In alcuni prodotti, fuori dall’elenco di quelli per i quali l’Europa ha stabilito i valori guida, i chimici pubblici tedeschi hanno scoperto quantità di acrilammide, potenziale cancerogeno, in misura preoccupante. Tra queste olive nere “colorate” e chips vegetali.
L’acrilammide è il contaminante di processo che si sviluppa in cottura e preoccupa per i suoi effetti cancerogeni tanto da aver spinto l’Europa a stabilire dei valori soglia oltre i quali le industrie non dovrebbero andare. Come abbiamo spiegato più volte, questi limiti non sono vincolanti per chi produce patatine, caffè, orzo, pane e crackers (solo per citare alcuni alimenti tra quelli per cui sono previsti i valori massimi) perché in caso di superamento non scatta alcuna sanzione.
Nonostante questo (o forse proprio per questo) non sono rari i casi in cui i prodotti sforino i tetti “gentilmente consigliati” dall’Europa. Prova ne è un test dello scorso settembre in cui OekoTest, il mensile dei consumatori tedeschi, ha trovato alcune patatine biologiche che superano addirittura lo standard UE attualmente applicabile per le patatine che tollera 750 mcg/kg. Un primato non esclusivo delle chips bio, se è vero che anche le Lay’s Red Paprika hanno fatto segnare un contenuto di questo contaminante oltre i valori consigliati in Europa.
L’acrilammide nelle chips di verdure
C’è però un vasto gruppo di alimenti per i quali non sono previste neppure questo tipo di indicazioni. E non perché l’acrilammide non ci sia, come hanno scoperto i laboratori pubblici tedeschi. In particolare i tecnici del Centro di Stoccarda nei controlli sulle patatine fritte hanno deciso di includere anche le chips di verdure. E hanno scoperto che le patatine dolci e le chips di verdure, composte da una miscela di patate dolci, pastinache e barbabietole rosse, sono significativamente più suscettibili alla formazione di acrilamide rispetto alle patatine fritte e alle chips di patate tradizionali. Le chips di verdure contengono ancora molto acrilamide, in due campioni del 2023 sono stati misurati addirittura contenuti di acrilamide di 3500 µg/kg.
Chi vuole ridurre l’assunzione di acrilamide da chips e simili dovrebbe preferire prodotti a base di lenticchie o ceci, secondo le analisi del CVUA Stuttgart.
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Il pericolo nelle olive colorate
Ma non solo alimenti cotti, tostati o fritti possono contenere elevati livelli di acrilamide. Studi condotti, tra gli altri, dal CVUA Stuttgart, hanno mostrato che le cosiddette olive nere bruciate, che non ottengono il loro colore scuro attraverso la maturazione naturale sull’albero, ma attraverso un processo di ossidazione deliberatamente indotto, possono contenere livelli significativi di acrilamide