Ad aprile è scaduta la proroga del diritto allo smart working nel settore privato per i genitori di figli minori di 14 anni e per i lavoratori fragili. Per i dipendenti pubblici, il diritto si era invece concluso già il 31 dicembre scorso. Ecco in quali casi si può ancora lavorare da remoto nel pubblico e nel privato.
Ad aprile è scaduta la proroga del diritto allo smart working nel settore privato per i genitori di figli minori di 14 anni e per i lavoratori fragili. Per i dipendenti pubblici, il diritto si era invece concluso già il 31 dicembre scorso.
Nel privato possibile tramite accordi
Nel privato, lo smart working sarà ancora possibile, ma solo tramite accordo volontario tra datore di lavoro e dipendente. Va detto che in sempre più casi, soprattutto nelle grosse aziende che ottengono così il vantaggio di risparmiare sui costi di energia e sulle spese legati agli spazi per le postazioni dei lavoratori, si fanno avanti accordi collettivi aziendali che stabiliscono quanti, e in alcuni casi quali, giorni del mese possono essere utilizzati per lo smart working, ovviamente a parità di produttività.
Nel pubblico si passa dal diritto del dipendente al dovere del dirigente
Per quanto riguarda la pubblica amministrazione, invece, le possibili eccezioni passano per una direttiva emanata lo scorso 29 dicembre dal ministro della Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, la quale consente comunque al dirigente responsabile, nell’ambito dell’organizzazione di ciascuna amministrazione, di individuare le misure organizzative necessarie, attraverso gli accordi individuali per la “salvaguardia dei soggetti più esposti a situazioni di rischio per la salute” attraverso lo svolgimento della prestazione in modalità agile. Dunque non più un diritto del dipendente a lavorare da casa, ma un dovere del dirigente a trovare una soluzione, non necessariamente lo smart working, per non mettere in condizioni rischiose per la salute, i soggetti fragili.
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