Parlando di Escherichia coli (E. coli) si fa riferimento a un gruppo di batteri in grado di causare infezioni a livello del tratto digerente o alle vie urinarie. Il patogeno responsabile di molte contaminazioni alimentari e della fastidiosissima “diarrea del viaggiatore”
Esiste un tipo di esame di laboratorio, il test di Gram, che permette di distinguere batteri di Gram positivi o negativi a seconda della colorazione che essi assumono dopo essere stati sottoposti ad un particolare procedimento. Tra i batteri Gram negativi è incluso anche l’Escherichia coli (o E.coli), uno di quelli che più spesso è in grado di causare infezioni a livello del tratto digerente o alle vie urinarie.
Conoscere questo tipo di batterio è fondamentale per poter evitare (per quanto possibile) patologie anche piuttosto serie. Qui di seguito, dunque, tutte le informazioni da sapere a riguardo.
Che cos’è l’Escherichia coli
Il suo nome deriva da quello dello scienziato tedesco-austriaco Theodor Escherich, che a fine 800 l’aveva scoperto e analizzato per primo. Se ne distinguono almeno 171 e ognuno di essi vanta una distinta combinazione degli antigeni F, H, K e O.
Attualmente classificato fra gli enterobatteri viene utilizzato dalla comunità scientifica come organismo modello dei batteri, cioè una specie analizzata in modo approfondito per comprenderne più nello specifico i fenomeni biologici.
Non si tratta di una prerogativa degli esseri umani: il microrganismo è infatti presente nel tratto intestinale di gran parte degli animali a sangue caldo, compresi gli uccelli e ovviamente i mammiferi. In questa parte del corpo, il batterio è addetto in modo particolare alla digestione dei cibi e, proprio per questo motivo, quando viene ritrovato nelle riserve idriche è un chiaro segnale di contaminazione da feci (la cui presenza è di norma segnalata anche dalla presenza degli enterococchi).
Non conosci il Salvagente? Scarica GRATIS il numero con l'inchiesta sull'olio extravergine cliccando sul pulsante qui in basso e scopri cosa significa avere accesso a un’informazione davvero libera e indipendente
Mediamente, tramite l’attività fecale, un essere umano espelle quotidianamente dai 10 ai 100 milioni di Unità formanti colonia (o Ufc) per grammo di feci. Il genere di batteri E. coli viene solitamente raggruppato sotto la categoria dei coliformi, di cui fanno parte anche altri batteri anaerobi e aerobi.
A caratterizzare questo tipo di microrganismo in modo specifico è la sua forma a bastoncello. Il batterio cresce inoltre ad una temperatura di circa 44,5° C.
Le caratteristiche biologiche
Il motivo per cui ci si riferisce a esso come enterobatterio è legato al fatto che trova il suo habitat ideale proprio nel tratto enterico degli animali. In questa parte dell’organismo il batterio contribuisce a processare il cibo già digerito e a sintetizzare la preziosa Vitamina K. È interessante, inoltre, il fatto che l’E.coli entri in competizione con altri microorganismi per poter meglio aderire alla mucosa intestinale.
In aggiunta, il suo essere allungato ha portato la comunità scientifica a definirlo asporigeno, ovvero a forma di bacillo. Su tutta la sua superficie sono distribuiti flagelli che gli permettono di muoversi. I filamenti che emergono dalle sue pareti, invece, sono chiamati pili o fimbrie e sono fondamentali per ancorarsi alle cellule dell’organismo ospite, ma anche per comunicare con altri batteri.
Si definisce inoltre aerobio facoltativo, ciò significa che può vivere e crescere sia in assenza sia in presenza di ossigeno e può, altresì, sviluppare delle reazioni di fermentazione a partire dal lattosio, uno zucchero disaccaride. Questa sua ultima caratteristica risulta molto utile agli scienziati che studiano le colture di batteri perché permette loro di differenziarlo da altri tipi di microorganismi incapaci di produrre la stessa reazione con il lattosio, come per esempio la salmonella o la shigella.
Perché e come può essere patogeno
Si è visto che la presenza di tale batterio non causa necessariamente agli esseri umani delle patologie particolari. Tuttavia, esso presenta alcune caratteristiche che vanno analizzate per comprendere il suo funzionamento da un punto di vista patogeno.
In base alla tipologia di E.coli che si prende in considerazione possono presentarsi delle tossine di diversa natura chimica. Alcune di queste sostanze agiscono sulla mucosa intestinale, infiammandola e cagionando così attacchi di diarrea. Altri tipi di tossine come le Shiga-like (o tossine Vero) causano la morte delle cellule enteriche bloccando la sintesi proteica.
