Cartoni della pizza (e non solo): le analisi che confermano la contaminazione da ftalati

CARTONI_PIZZA_FTALATI

La ChemSec, l’Agenzia svedese per le sostanze chimiche ha testato 61 materiali di imballaggio a base di carta e cartone per alimenti (pizza, hamburger, corn flakes, patatine, biscottii e snack vari) svelando la presenza elevata di DEHP, uno ftalato considerato interferente endocrino, capace cioè di alterare il sistema ormonale specie nei più piccoli. Dei 61 materiali di imballaggio testati, 49 – più dell’80% – conteneva il DEHP, accusato di danneggiare la salute riproduttiva umana.

Anche se il DEHP è stata la sostanza chimica trovata più frequentemente e nelle concentrazioni più elevate, non era l’unica. DBP, un altro ftalato, e il famigerato bisfenolo A (BPA) sono le altre sostanze rilevate più frequentemente, anche se in concentrazioni più basse del DEHP.

La fonte della contaminazione

Le analisi svedesi confermano i risultati che – un po’ tardivamente – diverse autorità sanitarie europee stanno ottenendo nelle prove di migrazione – dal packaging all’alimento – sui Moca, i materiali a contatto con gli alimenti. La Ue, recentemente, prendendo spunto anche dal caso dei cartoni della pizza contaminati da bisfenolo sollevato dalle analisi del Salvagente, ha annunciato la revisione della legislazione sui Moca e l’intenzione di vietare sostanze come il BpA, il bisfenolo A, l’interferente endocrino che le analisi del Salvagente, pubblicate nel marzo del 2019, trovarono nei cartoni della pizza.

Ora i dati pubblicati dall’Agenzia svedese mettono l’accento sugli ftalati, sostanze plastificanti usate per rendere più “morbida” la plastica, e che probabilmente finiscono nella carta perché viene usata anche quella da riciclo e non completamente vergine. Il DEHP è presente nell’elenco delle autorizzazioni dell’Ue, insieme ad altri  prodotti chimici industriali pericolosi. Le aziende che vogliono utilizzare il DEHP devono richiedere un permesso speciale, che viene concesso solo a condizioni molto limitate. Il suo utilizzo ad esempio in prodotti come giocattoli e articoli per l’infanzia è completamente vietato e non viene concesso alcun permesso. Tuttavia, e qui sta il paradosso, la sua presenza è consentita in tutti gli altri tipi di prodotti, compresi i materiali per l’imballaggio alimentare.

“La migrazione alimentare è motivo di forte preoccupazione”

La migrazione di sostanze chimiche negli alimenti è più elevata a contatto con cibi grassi e/o acidi anche il calore fa la sua parte nel favorire il passaggio dal contenitore al contenuto di sostanze come ftalati e bisfenoli. “Non vogliamo creare panico per i rischi per la salute umana legati al consumo di cibi confezionati con questo tipo di materiali, ma è chiaramente motivo di preoccupazione“, afferma il dottor Jonatan Kleimark della ChemSec e continua: “Ovviamente, il DEHP e altri prodotti chimici simili non dovrebbero essere vicini ai nostri alimenti. E anche se gli effetti che le sostanze chimiche tossiche nei materiali di imballaggio hanno sugli alimenti necessitano di una maggiore comprensione scientifica, molti di questi materiali sono proprio il tipo di oggetti che vogliamo riciclare e ricavare nuovi materiali. Ciò significa che stiamo riciclando anche le sostanze chimiche tossiche“.

Non conosci il Salvagente? Scarica GRATIS il numero con l'inchiesta sull'olio extravergine cliccando sul pulsante qui in basso e scopri cosa significa avere accesso a un’informazione davvero libera e indipendente

Sì! Voglio scaricare gratis il numero di giugno 2023