Sul tavolo del Consiglio dei ministri era prevista la proroga alla possibilità per gli utenti domestici di mantenere i contratti di energia nel servizio a maggior tutela, ma la bozza non è stata presentata. Al momento la fine della tutela è ancora fissata al prossimo 10 gennaio. Nel Salvagente in edicola da venerdì 27 ottobre la comparazione tra tariffe migliori
Sul tavolo del Consiglio dei ministri era prevista la proroga alla possibilità per gli utenti domestici di mantenere i contratti di energia nel servizio a maggior tutela, ma la bozza non è stata presentata. Al momento la fine della tutela è ancora fissata al prossimo 10 gennaio. Nel Salvagente in edicola da venerdì 27 ottobre la comparazione tra tariffe migliori
Il provvedimento nel nuovo Decreto energia
A richiedere a gran voce la proroga del mercato tutelato dell’energia per i clienti domestici, in cui le tariffe sono stabilite dall’Arera, sono le associazioni dei consumatori. La durata della proroga sarebbe di 6 o 12 mesi, e dunque l’obbligo del passaggio al mercato libero dovrebbe scattare o a luglio 2024 o a gennaio 2025. Al momento l’esame sarebbe rinviato alla prossima settimana.
Unc: proroga necessaria per i consumatori
“Attendiamo fiduciosi! Non è una settimana in più o in meno quello che ci preoccupa, ma che il mercato tutelato sia prorogato senza se e senza ma, sia per la luce che per il gas, fino al gennaio 2025. Nelle bozze circolate in questi giorni, infatti, c’era un diverso trattamento ma solo per i clienti vulnerabili, non il rinvio della tutela per tutti” afferma Marco Vignola, responsabile del settore energia dell’Unione Nazionale Consumatori.
Secondo lo studio dell’associazione, da giugno 2021, ossia prima dei rialzi scattati a partire da luglio, a settembre 2023, la luce del mercato libero in Italia è rincarata del 109,6% contro il 21,3% del tutelato, più di 5 volte tanto, mentre considerando il primo dato utile del gas rilevato dall’Istat, dicembre 2021, il libero da allora è aumentato del 47,4% contro un calo dell’11,4% del tutelato, un divario di 58,8 punti percentuali.
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Le lettere che i distributori dovrebbero mandare
Nelle ultime settimane, molti clienti, ad esempio quelli di Plenitude (Eni), hanno ricevuto delle lettere che annunciavano il passaggio obbligatorio al mercato libero a partire dal gennaio 2024. A fronte di un rinvio sarebbe il caso che gli stessi fornitori di energia prendessero carta e penna e rimandassero ai clienti una nuova comunicazione chiarendo che possono invece restare con il servizio a maggior tutela, o rientrarvi nel caso in cui avessero già fatto il passaggio al mercato libero.
Il ministro Pichetto: no alla proroga
“Una proroga secca del mercato tutelato no. Una gestione tecnica un po’ diluita credo che sia fondamentale e necessaria per mettere nelle condizioni le famiglie – solo dalla parte dei non vulnerabili sono quasi cinque milioni – di fare una scelta di coscienza, sapendo cosa succede”. Lo ha detto il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto a margine di Omc Med Energy in corso a Ravenna.
“Una vergogna e una presa in giro degli italiani! Un regalo fatto alle società energetiche a scapito delle famiglie” afferma Marco Vignola, responsabile del settore energia dell’Unione Nazionale Consumatori.
“Sia chiaro che sullo stop alla proroga il Pnrr non c’entra e non può centrare nulla, dato che prevedeva di eliminare gradualmente i prezzi regolamentati per le microimprese e le famiglie a partire dal 1° gennaio 2023 e non entro il 10 gennaio 2024. Un processo non a caso già iniziato, visto che le microimprese, nelle quali rientrano anche le bollette della luce delle parti comuni dei condomini sono già nel mercato libero. Inoltre il Pnrr o si applica tutto o non si può applicare solo per la parte che fa comodo. L’impegno prevedeva anche di fissare un tetto alla quota massima di mercato a disposizione di ciascun fornitore, di aumentare la trasparenza della bolletta dell’energia elettrica, di eliminare l’obbligo per i fornitori di riscuotere oneri non collegati al settore dell’energia, come il canone Rai. Tutte cose non fatte!” conclude Vignola.