Dove si trova il batterio
Come anticipato, si tratta di un microrganismo naturalmente presente all’interno del nostro corpo che, in condizioni normali, non solo non è nocivo ma svolge anche un importante ruolo all’interno della nostra flora intestinale.
Tuttavia, quando si presentano determinati sintomi è possibile che il batterio sia presente in acque o in cibi contaminati, particolarmente quando si parla di frutta e verdura che vengono consumate a crudo, magari senza essere state adeguatamente lavate. Un altro scenario è quello in cui si presentano fastidiosi sintomi dopo aver consumato del latte non pastorizzato o della carne cruda.
Inoltre, è possibile contrarre il batterio dopo aver avuto contatti con persone portatrici, per esempio stringendo le mani ad un individuo che non le ha lavate adeguatamente dopo essere stato in bagno.
Nonostante non si tratti di un agente patogeno molto pericoloso, si tratta in ogni caso di un batterio insidioso: soprattutto nel caso di bambini molto piccoli o di anziani e persone fragili questo microorganismo può essere la causa di una forma di insufficienza renale chiamata sindrome emolitico uremica che a volte, come vedremo, può rivelarsi persino fatale.
I ceppi esistenti
A seconda delle tipologie di microrganismo con cui si ha a che fare appariranno diversi tipi di manifestazioni a livello del tratto gastrointestinale. Si vedano qui di seguito i principali ceppi dell’E.coli e i loro effetti:
- Escherichia coli enterotossigeno (ETEC): produce enterotossine capaci di agire sulla mucosa dell’intestino tenue. Si tratta del ceppo che più spesso provoca la diarrea del viaggiatore, di cui si parlerà più avanti.
- Escherichia coli enteroinvasivo (EIEC): invade la mucosa dell’intestino crasso, causando lesioni infiammatorie e danni ai tessuti. Di norma causa enteriti e alcune forme di dissenteria sanguinolenta.
- Escherichia coli enteropatogeno (EPEC): distrugge i microvilli delle cellule all’interno dell’intestino tenue: solitamente è la principale causa di diarrea nei bambini.
- Escherichia coli enteroaderente (EAEC): è in grado di aderire in molto particolarmente forte e duraturo alle pareti dell’intestino. Causa diarrea acquosa nei bambini nei paesi in via di sviluppo e nei viaggiatori.
- Escherichia coli enteroemorragico (EHEC): è caratterizzato da un’elevata patogenicità. La sua proliferazione e la sua capacità di rilasciare tossine (Shiga-like) provocano colite emorragica. In circa il 5% dei casi questo tipo di batterio può cagionare una grave insufficienza renale. Si tratta di uno scenario raro, ma da non sottovalutare visto che può facilmente portare al decesso; nel 50% dei casi i pazienti colpiti avranno bisogno di dialisi.
Come evitare una potenziale infezione
Fortunatamente, liberarsi di questo batterio è molto semplice: oltre al lavaggio regolare delle mani sarà necessario cucinare adeguatamente tutti gli alimenti che si andranno a consumare, trattandosi di batteri molto sensibili al calore. I cibi “a rischio” sono dunque da evitare, ma non si tratta dell’unica accortezza che è possibile applicare.
Può infatti rivelarsi anche molto utile utilizzare contenitori separati per ogni alimento e lavare accuratamente con acqua calda e sapone tutti gli utensili da cucina come coltelli, forchette eccetera dopo il contatto con particolari prodotti (soprattutto la carne cruda).
L’ultimo consiglio è legato alla pulizia delle mani, che dovrebbe essere effettuata in modo certosino dopo essere stati alla toilette, dopo aver cambiato un pannolino e dopo aver accarezzato il proprio animale da compagnia. Molto utili da questo punto di vista potranno dunque essere specifici prodotti antibatterici facilmente reperibili in tutti i negozi specializzati e nei supermercati.
Le principali infezioni causate dal batterio
Esistono scenari più probabili di altri e, come riportato in precedenza, si tratta solitamente di situazioni che per quanto antipatiche non dovrebbero costituire un particolare motivo di preoccupazione per i pazienti.
Non c’è dubbio che il tipo di patologia che più spesso si presenta in connessione con l’E. coli è l’infezione alle vie urinarie, tipica soprattutto nelle donne. In assenza di fattori di rischio o concomitanti si stima infatti che il batterio sia la causa del 90% dei casi di questa condizione.
