Continua la campagna di informazione e sensibilizzazione di Ciwf Italia Onlus contro l’uso massiccio di antibiotici negli allevamenti intensivi italiani. Prassi molto pericolosa per la salute umana perché causa del cosiddetto fenomeno dell’antibiotico-resistenza: il consumo da parte dell’uomo della carne degli animali “imbottiti” di antibiotici rende inefficaci i farmaci antimicrobici. In pratica, l’abuso e l’utilizzo inappropriato degli antibiotici hanno contribuito alla comparsa di batteri resistenti, con conseguenze disastrose dal punto di vista sanitario.
LETTERA APERTA AL MINISTRO DELLA SALUTE
Ora, con una lettera aperta al ministro della Salute Beatrice Lorenzin, la direttrice di Ciwf Italia Onlus, Annamaria Pisapia, rilancia l’allarme, ponendo questioni che attendono una puntuale risposta.
Finora, infatti, le istituzioni sembrano essersi defilate pur essendo a conoscenza della gravità della situazione: i dati dell’ultimo report del ministero della Salute sulla presenza di batteri antibiotico-resistenti negli avicoli, diffuso nel 2014, sono stati definiti dalla Federazione Nazionale degli Ordini Veterinari come “alquanto allarmanti”.
Ma a questo allarme non sembra siano seguite azioni concrete e mirate per contenere il massiccio utilizzo degli antibiotici che si fa negli allevamenti italiani, causa del conseguente grave fenomeno di antibiotico-resistenza, riconosciuto dall’Oms (l’Organizzazione mondiale della sanità) una seria minaccia per la salute pubblica.
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CIWF: “SERVONO PIANI DI RIDUZIONE DEGLI ANTIBIOTICI”
È per questo che, nella lettera indirizzata al ministro, la direttrice di Ciwf fa richieste precise: chiede innanzitutto dati trasparenti e ufficiali sull’uso di antibiotici negli allevamenti e sulle resistenze agli antibiotici (nelle diverse filiere – polli, tacchini, conigli e suini – e che questi dati siano accessibili ai cittadini); chiede, inoltre, l’avvio urgente di un piano di riduzione obbligatorio che vieti in alcune filiere l’uso degli antibiotici di importanza critica per l’uomo, con obiettivi precisi e scadenze temporali.
Premessa delle richieste avanzate dalla Onlus è la denuncia secondo cui finora siano stati avviati solo piani volontari di monitoraggio del fenomeno, per di più voluti dall’industria avicunicula e non resi pubblici dal ministero. Ecco il passaggio della lettera in cui la denuncia è messa nero su bianco:
“Per quello che ci è dato sapere, il Suo Ministero ha attivato in collaborazione con l’industria avicunicola due piani volontari di monitoraggio e riduzione dell’uso degli antibiotici, per conigli e polli. Abbiamo chiesto di poter visionare questi piani al Ministero, ma la nostra richiesta ha avuto risposta negativa e per questo non abbiamo potuto verificarne la potenziale efficacia. Desta in noi grande perplessità il fatto che questi due piani e i relativi dati dei monitoraggi già effettuati non siano pubblici e, vista la gravità dei dati relativi all’antibiotico-resistenza, che i piani siano ancora solo volontari”.
I RISCHI PER LA SALUTE UMANA
Secondo l’Oms, si legge ancora nella lettera aperta, “l’antibiotico-resistenza potrebbe condurre nei prossimi anni ad un’era post-antibiotica nella quale semplici operazioni di chirurgia, infezioni comuni e lievi ferite potranno nuovamente uccidere, mietendo più vittime del cancro”.
Il rischio è dunque altissimo, soprattutto se si considera che in Italia il 71% degli antibiotici venduti è destinato agli animali e ogni anno muoiono fra 5.000 e 7.000 persone a causa dell’antiobiotico-resistenza, con un costo annuo superiore a 100 milioni di euro (dati della Simit, Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali). Nell’Ue le infezioni causate da batteri antimicrobico-resistenti causano circa 25.000 decessi (dati Efsa).
Purtroppo, dopo Spagna e Cipro, l’Italia è il terzo maggiore utilizzatore di antibiotici negli animali da allevamento in Europa, con un consumo pari al triplo della Francia e al quintuplo del Regno Unito.