Allevamento intensivo galline a Montefiascone, il Tar Lazio dà ragione al comitato che non lo vuole

galline

Il Tar del Lazio ha dato ragione al comitato Copattrim che aveva fatto ricorso contro il Comune di Montefiascone (Viterbo) per l’apertura di un allevamento da 38mila galline

 

Il Tar del Lazio ha dato ragione al Copattrim (Comitato di cittadini per la tutela del paesaggio, ambiente, turismo e tradizioni rurali di Montefiascone) che a gennaio 2022 aveva presentato ricorso contro il Comune di Montefiascone e l’azienda agricola Castello di Monteleano per un allevamento intensivo di 38mila galline ovaiole in costruzione e poi entrato in esercizio nel gennaio scorso. Il ricorso è arrivato dopo anni di tentativi di dialogo, petizioni e azioni legali dei cittadini, nonché un lungo periodo di sospensione dei lavori ordinato dal Consiglio di Stato nell’ambito di un precedente ricorso.

La storia

A febbraio il Copattrim aveva presentato anche un’istanza cautelare per chiedere ai giudici di salvaguardare la salute degli abitanti dell’area attorno all’impianto, minacciata a causa dell’avvio dell’attività di allevamento. Pur essendo una “industria insalubre di prima classe” è stata costruita a ridosso di case abitate, con alto rischio di inquinamento fisico-chimico e biologico, odori molesti e problematiche igienico-sanitarie legate alla proliferazione di insetti e patogeni vari. Il tutto in un contesto già a rischio di influenza aviaria, come riconosciuto dal Ministero della Salute che nell’aprile scorso ha istituito una specifica Unità di crisi presso la Asl di Viterbo.

La sentenza del Tar

I giudici amministrativi hanno dato ragione ai ricorrenti, assistiti dagli avvocati Enrico Gai e Raffaele Parrella Vitale, annullando il provvedimento di riesame e rigettando le numerose eccezioni preliminari sollevate dai legali del Comune, gli avvocati Michele Bromuri e Daniele Marongiu.

Il ricorso

In sintesi con il ricorso si contestava il provvedimento di riesame adottato nell’agosto 2021 dal Comune di Montefiascone per superare la mancata verifica di assoggettabilità alla Via (Valutazione di impatto ambientale) a cui l’impianto avicolo avrebbe dovuto essere sottoposto. “Il Comune – scrive in un comunicato il Copattrim –  aveva giustificato tale omissione con il dichiarato passaggio dell’azienda al biologico, ma senza neppure accertare la sussistenza dei relativi requisiti presso gli enti competenti”. Il Tar ha riconosciuto come errato il procedimento di riesame adottato dal Comune, che avrebbe dovuto attendere il parere della Regione Lazio, nonché erroneo il superamento della suddetta mancata verifica, giustificato soltanto in relazione alla diminuzione dei capi di allevamento per supposto passaggio al metodo di allevamento biologico.

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Ora il Comune dovrà rifare il riesame

La sentenza riconosce la piena legittimazione a ricorrere del Copattrim e rimette in discussione il progetto dell’azienda sotto il profilo della tutela della salute e dell’ambiente. Secondo il Tar il Comune ha ora l’obbligo di riavviare il procedimento di riesame prendendo in considerazione il progetto risultante dal Pua del 2019 e acquisendo il parere della Regione Lazio sulla necessità di screening per la Via, nel caso aprendo una Conferenza di servizi. L’accoglimento del ricorso ha comportato anche la condanna del Comune al pagamento di parte delle spese legali.

Copattrim: pronti a collaborar con autorità

Nell’accogliere con piena soddisfazione l’esito della sentenza, il Copattrim esprime “ancora una volta il desiderio di collaborazione con le Autorità competenti in materia di agricoltura e ambiente, in particolare con il Comune di Montefiascone. Auspica di poter mettere a servizio della collettività le proprie competenze attraverso la partecipazione a tavoli e organismi tecnici, come ad esempio la Consulta comunale per l’agricoltura e il Comitato tecnico consultivo regionale”. Inoltre, chiede maggiore trasparenza e dialogo verso i cittadini, maggiore disponibilità verso meccanismi di democrazia partecipata per costruire alternative di sviluppo sostenibili e portatrici di ricchezza diffusa sul territorio. Ritiene infine che la salvaguardia del paesaggio, dell’ambiente e della salute pubblica passi attraverso politiche in linea con le norme europee, nazionali e locali, e che laddove esistano vuoti normativi, come oggi accade per gli allevamenti avicoli intensivi, questi vadano rapidamente colmati attraverso regolamenti comunali e leggi regionali che siano frutto di lavoro congiunto.