Cocktail con ghiaccio contaminato in un locale su quattro

La notizia potrebbe far andare di traverso il cocktail a qualcuno: un locale pubblico su quattro è a rischio contaminazione del ghiaccio usato per le bevande. A lanciare l’allarme è l’Istituto nazionale per il ghiaccio alimentare (Inga), l’associazione che raccoglie le più importanti aziende nazionali produttrici di ghiaccio alimentare. Le ragioni sono “scarsa igiene, mancanza di sanificazione dei macchinari, manipolazione impropria. Un operatore su quattro non lo produce correttamente. Si tratta di un problema su cui, con l’arrivo dell’estate, diventa sempre più urgente intervenire, per prevenire ogni possibile ricaduta negativa sulla salute, soprattutto quella dei soggetti più deboli, come bambini e anziani”.

La ricerca in Sicilia

Da una ricerca condotta dall’Associazione, in collaborazione con l’assessorato alla Salute della Regione Sicilia e le Asp della Regione, è infatti emerso “che circa 1 locale su 4 produce e utilizza ghiaccio non conforme alle normative, risultando contaminato per una mancanza di attenzione igienica nella fase della produzione, della conservazione e della manipolazione”.  Una nota dell’Inga aggiunge: “A partire dalla Sicilia, territorio tradizionalmente legato alla produzione di ghiaccio, che al momento è l’unica regione ad essersi occupata della questione, elaborando un piano regionale estremamente utile per intervenire sulla problematica, più diffusa di quanto si pensi”.

Ancora molta strada da fare

Per supportare al meglio gli esercenti che autoproducono ghiaccio, Inga ha attivato una stretta collaborazione con la Federazione Italiana Pubblici Esercizi (Fipe) – una collaborazione di fondamentale importanza per assicurare la salubrità e l’igiene del ghiaccio alimentare. “Sebbene la situazione sia migliorata rispetto al passato, c’è ancora molta strada da fare. Un operatore su quattro non produce correttamente il ghiaccio alimentare – ha affermato Carlo Stucchi, presidente Inga – Il passo fondamentale è prevenire situazioni ad alto rischio di contaminazione attraverso un’educazione consapevole alla produzione e all’utilizzo del ghiaccio, che tuttora stenta ad essere considerato un alimento”.

Il Decalogo di Inga

Inga ha ideato un decalogo delle regole per fare il ghiaccio in casa senza rischi: dalla corretta pulizia del freezer e delle vaschette per il ghiaccio, alle temperature e ai tempi di conservazione, fino alla manipolazione dei cubetti. Per ovviare al rischio contaminazione, tanto a casa quanto nei locali, il consiglio è quello di affidarsi ad aziende certificate che producono ghiaccio alimentare confezionato: la strada giusta per tutelare al meglio il mercato, ma soprattutto la salute del consumatore.