Caro Salvagente nell’ultima bolletta Tim mi ha chiesto la modica cifra di 516.36 euro, addebitandomi dei contributi assurdi: recesso promo valore per 100 euro, cessazione anticipata linea 100 euro,addebito rate router 170,80 euro.
Le prime due voci sono da pagare nel caso il contratto venga disdetto prima dei due anni ma io sono cliente Tim dal 31/08/2016. La mia colpa? Aver richiesto il 2/08/2017 il trasloco della linea per mantenere lo stesso numero e la stessa promozione, sulla fibra.
È stata necessaria (cosa che ho scoperto dopo la richiesta di trasloco) una conversione in Adsl prima di passare in fibra con la vecchia offerta e così facendo mi hanno fatto partire un nuovo contratto con il conteggio dei contributi per le spese di un nuovo modem ignorando il fatto che sono loro cliente e che ho iniziato a pagare le spese del modem dal 2016.
Tramite Pec ho chiesto la correzione della fattura e che vengano eliminate le voci del fantomatico “recesso” e che le spese del modem vengano ricalcolate considerato l’intero arco di tempo che sono stato loro cliente.
Non c’è stato nulla da fare, mi è stato detto che devo pagare perché quando ho richiesto il trasloco è stata istallata la linea ADSL e poi la fibra quindi il contratto è ripartito da capo.
Secondo voi è corretto?
Roberto Pellei
Caro Roberto, ancora una volta per dipanare una questione tanto complessa come la sua ci siamo rivolti a una vera esperta: Valentina Masciari, responsabile utenze di Konsumer Italia.
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Questa è una prassi frequente per i gestori telefonici. Concretamente, è vero che in caso di tecnologia fibra, Tim procede attivando prima una linea Adsl e poi la linea in tecnologia fibra, ma questa è una necessità tecnica del gestore le cui conseguenze non possono ricadere sul cliente.
Ritengo quindi che non doveva essere emessa la fattura con l’addebito dei costi di cessazione per la linea Adsl, diciamo transitoria, perché è stata un’esigenza di Tim di cui il cliente, fra l’altro, nulla sapeva: non ha richiesto lui quella linea e non l’ha cessata lui.
Anche se poi i sistemi comunque procedono con le fatturazioni, è consequenziale per il gestore, dover agire per stornare questi costi e quindi portarli a compensazione con note di credito corrispondenti a tali importi.
Si tratta della solita e poco applicata regola della buona gestione del cliente che sembra essere lontana dalle azioni dei gestori che hanno dimenticato da tempo tale logica, soppiantata esclusivamente da quella, condivisibile ma non esclusiva, dei numeri.
È necessario quindi, contestare formalmente la fattura con l’addebito di questi costi chiedendone lo storno per i motivi sopra esposti, passaggio che sospende la riscossione della fattura stessa, e se non si ricevesse risposta, cosa tutt’altro che infrequente, procedere avviando una conciliazione paritetica, sperando di abbreviare così i tempi di risoluzione.