Glifosato, bastano gli studi della Monsanto per dare il via libero in Europa

\Non c’è nulla di irregolare nel fatto che l’Unione europea autorizza nuovi pesticidi basandosi solo sulle analisi sulla sicurezza ambientale e sanitaria presentati dallo stesso produttore. Lo ha stabilito la Corte di giustizia Ue con una sentenza che risponde a una causa sollevata dal Tribunale penale di Foix, in Francia, in cui sono coinvolti diversi attivisti attivisti ambientalisti. Tutto è partito dall’azione di protesta del gruppo “Faucheurs volontaires anti ogm ariègeois” (mietitori volontari anti ogm dell’Ariège), che avevano danneggiato dei bidoni di diserbante contenente Roundup, erbicida cancerogeno al glifosato della Monsanto, in alcuni negozi di Pamiers. Gli attivisti si erano dunque rivolti alla Corte Ue in modo che questa verificasse la validità della normativa europea.

Cosa è stato valutato

I giudici del Lussemburgo hanno decretato che il regolamento europeo per l’immissione sul mercato di prodotti fitosanitari è valido e non sussiste alcun elemento in grado d’inficiare tale validità. Gli aspetti presi in considerazione sono stati vari: valutazione dei rischi derivanti dall’uso dei prodotti fitosanitari, compresa la valutazione del cosiddetto “effetto cocktail” derivante dalla sommatoria di diverse sostanze; la procedura che prevede test e studi forniti dal richiedente di un’autorizzazione per l’immissione sul mercato; la verifica di tali elementi da parte delle autorità competenti e l’accesso pubblico ai documenti. E nonostante la decisione della Corte Ue, è difficile essere d’accordo con una normativa che quando si tratta di dare l’ok a sostanze potenzialmente dannose per la salute, si limita a chiedere e controllare i documenti prodotti dall’azienda.