L’infezione alle vie urinarie si presenta nel genere femminile con maggior frequenza a causa di particolari condizioni anatomiche dei relativi soggetti: le donne possiedono infatti un’uretra più corta e un meato urinario più vicino alla zona perianale); inoltre, le donne non possono contare sull’importante attività battericida delle secrezioni prostatiche.
La patologia si presenta tendenzialmente come una uretrite o una prostatite, con relativo dolore e/o bruciore accentuato durante la minzione o con la frequente necessità di andare in bagno. In questo caso il batterio è facilmente riscontrabile con un semplice esame delle urine da effettuare in laboratorio.
Il microrganismo, in ogni caso, può facilmente essere la causa di pesanti gastroenteriti batteriche. Quando il paziente si infetta viene di norma colpito da gravi crampi all’addome che si manifestano con una diarrea improvvisa e acquosa, che nel giro di 24 ore può presentare anche tracce di sangue e che può durare da 1 a 8 giorni. In questo caso la febbre è solitamente assente o lieve, ma non è da escludere che possa arrivare a superare anche i 39°.
Può inoltre presentarsi il caso in cui il batterio sia la causa di una malattia infiammatoria pelvica o Mip, un’infezione che colpisce esclusivamente le donne e interessa gli organi riproduttivi superiori (ovvero la cervice, l’utero, le tube di Falloppio e le ovaie). Nella maggior parte dei casi, il microrganismo entra in contatto con il corpo umano attraverso rapporti sessuali non protetti (con cui tra l’altro si possono trasmettere anche gonorrea, clamidia, o persino l’Hiv). Quando si manifesta la Mip le donne colpite presentano dolori localizzati nel basso ventre, secrezioni vaginali maleodoranti e in alcuni casi sanguinamento irregolare. È inoltre importante sottolineare come questa condizione è attualmente una delle più comuni cause di infertilità: la presenza di batteri crea infatti un ambiente ostile per lo sviluppo degli embrioni e dunque per la gravidanza.
Molto più raramente, per fortuna, il batterio può essere anche un agente patogeno in grado di causare infezioni della cistifellea, infezioni che si sviluppano sulla scia di un’appendicite o di una diverticolite, infezioni delle piaghe da decubito, polmoniti, meningiti neonatali eccetera.
Uno scenario piuttosto comune: la diarrea del viaggiatore
Secondo le stime dell’Istituto superiore di sanità italiano ogni anno fra il 20 e il 30% dei viaggiatori internazionali (circa 10 milioni di persone) viene colpito da un fastidioso disturbo, la diarrea del viaggiatore, nel quale è molto facile imbattersi quando ci si reca in determinati paesi del mondo. Alcune destinazioni sono sicuramente più a rischio di altre: si tratta soprattutto dei paesi in via di sviluppo dell’America Latina, dell’Africa, del Medio Oriente e dell’Asia, dove spesso le condizioni igieniche lasciano molto a desiderare.
Il principale agente causa di questo tipo di patologia è proprio l’Escherichia Coli, che è stato isolato in (indicativamente) l’80% dei casi. Anche chiamato Etec, questa tipologia del batterio è il motivo che si nasconde dietro la diarrea acquosa, i crampi e a volte la febbre che molti turisti si ritrovano ad affrontare.
Non si tratta, comunque sia, di una patologia grave: la stragrande maggioranza de casi si risolve nel giro di un paio di giorni, con una piccola percentuale di pazienti che potrebbe soffrire effetti negativi del batterio contratto in vacanza fino a un mese dopo.
Anche in questo caso, i consigli che vengono dati dai medici sono molto simili a quanto già specificato in precedenza: chi viaggia in nazioni potenzialmente a rischio dovrebbe evitare di consumare cibi venduti da ambulanti o in punti vendita le cui condizioni igieniche sono pessime. Ovviamente è sconsigliabile mangiare carne o pesce crudi o poco cotti così come la verdura, soprattutto se quest’ultima non è stata sbucciata.
Risulta necessario porre particolare attenzione, in questi contesti, anche all’acqua che si beve: spesso e volentieri, infatti, la diarrea è causata dalla presenza del batterio nel liquido contaminato, compreso quello presente nei cubetti di ghiaccio dei cocktail che vengono serviti nei bar.
La fase di recupero
L’infezione, non essendo grave, può essere trattata anche in autonomia in modo molto semplice. In un primo momento è consigliabile tornare ad una normale alimentazione in modo graduale, prediligendo cibi poveri di fibre come i cracker, il riso e altri cereali secchi.