8 ovetti al cioccolato a confronto: la sorpresa è fuori

OVETTI AL CIOCCOLATO

Fanno la felicità dei più piccoli ma portano con se un carico di zuccheri e di grassi saturi che è meglio limitare. Specie se derivano da oli vegetali, come il palma. Abbiamo confrontato 8 ovetti al cioccolato tra i più venduti

Alzi la mano chi non l’ha mai comprato. Per il cioccolato, ma soprattutto per la sorpresa. Alzi la mano chi non è mai dovuto soccombere davanti alla richiesta insistente del bambino che chiede, anzi implora, di comprare l’ovetto di cioccolato con la sorpresa, anzi “la confezione da tre ”, quella con Elsa di Frozen o quella con i Minions, quella con l’ultimo personaggio dei cartoon.
Chi può resistere a tutto questo? In fondo lo sfizio non costa troppo, il bambino è contento, ha il suo piccolo premio goloso e insieme un giochino che accrescerà la sua collezione infinita di pupazzetti ordinati sullo scaffale oppure dispersi alla rinfusa nel primo cassetto libero. E non c’è solo il Kinder Sorpresa, anche se l’ovetto della Ferrero è sicuramente il protagonista che domina gli scaffali di supermercati e negozi, anche solo per il colpo d’occhio.

8 ovetti a confronto

I protagonisti del nostro confronto:Dolce Toys Mare fuori, Dolci Preziosi Minions, Dolfin Emoji, Fai Trade XL, Kinder Joy, Kinder Sorpresa, Zaini Blippi, Zaini Sonic

Ecco allora che abbiamo deciso di mettere a confronto otto ovetti di cioccolato con sorpresa per capire quali sono gli ingredienti e cosa racconta la tabella nutrizionale di un prodotto di questo tipo, sotto certi aspetti iconico e nostalgico.
Il Kinder Sorpresa, racconta la storia della Ferrero, arriva sul mercato nel 1974 dalla felice intuizione dei vertici dell’azienda, che decidono di portare sugli scaffali una “Pasqua che dura tutto l’anno”. “Abbinare il momento della merenda a quello del gioco”, si legge on line nella storia della Ferrero, è l’idea alla base dell’ovetto. “All’interno dei due gusci, c’è sempre un giochino da montare che stimola la fantasia dei bambini. Qualche anno dopo, il suo posto sarà occupato da una serie di character dei cartoni animati più famosi e da alcune serie di personaggi originali creati appositamente per le sorprese Kinder, che negli anni hanno dato vita a circuiti di collezionisti, a caccia delle rarità, come il Puffo alle Olimpiadi”. Meno entusiasmo arriva da chi si occupa di nutrizione. Gli ovetti di cioccolato, di qualunque brand siano, sono infatti il tipico peccato di gola che fa schizzare in alto l’assunzione giornaliera di zucchero e acidi grassi saturi perché già con un ovetto (peso in media di 20 grammi) si arriva a valori molto elevati.

Il marketing delle emozioni

Ampliando lo sguardo al contesto promozionale, lo scorso anno l’Organizzazione mondiale della sanità ha pubblicato nuove linee guida che chiedono di proteggere i bambini dalla pubblicità alimentare e di “limitare il potere di persuasione del marketing alimentare”. Secondo l’Oms “il marketing alimentare rimane una minaccia per la salute pubblica e continua a influenzare negativamente le scelte alimentari dei bambini”. Il marketing si appella alle emozioni dei bambini e a quelle dei genitori. Vale forse la pena di capire la sua logica, consapevoli che la maggior parte delle volte l’appello alle emozioni non rimarrà inascoltato. Specialmente con i più piccoli per i quali, più che il tipo di cioccolato, è la sorpresa che conta.

Scartiamo gli ovetti

Non c’è solo il Kinder Sorpresa, anche se l’iconico prodotto della Ferrero fa la parte del leone in supermercati e negozi. Abbiamo messo a confronto 8 ovetti con sorpresa fra i più diffusi nella grande distribuzione, nei discount e on line e abbiamo analizzato l’etichetta degli ingredienti e la tabella nutrizionale. Nel campione abbiamo deciso di inserire anche il Kinder Joy, un prodotto un po’ diverso perché dell’uovo reca solo la forma in plastica: è diviso a metà, da una parte c’è lo snack dolce e dall’altra il gadget. In questo caso però è forte il richiamo del brand e della “forma” ovetto.

Latte e cacao

L’ovetto è fatto di cioccolato al latte con percentuali di cacao che variano dal 15% del Kinder Sorpresa al 34% degli ovetti prodotti da Zaini, quello con Blippi e l’ovetto Sonic acquistato in un discount. A parte c’è il valore del Kinder Joy che si ferma al 4,5% perché in questo caso il prodotto è composto da due palline croccanti in una crema di latte. Il latte usato negli ovetti è sempre in polvere nelle varie componenti di latte intero in polvere, scremato in polvere e siero di latte in polvere. Nel Kinder Sorpresa c’è anche il burro anidro.

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Zucchero

Sono prodotti dolcissimi, come emerge dallo zucchero presente su 100 grammi. Ricordiamo che l’Oms raccomanda un consumo di 25 grammi di zucchero complessivo al giorno. Nei bambini la dose ottimale dovrebbe essere della metà. Lo zucchero oscilla dai 51 g/100 del Kinder Joy ai 58 g/100 dell’ovetto con gadget di Sonic. Un ovetto pesa in media 20 grammi (a parte il Fair Trade in formato da 60 grammi) ma la presenza di zucchero è comunque altissima considerato che si tratta di uno sfizio all’interno di un’intera giornata di pasti, merende e snack. Se vogliamo calcolare lo zucchero su 20 grammi di ovetto, andiamo da un minimo di 10,2 grammi a un massimo di 11,6. Con un solo ovetto i più giovani rischiano di assumere la metà della dose raccomandata.

Acidi grassi saturi

L’altro dato è l’elevato contenuto di acidi grassi saturi, per cui vale lo stesso discorso dello zucchero: un peccato di gola che non può diventare una consuetudine. Il valore si aggira intorno al 20 g/100 fatta eccezione per il livello inferiore degli ovetti Dolfin, Kinder Joy e Dolci Preziosi.

Grassi vegetali

I grassi vegetali di palma e karité sono presenti solo nei due prodotti Kinder. Particolare è infatti il caso della Ferrero che ricorre all’olio di palma, “un ingrediente che contribuisce a conferire ai prodotti Kinder la cremosità unica che li contraddistingue”, si legge sul sito della Kinder. Il problema principale di palma e karité è il loro contenuto di grassi saturi, come spiega il nutrizionista Dario Vista: “Con un solo ovetto già arrivi al 23% del Vnr”, il valore nutrizionale di riferimento.