Il Ramazzini: “Dai nostri studi sul glifosato la pericolosità anche a basse dosi”

Daniele Mandrioli, il direttore dell'Istituto Ramazzini che dal 2017 studia gli effetti del glifosato

Il glifosato è davvero così innocuo come sembrano indicare le autorità europee? L’Istituto Ramazzini attraverso lo studio più grande mai realizzato sui pesticidi ne sta analizzando l’impatto. Ci anticipa i risultati il direttore, Daniele Mandrioli.

 

Alla vigilia del voto europeo abbiamo coinvolto nello speciale su glifosato e politiche ambientali europee (pubblicato nel numero in edicola di ottobre) l’Istituto Ramazzini l’ente italiano che indaga dal 2017 – prima con uno studio pilota e adesso tramite uno studio integrato, il più grande mai realizzato sui pesticidi – gli effetti del glifosato e dei suoi formulati.

I primi dati sulla cancerogenicità provenienti dallo studio internazionale Global Glyphosate Study saranno presentati alla conferenza scientifica internazionale “Ambiente, lavoro e salute nel XXI secolo: Strategie e soluzioni per una crisi globale” che si terrà a Bologna il 25 ottobre 2023. Il Global Glyphosate Study, condotto dalla Cooperativa Sociale Onlus Istituto Ramazzini, è lo studio tossicologico più completo mai realizzato sul glifosato e sugli erbicidi a base di glifosato e i dati prodotti saranno fondamentali per autorità, politici e cittadini.

“Questo studio è considerato di importanza simile a quelli sul tabacco e sull’amianto ha anticipato il Ramazzini – che hanno fatto luce sui possibili danni causati da tali sostanze. Si tratta inoltre dello studio sperimentale più completo mai condotto su un pesticida. Il glifosato è il diserbante più usato al mondo e si trova regolarmente a bassi livelli in alimenti, acqua, campioni umani e molte altre matrici”.

Al suo direttore, Daniele Mandrioli abbiamo chiesto a quali conclusioni siano arrivati sugli altri aspetti. “Ci tengo a dire innanzitutto che si tratta di studi pionieristici sull’argomento. Quello pilota, pubblicato integralmente, ha mostrato effetti che ancora erano sconosciuti e che poi, negli anni, si sono in alcuni casi purtroppo già manifestati anche sugli esseri umani. Parliamo di alterazioni di importanti parametri biologici che riguardano lo sviluppo sessuale, le genotossicità e il microbioma intestinale, ovvero i batteri buoni dell’intestino”.
Dottor Mandrioli, cosa sta emergendo e cosa analizzate invece nello studio integrato?
Stiamo studiando tutti i possibili effetti tossici a livello sperimentale del glifosato tramite test su modello uomo-equivalente di ratto: tossicità per organi come fegato, cervello e reni; cancerogenicità; neurotossicità; immunotossicità… Quello che sta emergendo dai primi dati è un aumento, anche a dosi attualmente ammesse perché ritenute “sicure” in Europa (0,5 milligrammi/chilo di peso), delle alterazioni del microbioma. Alterazioni che crescono con la maggiore esposizione al glifosato.
Ci sono soggetti particolarmente a rischio?
Le donne in gravidanza esposte a glifosato hanno presentato nei figli importanti alterazioni dello sviluppo sessuale, in particolare della distanza ano-genitale, in linea con quanto già osservato precedentemente nel nostro studio pilota su ratto. Sono i primi dati epidemiologici che abbiamo già a disposizione e sono studi che sono stato svolti in modo multicentrico negli Stati Uniti.
Parliamo sia di glifosato che di formulati?
Assolutamente sì. Anzi è dimostrato che spesso i formulati – che tra l’altro sono quelli che maggiormente si trovano sul mercato – sono più dannosi sperimentalmente del glifosato ‘da solo’, cioè non abbinato ad altre sostanze.
Un altro aspetto molto discusso del glifosato – che voi state indagando – è la sua potenziale cancerogenicità…
Esatto. Proprio per questo puntiamo a presentare i nostri risultati entro fino ottobre, affinché i decision makers abbiano gli strumenti necessari per prendere qualsiasi decisione sulla base di evidenze scientifiche e dati trasparenti. Stiamo lavorando in collaborazione con enti indipendenti e autorevoli dal punto di vista accademico come l’Università di Bologna, il King’s College, il Boston College, la George Mason University… Fungiamo da hub internazionale per garantire l’elevata qualità dello studio e la mancanza di conflitti di interesse.
È preoccupato rispetto alla decisione che dovrà prendere l’Europa sull’eventuale rinnovo dell’autorizzazione all’uso del glifosato? E della pressione delle lobby agroindustriali?
Il dibattito sul glifosato è simile a quanto giù abbiamo visto rispetto ad altre sostanze chimiche di grande impatto commerciale. È vero che ogni volta ci si scontra con interessi di parte ma è anche vero, alla luce della nostra esperienza, che alla fine le evidenze scientifiche prevalgono sempre. Ci sono delle lacune sul glifosato, elementi che vanno approfonditi. Ed è per questo che facciamo ricerca. La nostra speranza è che, una volta giunte tutte le conclusioni entro la fine dell’anno, qualsiasi esse siano, vengano prese in considerazione nel modo più rapido possibile perché in ballo ci sono effetti sulla salute umana. In particolare per le fasce più a rischio.

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