Spaghetti, grano straniero e pericoli italiani

Quattro marchi di pasta tra i più venduti sul mercato italiano contaminati da pesticidi. E’ quanto hanno rilevato le analisi di laboratorio condotte per il Test – Salvagente. Barilla, Conad Divella, Voiello (in questi ultimi due casi sono stati rilevati contemporaneamente due pesticidi diversi) i marchi bocciati. Si tratta in tutti i casi di concentrazioni ben al di sotto dei limiti massimi previsti dalla normativa europea ma è pur sempre un segnale preoccupante circa la qualità del grano che le aziende utilizzano per confezionare il più amato tra i piatti degli italiani. Eppure, produrre senza utilizzare materie prime contaminate da indesiderate sostanze chimiche è possibile: 11 marchi del nostro campione, infatti, hanno superato la prova seppur non tutte a pieni voti per la presenza di un livello della micotossina deossinivalenolo troppo alto.

 

Le sostanze incriminate

Di che sostanze si tratta? I pesticidi evidenziati dalle nostre analisi sono il piperonil butossido (non un pesticida in senso stretto), la cipermetrina e il pirimifos metile: sostanze di cui si sa ancora poco, sia per quanto riguarda la loro azione in combinazione con altre sostanze tossiche sia per la loro capacità di favorire tumori o altre malattie degenerative a lunga latenza (ossia, legate a piccole esposizioni ma ripetute e prolungate nel tempo). Per dirla in altre parole, se è vero che la contaminazione dei quattro prodotti del nostro campione è minima, è anche vero che il nostro organismo è costantemente a contatto con alimenti che contengono le stesse (o maggiori) quantità di pesticidi, con conseguenze ancora incerte, specie quando sono contenute più molecole contemporaneamente che potrebbero avere un effetto sinergico assieme.

Grano straniero, problemi italiani

Commenta Andrea Di Benedetto, presidente del Consorzio agricoltori mugnai pastai organizzati: “Le paste non promosse a pieni voti contengono pochissimo grano italiano, al massimo in una concentrazione pari al 10%”.

Un calcolo che Di Benedetto fa dopo aver controllato i risultati delle analisi pubblicate sul Test-Salvagente: il presidente si riferisce essenzialmente al tenore di deossinivalenolo troppo alto (superiore a 220 ppb/kg, il limite massimo per la prima infanzia) che le nostre analisi di laboratorio hanno evidenziato in cinque campioni (Carrefour, Italiamo Lidl, Conad, Coop e Delverde): “Il grano del Sud Italia non contiene questa micotossina perché viene raccolto a temperature molto alte – tra i 28 e i 48 gradi – per i cui i raggi solari molto violenti non permettono la profilerazione della tossina”. In altre parole, il sole fa da antimicotico naturale, vien da se’ che laddove non si può beneficiare del sole, il tenore di deossinivalenolo cresce. E la dimostrazione è nel risultato delle nostre analisi.

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Ma quanto è dannosa questa micotossina? Di Benedetto ci spiega: “È il principale responsabile dell’aumento delle intolleranze alle proteine del glutine perché dimìnuisce la funzione di barriera intestinale, causando un aumento del passaggio di batteri attraverso l’intestino”. Un effetto negativo che si aggiunge a quelli che a Test-Salvagente aveva già spiegato il professor Alberto Ritieni nell’intervista su queste micotossine.