biolevano percepica dal Gestore dei servizi elettrici (Gse) oltre 3 milioni di euro di contribuiti, il massimo possibile. Questo contributo, spiega la procura, era possibile solo perché nel 2012 l’azienda si era impegnata col ministero delle Politiche agricole e forestali a utilizzare esclusivamente legname tracciato, certificato e proveniente da zone limitrofe all’impianto (massimo 70 km di distanza).

come aggiravano i controlli

“Ma era un impegno solo sulla carta – spiega la procura – poiché attraverso una fitta rete di complici, i vertici di Biolevano acquistavano qualunque tipo di legname ovunque reperibile (e a volte anche all’estero) purché al minor prezzo possibile”. Così si assicurava una materia prima a un prezzo dal 30 al 50% in meno dei competitors, falsificando le carte, come i documenti di trasporto e le fatture. Inoltre, alcuni dei fornitori non erano abilitati a certificare il prodotto. Diversi carichi arrivavano dalla Svizzera, e uno dei trucchi utilizzati dagli autotrasportatori era viaggiare con due documenti di trasporto, di cui uno in regola, da distruggere a operazione completata.

I sequestri

Secondo la stima degli inquirenti, l’ammontare dei contributi ottenuti illecitamente ammonta a 143 milioni. Le perquisizioni sono avvenute in Trentino -Alto Adige, Lombardia, Piemonte, Liguria, Emilia Romagna, Sardegna, Lazio. Tra i beni sequestrati 69 rapporti bancari, 22 quote societarie, 147 veicoli, immobili e terreni per 12 milioni di euro, tra cui due ville, e l’intera centrale elettrica (per un valore di 70 milioni).

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