Un maxi pacco con le imitazioni dei prodotti tipici italiani che i canadesi potrebbero presto vendere legittimamente in tutto il mondo è il simbolo della protesta di oggi, 5 luglio, organizzata da Coldiretti contro il Ceta, il trattato di libero scambio con il Canada che – se ratificato – avrebbe ripercussioni gravissime per il nostro settore alimentare e la salute dei cittadini.
foto Ansa
MIGLIAIA DI PERSONE IN PIAZZA
Formaggi e salumi, imitazioni di eccellenze italiane, che il Ceta potrebbe legittimare. Contro questo scenario, nonché contro il pericolo dell’invasione di grano duro canadese in Italia, si battono – oltre Coldiretti – altre associazioni ambientaliste e di consumatori e organizzazioni sindacali: Cgil, Arci, Adusbef, Movimento Consumatori, Legambiente, Greenpeace, Slow Food International, Federconsumatori, Acli Terra e Fair Watch.
Un fronte compatto che oggi ha portato in piazza Montecitorio migliaia di persone a protestare e chiedere ai rappresentanti delle istituzioni di non firmare il trattato, se non dopo una discussione approfondita in Parlamento.
ILÂ RISCHIOÂ GLIFOSATO
Il rischio, infatti, è alto e duplice: innanzitutto si svende il marchio del Made in Italy che ci contraddistingue nel mondo, dato che il trattato tutelerebbe solo 41 prodotti tipici, escludendone altri 248, tra l’altro con una preferenza per le eccellenze del Nord a scapito di quelle del Sud Italia, di cui il Salvagente ha parlato nei giorni scorsi.
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Ma non solo: è in gioco la salute dei cittadini. Il grano duro canadese, infatti, è accusato di contenere quantità elevate di glifosato, dovute al trattamento che subisce per accelerare la sua maturazione (la tecnica si chiama pre-harvest). Una pratica comunissima, avallata dalle autorità canadesi.