Rapporto Ecomafie, 45mila infrazioni nell’agroalimentare, tra frodi, falsi e riciclaggio

macelli

I numero del Rapporto Ecomafie 2019 (Edizioni Ambiente) curato da Legambiente sono impressionanti come anche negli anni passatiIl business dei reati legati all’ambiente cresce e raggiunge quota 16,6 miliardi di euro. Ma quello che colpisce, al di là dei dati è l’impennarsi di alcuni tipi di reati, tra cui quelli del settore agroalimentare: Falsificazione, frode, macellazione clandestina, truffe sui fondi pubblici. Questi sono solo alcuni dei reati che ogni giorno le forze dell’ordine e la magistratura italiana si trovano a contrastare. Se in generale, la Campania in testa alla classifica regionale per numero di reati ambientali, Napoli, Roma e Bari sono le province con il più alto numero di illeciti. I settori preferiti dalla criminalitè sono il ciclo illegale del cemento e dei rifiuti, la filiera agroalimentare e racket degli animali.

La filiera agroalimentare sotto attacco

“Nel 2018 sono state 44.795 le infrazioni contestate nel campo della tutela del Made in Italy agroalimentare. Quasi 123 al giorno. Una enormità” scrive il rapporto. Il fatturato incassato illegalmente sfiora la soglia di 1,4 miliardi, con un aumento del 35,6% rispetto all’anno precedente. Il record con oltre 11.500 infrazioni si è registrato nel settore della commercializzazione dei prodotti ittici (pesce in genere, crostacei, novellame,
molluschi, datteri freschi, refrigerati e congelati), numeri alti pure nel settore
della ristorazione (6.188), mentre si confermano ad alto rischio il comparto
vitivinicolo e alcolici (comprensivi di vini a Docg, Doc, e Igt), quello delle farine, pane e pasta, delle carni e prodotti a base di carne, degli alimenti dietetici e del sistema di etichettatura. Nel caso delle frodi con cui si ottengono sovvenzioni non dovute, uno dei casi più recenti risale allo scorso maggio, grazie al lavoro della Guardia
di finanza di Policoro che ha scoperto una truffa realizzata da una ditta individuale
attiva nel settore delle coltivazioni agricole e allevamento bestiame, la
quale è riuscita, indebitamente, a ottenere dalla Regione Basilicata un contributo
di circa 120mila euro rientrante nei regimi di sostegno diretti agli agricoltori
per la manutenzione e il ripristino di piste forestali, previsti dalla Politica
agricola comune.

L’olio “extravergine” fatto con olio di soia

Oppure, caso trattato in un’inchiesta pubblicata sul numero di luglio del Salvagente, riguarda il falso olio extra vergine d’oliva made in Italy, rivenuto sempre a maggio, a Cerignola, in provincia di Foggia, riconosciuta come base operativa di un grosso traffico di olio di soia spacciato per extra vergine. L’indagine è stata battezzata con il nome “Oro giallo” e ha visto i carabinieri dei Nas eseguire 24 arresti ed effettuare numerosi sequestri.  Per la sofisticazione venivano utilizzati additivi alimentari, clorofilla
e betacarotene, che l’organizzazione avrebbe acquistato da una ditta della
provincia di Milano, avvalendosi di prestanome. La vendita finale del prodotto
sarebbe avvenuta soprattutto nelle regioni del Nord Italia (Piemonte,
Lombardia ed Emilia Romagna), nel Lazio, in Puglia e in Germania. Anche
presso ristoranti rinomati. “Gli autotreni carichi di questo pessimo olio
ogni due settimane partivano persino verso la Germania con un carico di
23.000 litri a viaggio. Qui il prodotto finiva presso aziende specializzate in
logistica e, da qui, distribuito a ristoranti, punti vendita della grande distribuzione
o persino con il sistema del porta a porta” spiega il rapporto.

La carne tra macellazione e soldi sporchi

Il settore della carne, invece, è un affare redditizio soprattutto la criminalità siciliana. Una recente indagine della Guardia di finanza ha portato a sequestrare a un sorvegliato speciale di Misilmeri (Pa) beni per un valore complessivo stimato in 21 milioni
di euro. Dalle investigazioni è emerso che lo stesso, tramite un paio di
prestanome, era in possesso di due aziende leader nel commercio all’ingrosso
della carne, nelle quali periodicamente iniettava capitali illeciti frutto di altri
traffici. Questa vicenda è un esempio di come antico e moderno convivano
nella criminalità organizzata. Sempre in Sicilia, i carabinieri di Catania e la
polizia stradale di Palermo hanno sequestrato un macello catanese dove stavano
macellando centinaia di ovini di provenienza sconosciuta.

Ancora troppi sacchetti di plastica illegali

Altro fronte, è quello degli shopper illegali. Nell’ultimo anno e mezzo (2018 e primi cinque mesi del 2019), l’Agenzia delle dogane dei monopoli, in collaborazione con Guardia di finanza e Carabinieri, ha lavorato con campagne mirate per fermare i flussi illegali. Il risultato complessivo è stato: 6,4 milioni di borse di plastica illegali sequestrate al porto di La Spezia; 15 tonnellate di borse di plastica illegali sequestrate al porto di Palermo; 18 tonnellate di borse di plastica illegali sequestrate al porto di Trieste, solo per citare qualche numero.

Non conosci il Salvagente? Scarica GRATIS il numero con l'inchiesta sull'olio extravergine cliccando sul pulsante qui in basso e scopri cosa significa avere accesso a un’informazione davvero libera e indipendente

Sì! Voglio scaricare gratis il numero di giugno 2023

Ciafani: Il governo ignora la questione ambientale

“Con questa edizione del rapporto Ecomafia e le sue storie di illegalità ambientale – ha dichiarato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – vogliamo dare il nostro contributo, fondato come sempre sui numeri e una rigorosa analisi della realtà, per riequilibrare il dibattito politico nazionale troppo orientato sulla presunta emergenza migranti e far sì che in cima all’agenda politica del nostro Paese torni ad esserci anche il tema della lotta all’ecomafie e alle illegalità. Un tema sul quale in questi mesi il Governo ha risposto facendo l’esatto contrario, approvando il condono edilizio per la ricostruzione post terremoto sull’isola di Ischia e nelle zone del cratere del Centro Italia, e il decreto Sblocca cantieri con cui ha allargato le maglie dei controlli necessari per contrastare infiltrazioni criminali e fenomeni di corruzione”. Inanto, la Legge 68/2015 sugli ecoreati continua ad avere un ruolo chiave, sia sul fronte repressivo sia su quello della prevenzione. Nel 2018 la legge è stata applicata dalle forze dell’ordine per 1.108 volte, più di tre al giorno, con una crescita pari a +129%. Come gli altri anni, la fattispecie dell’inquinamento ambientale è quella più applicata.

Le proposte normative

Tra le principali proposte avanzate da Legambiente, l’associazione chiede che venga semplificato l’iter di abbattimento delle costruzioni abusive avocando la responsabilità delle procedure ai prefetti; che vengano riconosciuti diritti propri anche agli animali inserendo la loro tutela in Costituzione e approvato il disegno di legge sui delitti contro fauna e flora protette inserendo – all’interno del Titolo VI bis del Codice penale – un nuovo articolo che preveda sanzioni veramente efficaci per tutti coloro che si macchiano di tali crimini.