Un altro mattone che scricchiola nell’oramai traballante business della Bayer AG. È il fronte dicamba, il pesticida che avrebbe dovuto sostituire il glifosato e che invece è diventato rapidamente un altro punto critico negli affari del colosso dell’agrochimica. Tanto da far decidere martedì al big dei pesticidi di eliminare un progetto da quasi 1 miliardo di dollari per produrre l’erbicida negli Stati Uniti. Una svolta clamorosa, proprio nel momento in cui una corte a stelle e strisce aveva ordinato il divieto immediato sull’uso di ciascuno del dicamba, scoprendo che l’Epa (l’Agenzia di protezione ambientale) “ha sostanzialmente sottostimato i rischi” di questi erbicidi e “non ha riconosciuto del tutto altri rischi“.
Bayer, come ha rivelato stamattina l’agenzia Reuters, ha detto che la mossa non è correlata alla decisione del tribunale federale. Un decisione, peraltro, a cui si era opposta immediatamente l’Epa, che ha ribadito che gli agricoltori potranno continuare a spruzzare gli erbicidi fino alla fine di luglio.
La società tedesca, in quella che appare una guerra legale tra organizzazioni di cittadini da una parte e multinazionali dei pesticidi e Agenzia ambientale dall’altra, si sta muovendo per mettere da parte le somme necessarie ad affrontare una costosa battaglia legale per combattere le accuse che vengono rivolte da migliaia di utilizzatori malati di tumore al Roundup a base di glifosato. Bayer ovviamente nega questa versione e ha dichiarato di interrompere i lavori sul nuovo impianto di dicamba a Luling, in Louisiana, perché l’eccesso di capacità globale per la produzione della sostanza chimica ha reso l’investimento meno interessante. Ha anche assicurato che continuerà ad acquistare dicamba e produrrà il suo erbicida XtendiMax in un altro stabilimento nello Iowa.
“Lo stop a questo impianto ci consente di preservare il denaro e dare priorità ai nostri investimenti in nuove innovazioni per gli agricoltori”, ha affermato Bayer alla Reuters.
La spada di Damocle della IX Corte di appello
Un gruppo di tre giudici della IX Corte d’Appello del Circuito degli Stati Uniti ha stabilito il 3 giugno che l’Agenzia per la protezione ambientale degli Stati Uniti ha sostanzialmente sottostimato i rischi legati all’uso del dicamba, che viene spruzzato su semi di soia e cotone che Bayer ha progettato geneticamente per resistere alla sostanza chimica.
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L’EPA ha immediatamente reagito, decidendo che gli agricoltori possono utilizzare le forniture esistenti di erbicidi a base di dicamba fino al 31 luglio.
La Monsanto, che Bayer ha acquistato per 63 miliardi di dollari due anni fa, nel 2015 aveva annunciato piani per più di 1 miliardo di dollari nel suo sito di Luling per produrre dicamba.
Perché il dicamba fa paura
Le prime proteste contro l’erbicida exMonsanto sono nate dal gran numero di agricoltori che non coltivano piante geneticamente tolleranti al dicamba, ma che hanno dovuto sopportare danni e perdite di raccolto perché l’erbicida tende a volatilizzarsi e ad andare alla deriva per lunghe distanze dove può uccidere colture, alberi e arbusti non geneticamente modificati per resistere alla sostanza chimica.
Le aziende hanno sostenuto che le loro nuove versioni di dicamba non sono in grado di derive del genere come invece accadeva alle formulazioni precedenti. Assicurazioni che non hanno convinto la Corte federale che ha appurato più di un milione di acri di danni alle colture non Ogm segnalati l’anno scorso in 18 Stati.
Oltre a Bayer, il pesticida è prodotto in grandissime quantità da Basf e DuPont che al momento non sembrano aver alcuna intenzione di ridimensionare i propri impianti.