Lo scontro di facciata tra Filiera Italia e Confagricoltura apre le porte alle multinazionali del cibo

Da una parte Filiera Italia, Coldiretti e l’accordo con McDonald’s dall’altro il progetto Mediterranea di Confagricoltura e Union Food con i soci Nestlé, Unilever e Bayer (glifosato): apparentemente “litigano” sul Nutri-Score ma sono unite nella difesa dei nuovi Ogm, dei pesticidi e contro il new Green Deal

Il bue che dice cornuto all’asino. Verrebbe da usare questo antico adagio per descrivere lo scontro in atto tra Filiera Italia, associazione di categoria sostenuta da Coldiretti nella quale figura anche Mc Donald’s e Carrefour, e Mediterranea, il nuovo progetto associativo promosso da Confagricoltura e Union Food che vanta tra gli aderenti big del calibro di Nestlé, Unilever e Bayer, la produttrice del RoundUp a base di glifosato.

Formalmente, leggendo l’intervista del presidente di Filiera Italia Luigi Scordamaglia su Il Giornale di sabato, il nodo del contendere è l’etichettatura a semaforo Nutri-Score: un sistema che non piace nemmeno a noi del Salvagente così come consideriamo inefficace (per usare un eufemismo) il Nutrinform battery “partorito” dalle aziende italiane per rispondere alla “scorciatoia” ingannevole del semaforo.

Scordamaglia sulle pagine del Giornale ha tuonato contro il progetto “Mediterranea” di Confagricoltura: “Dicono di voler promuovere la dieta mediterranea ma poi quelle multinazionali sostengono il Nutri-Score, investono nei cibi prodotti in laboratori”. Nulla di più vero. Tuttavia – pensiamo – è difficile difendere la dieta mediterranea con i panini di Mc Donald’s anche con qualche “spruzzata” di aceto balsamico, Parmigiano Reggiano e prosciutto Dop.

Sorprende invece vedere litigare così animatamente due realtà che di fatto sono state sempre unite su tutto: nel volere i nuovi Ogm, nell’opporsi al new Green Deal che tra le altre cose prevedeva il taglio del 50% dell’impiego di pesticidi nel 2030, e, seppur più o meno esplicitamente a seconda della latitudine, in difesa del rinnovo del glifosato. Tralasciamo poi l’appoggio incondizionato al nuovo ministro delle Politiche agricole Francesco Lollobrigida su farine di insetti e carne coltivata: le cortine fumogene che hanno saputo innalzare in questi ultimi due anni le associazioni di categoria di agricoltori e aziende alimentari rischiano di annebbiarci per i prossimi 10-15 anni.

Il risultato ci pare evidente: sulla presunta difesa del made in Italy avanzano inesorabili gli interessi delle multinazionali del cibo. Che cattive per definizione non sono, ma rivendicano l’uso di nuovi Ogm e pesticidi che contrastano con la difesa della salute dei consumatori. Inutile quindi dividersi sul “semaforo”: il disco verde alle Big Food è stato già concesso ampiamente.

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