Come Nestlé, Danone e Hero si sono salvate nella causa sul baby food ai metalli pesanti

BABY FOOD METALLI PESANTI

“Noi non possiamo controllare tutte le filiali che producono per noi”. È più o meno questa la difesa delle tre multinazionali che le ha sottratte alle responsabilità di una causa nata da genitori di bambini con problemi neurologici per il consumo di alimenti contaminati. E ha dimostrato che i produttori fossero a conoscenza della quantità di metalli pesanti

Nestlé, Danone e Hero, colossi internazionali dell’alimentazione, sono state recentemente escluse dalla lista degli imputati in una controversa causa giudiziaria multi-distretto negli Stati Uniti. La denuncia accusava le filiali americane di queste aziende – Gerber Products Company per Nestlé, Nurture LLC per Danone e Beech-Nut Nutrition Company per Hero – di aver venduto consapevolmente alimenti per bambini contaminati da metalli pesanti tossici.

Le accuse provenivano dai genitori di bambini ai quali sono stati diagnosticati gravi disturbi neurologici, tra cui il disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD), condizioni che, secondo le accuse, sarebbero state direttamente correlate al consumo di questi prodotti contaminati.

Uno scandalo finito davanti al Congresso

La controversia si è sviluppata a seguito di alcune clamorose indagini che hanno destato forte preoccupazione sia negli Stati Uniti che all’estero. Nel 2019, l’organizzazione non profit Happy Babies Bright Futures ha condotto un test su 168 prodotti alimentari destinati ai neonati, scoprendo che solo nove erano privi di contaminanti pericolosi. I risultati hanno sollevato un vero e proprio scandalo mediatico, rivelando la presenza diffusa di arsenico, piombo, mercurio e cadmio, metalli pesanti estremamente pericolosi per lo sviluppo neurologico dei bambini.

La questione è giunta perfino al Congresso statunitense, che nel 2021 ha avviato un’indagine dettagliata. Questa inchiesta, riportata anche dal Salvagente in un articolo del febbraio 2021, ha confermato che diverse aziende produttrici, tra cui proprio Gerber, Nurture e Beech-Nut, erano a conoscenza della presenza di metalli pesanti nei loro prodotti e, in molti casi, avevano volutamente ignorato i limiti di sicurezza da loro stessi definiti, consentendo che cibo contaminato entrasse nel mercato. Secondo l’indagine del Congresso, i dati interni delle aziende indicavano che i prodotti spesso superavano i limiti massimi consentiti, ma erano comunque venduti ai consumatori.

“Noi non abbiamo ruolo…”

Nonostante queste accuse pesanti, Nestlé, Danone e Hero hanno ottenuto una vittoria legale sostenendo con successo che i tribunali statunitensi non avevano giurisdizione diretta sulle società madri. In particolare, Nestlé ha sottolineato davanti alla corte che, nonostante la proprietà di Gerber, non aveva alcuna operatività diretta negli Stati Uniti né controllava le procedure di sicurezza e qualità adottate dalla sua filiale americana. Un argomento simile è stato avanzato da Hero, che ha ribadito la propria mancanza di presenza fisica negli USA e la totale autonomia gestionale di Beech-Nut. Anche Danone ha sostenuto di essere esclusivamente una holding senza ruolo nelle operazioni quotidiane di Nurture, evidenziando la separazione netta tra le strutture aziendali e operative delle società madre e quelle delle rispettive filiali statunitensi.

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Alla sbarra le filiali

Il giudice ha accolto queste argomentazioni, escludendo le tre multinazionali dal procedimento legale ma mantenendo l’accusa contro le loro filiali locali. Secondo il giudice, le aziende americane avevano chiaramente dimostrato un “difetto di fabbricazione” sostanziale, producendo alimenti per bambini in condizioni non conformi agli standard di sicurezza interni dichiarati. I querelanti avevano infatti evidenziato come l’applicazione incoerente delle procedure di sicurezza causasse livelli variabili e imprevedibili di contaminanti tossici nei prodotti venduti.

Gli studi legali coinvolti nel procedimento includono alcune tra le più prestigiose realtà del diritto societario e ambientale americano: Skadden Arps Slate Meagher & Flom LLP per Hero, Wachtell Lipton Rosen & Katz per Danone e Mayer Brown LLP per Nestlé. Wagstaff Law Firm e Wisner Baum LLP rappresentano invece i querelanti.