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Ad aprile è scaduta la proroga del diritto allo smart working nel settore privato per i genitori di figli minori di 14 anni e per i lavoratori fragili. Per i dipendenti pubblici, il diritto si era invece concluso già il 31 dicembre scorso. Ecco in quali casi si può ancora lavorare da remoto nel pubblico e nel privato.

Tutte le ultime novità in tema di smart working, chi ne ha diritto e quali i sono requisiti per poter continuare a beneficiarne

Il governo ha deciso di cambiare le regole sul lavoro da remoto favorendo un ritorno alla normalità. Ma cosa è cambiato dal 1° aprile, con la fine dello stato emergenziale? Quali sono i diritti e i doveri di chi vuole ricorrere allo smart working? Vediamolo insieme

Salvo proroga della posibilità del lavoro agile per l'emergenza sanitaria, dal 16 ottobre per lo smart working servirà un accordo individuale con il datore di lavoro. Fino al 31 dicembre invece scatta sempre quando il proprio figlio under 14 è in quarantena

Oltre ai tanti pregi dello smartworking, c'è senz'altro un aspetto negativo da valutare: l'aumento delle bollette per la maggiore permanenza in casa. E non solo relativamente alla luce: si dovrà tenere accesa l’aria condizionata per numerose ore, con inevitabili conseguenze sulle bollette, già appesantite dai maggiori consumi dettati dalla permanenza forzata tra le mura domestiche. Ecco le stime e i consigli di Facile.it

A dirlo è una circolare dell'Inps sul congedo parentale previsto dal decreto del 17 marzo. Non si può chiedere il congedo invece se l'altro genitore è disoccupato o titolare di un sostegno al reddito, come ad esempio la Naspi o il reddito di cittadinanza.

Dopo la Francia, anche nel nostro Paese è in dirittura d'arrivo un disegno di legge che da diritto ai lavoratori di sospendere le comunicazioni sugli smartphone professionali fuori dal posto di lavoro.