Multati per violazione della prossimità da casa: quando e come conviene fare ricorso

In queste settimane di quarantena in tutta Italia sono state fatte decine di migliaia di multe ai danni di cittadini che hanno violato le restrizioni stabilite dal governo per l’emergenza coronavirus. Ma a fronte di una grande maggioranza di sanzioni comminate giustamente di fronte a comportamenti irresponsabili, sono diverse le proteste pervenute al Salvagente da parte di cittadini che ritengono di essere stati vittima di un’ingiustizia e ci chiedono se sia possibile fare ricorso. Alcune di queste storie le abbiamo raccontante, ma fondamentalmente la lamentela più diffusa riguarda l’indeterminatezza di alcune disposizioni che induce il cittadino a non aver chiaro quando comincia l’irregolarità e l’agente a dover decidere con troppo arbitrio. Su tutte, la distanza massima dalla propria residenza entro cui è permesso muoversi per fare attività motoria o portare il cane a fare i propri bisogni. I decreti del presidente del Consiglio fanno riferimento a una generica “prossimità della propria abitazione”, ma – a parte il Veneto che aveva precisato “200 metri” – nel resto d’Italia è rimasta una nozione molto vaga. 300 metri valgono una multa? E 500? Un chilometro?

Posso fare ricorso per la prossimità?

Valentina Greco, legale dell’Unione nazionale consumatori, risponde al Salvagente: “Innanzi specifichiamo che per le infrazioni relative alle restrizioni per il coronavirus di questo tipo, contrariamente al solito, il ricorso si può fare solo presso il Prefetto, e non anche al giudice di Pace. Detto ciò, io sarei molto cauto a fare ricorso se si è più lontani da casa di due o trecento metri. Proprio perché non esiste una distanza precisa, accogliere o respingere il ricorso è a discrezione del Prefetto, e 700-800 metri, per esempio, difficilmente possono essere considerati prossimità di casa. Soprattutto sottolineo una cosa. Qualora il prefetto respingesse la richiesta, il cittadino sarebbe tenuto a pagare il doppio della sanzione”. E considerando che per multe del genere la cifra piena è di 400 euro, si rischia di dover sborsare 800 euro, invece dei 280 previsti se si paga entro 30 giorni dalla notifica.

“E se mi sono seduta un attimo e mi hanno multata?”

Un’altro caso segnalatoci è quello che fa riferimento all’occasione in cui, essendo in prossimità di casa a svolgere un’attività consentita, come per esempio portare i cani a fare i bisogni, ci si segga per qualche minuti su una panchina isolata. In questo caso, di fronte a una multa, si può fare ricorso? “Certamente – spiega Valentina Greco – qui siamo davanti a un possibile abuso, e il ricorso in questo caso mi sembra giustificato. Nei decreti non c’è scritto che un cittadino non si può sedere, nell’ambito dell’attività lecita che sta svolgendo”. Anche qui, però, bisogna valutare bene se il gioco vale la candela dal punto di vista economico. La legale di Unc aggiunge: “Ci tengo a dire una cosa, in queste settimane sono state tante le lettere ricevute da cittadini arrabbiati per il comportamento aggressivo, persino derisorio, degli agenti durante i controlli. Questo non va bene”.

Tempistiche e modalità del ricorso

In ogni caso, per chi volesse fare ricorso, ecco le tempistiche consentite: normalmente si hanno 30 giorni di tempo per scrivere al Prefetto, ma visto il lockdown questa scadenza è sospesa. Per quanto riguarda il tempo entro cui la richiesta deve essere accolta o respinta, sono 180 giorni se ci si rivolge direttamente al Prefetto e 210 se il ricorso viene inviato al comando da cui proviene il verbale”. Di fronte al respingimento del ricorso, ci si può rivolgere in seconda battuta al Giudice di Pace.