Processo Eternit, condannato a 12 anni l’imprenditore Schmidheiny. Ma per avere giustizia ci sono voluti 20 anni

amianto eternit

Le prime indagini sulle responsabilità dei proprietari della fabbrica che produceva il cancerogeno amianto, che è collegata alla morte di centinaia di operai e abitanti di Casale Monferrato, risalgono al 2004, ma tra prescrizioni e ricorsi respinti, c’è voluto il processo Eternit bis per arrivare a una condanna

 

L’imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny è stato condannato a 12 anni di reclusione per omicidio colposo aggravato. La sentenza arriva dalla Corte d’Assise di Novara che ha comminato all’imputato anche una pena accessoria di 5 anni di interdizione ai pubblici uffici,  e ha fissato un risarcimento complessivo di oltre 86 milioni. Di questi, 50 milioni spettano al Comune di Casale Monferrato, che si era costituito parte civile perché rappresenta l’area più colpita a causa della presenza di un grosso stabilimento di produzione di amianto, fino all’1986. All’associazione delle vittime, invece, andrà un risarcimento di 500mila euro.

Il Pm: Finalmente un nome per la tragedia

“Finalmente un giudice ha dato un nome e un cognome alla tragedia di Casale Monferrato” ha sottolineato il pm Gianfranco Colace “ora sappiamo che il responsabile è l’imputato che noi avevamo tratto a giudizio” “Siamo soddisfatti del nostro lavoro, avevamo portato una mole imponente di prove, siamo convinti che i criteri che la suprema corte con il caso Thyssen aveva dettato per distinguere tra il dolo eventuale e la colpa cosciente ricorressero in questo caso leggeremo attentamente le motivazioni e valuteremo se fare appello perché credo sia un caso che meriti di essere ulteriormente vagliato”, “A Casale Monferrato ogni anno si ammalano 50 persone e non ancora finita né dal punto di vista sanitario né da quello giudiziario”.

Il processo precedente finito con le prescrizioni

La sentenza Eternit bis arriva a soli due anni dalla prima udienza ma ha sulle spalle una strada ben più lunga. Nel 2014, infatti, il primo processo, incentrato sul disastro ambientale, finì con la prescrizione di Schmidheiny (che aveva gestito lo stabilimento piemontese dal 1976 all’86) accusato della morte di 392 persone, di cui 62 operai della fabbrica. La Procura aveva chiesto l’ergastolo mentre la difesa puntava sull’assoluzione perché il nesso di causalità tra morti e responsabilità dell’imprenditore svizzero, secondo la stessa, non sarebbe stato chiaro. “Siamo molto soddisfatti che sia stato escluso il dolo e quindi il fatto che si parli di un omicidio colposo si tratta di colpa imprenditoriale e non può essere qualificato come un omicida intenzionale” ha invece sottolineato Astolfo Di Amato, uno dei legali di Stephan Schmidheiny “noi impugneremo perché contestiamo sia la colpa sia il nesso di causalità. Per quello che concerne le liquidazioni ci riserviamo di leggere le motivazioni e capire sono giunti a liquidazioni che ci sembrano spropositate”.

Quanto amianto c’è in Italia

Nel frattempo, la questione dismissione dell’amianto in Italia è tutt’altro che conclusa. Fino alla scorsa legislatura al ministero della Transizione Ecologica (Mite) spettava il compito di raccogliere i dati da tutte le regioni italiane e aggiornare la mappa dei siti italiani contaminati da amianto. L’aggiornamento dei numeri sembra aver subito un rallentamento dal 2020. Possiamo dunque solo stimare la presenza di amianto in Italia, perché non tutte le regioni comunicano dati aggiornati e puntuali, come dovrebbe accadere il 30 giugno di ogni anno. I dati dei siti contaminati di interesse nazionale (Sin) e quelli riportati dal Piano nazionale amianto (Pna) spingono le stime a 108mila siti contaminati di amianto in Italia e solo 7.905 siti bonificati al 30 dicembre 2020. Invece, l’ultimo report di Legambiente dal titolo “Liberi dall’amianto?”, risalente al 2018, stimava il triplo della presenza di amianto in Italia: 370mila siti contaminati.

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Il Fondo per le vittime dell’amianto, cos’è

La legge 24 dicembre 2007, n. 244 (legge di stabilità 2008), ha istituito il Fondo per le vittime dell’amianto che garantisce un indennizzo economico a tutti i titolari di rendite per malattie correlate all’esposizione prolungata all’amianto. Inoltre, in caso di morte dell’ammalato, le linee guida del Fondo prevedono che l’indennizzo economico venga disposto in favore degli eredi titolari di rendita a superstiti.