Tracce di glifosato nella pasta di Gragnano Igp: le analisi di GranoSalus

L’associazione GranoSalus ha portato in laboratorio 5 campioni di spaghetti di Gragnano Igp alla ricerca di glifosato. Il risultato? Quattro su 5 contengono tracce del pesticida: solo il marchio che garantisce in etichetta la presenza di grano 100% italiano ne è completamente privo. Un caso? Secondo l’associazione no e azzarda: “negli altri casi la materia prima non è italiana”. (continua dopo la tabella)

La prima marca di spaghetti Igp Gragnano che contiene glifosato è la Tre Mulini distribuita dal Gruppo Eurospin (0.093 mg/kg); la seconda marca, riconducibile a Oscar Farinetti, patron di Eataly, che contiene pure glifosato è la Rigorosa (0.075 mg/kg) prodotta dal Pastificio Lucio Garofalo Spa in nome e per conto del Premiato Pastificio Afeltra Srl (controllato da Eataly); la terza marca – anche in questo caso con presenza di glifosato – è quella del Pastificio G. Di Martino (0.052 mg/kg) uno dei membri del Consorzio di Gragnano;  la quarta marca, riconducibile ancora a Farinetti, è Afeltra (0.045 mg/kg) prodotta dal Premiato Pastificio Afeltra Srl (controllato da Eataly) con marchio IGP, anche questa contenente glifosato.

La quinta marca, riconducibile a Farinetti, è Afeltra – 100% Grano Italiano sempre di proprietà del Premiato Pastificio Afeltra Srl (controllato da Eataly): ed è l’unica confezione di spaghetti con marchio IGP Gragnano senza glifosato.

L’associazione: non è grano italiano

Il risultato delle analisi – di cui si sa solo che sono state condotte da un laboratorio accreditato – permette all’associazione una conclusione, ovvero che il grano utilizzato non è italiano. Da sempre, infatti, GranoSalus è convinto sostenitore del fatto che la materia prima italiana non è mai contaminata da glifosato in quanto le condizioni atmosferiche del nostro paese (in particolare della Puglia dove si concentrano le maggiori coltivazioni di grano) rende antieconomico l’uso del pesticida di cui invece si fa largo uso in Canada e Stati Uniti (da dove proviene la maggior parte del grano importato). Se questa conclusione fosse vera (non è in questa sede che possiamo chiarirlo) si tratta di un “inganno” per i consumatori convinti di acquistare un prodotto italiano come lascia intendere l’indicazione geografica protetta.

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Cosa tutela il Consorzio

In realtà il Consorzio tutela ben altro. Da una attenta lettura del disciplinare, si evince una semplice rassicurazione sull’ acqua del territorio (provenienza Monti Lattari), si evincono alcune informazioni sulle caratteristiche fisiche e chimiche della pasta, sulle fasi della lavorazione (trafilatura in bronzo), sulla zona di produzione e confezionamento. E’ sufficiente tutto questo a garantire l’antica genuinità? Oltre all’ acqua è importante la semola e nel disciplinare non si evince nulla sull’ origine della semola e, soprattutto, del grano duro da cui viene ricavata. Dunque, se il grano fosse importato non ci sarebbe nulla di illegale ma andrebbe sicuramente dichiarato in etichetta in maniera ben visibile. cosa che accadrà a breve quando sarà obbligatoria l’indicazione dell’origine della materia prima.