Riconoscere la disidratazione nel bambino

DISIDRATAZIONE NEL BAMBINO

I sintomi di una disidratazione nei bambini sono diversi, anche in base all’età. E possono essere la spia di patologie più serie. Vediamo di capire come riconoscerli e intervenire nel caso dei neonati e dei bambini più grandicelli

 

Il cordone che tiene legato l’essere umano all’acqua è un filo che non si spezza mai del tutto. Infatti, il bambino “nuota” già in fase embrionale nel suo fluido protettivo, il liquido amniotico, composto in gran parte di acqua arricchita, tra gli altri elementi, di sali minerali e proteine.

In seguito, quella corda che lo tiene legato alla sopravvivenza si spezza solo fisicamente, perché l’idratazione è essenziale per la conservazione delle specie viventi. Idealmente il legame resta, poiché il bisogno di idratarsi si rafforza sempre più, già a cominciare dai primi istanti di luce, per accompagnarlo nella crescita. Per questo, dal bisogno di idratazione di un neonato si può comprendere il suo stato di salute, cogliendone sintomi e segnali, soprattutto in quella fase in cui non ha ancora sviluppato la proprietà di linguaggio.

È importante, dunque, riconoscere una possibile disidratazione nei bambini. Ecco come e cosa può significare.

 

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I bambini sono più a rischio

Questa condizione è causata solitamente da un’eccessiva perdita di liquidi. Si può presentare in seguito a episodi di vomito e diarrea oppure, occasionalmente, a causa di un’inadeguata assunzione di liquidi, come nel caso dell’allattamento insufficiente.

I bambini più piccoli sono a maggior rischio di disidratazione poiché l’acqua rappresenta il 75% del loro peso corporeo (mentre nell’adulto rappresenta soltanto il 60%). Inoltre, presentano una maggiore richiesta basale di liquidi (dovuta a una maggiore attività metabolica) e maggiori perdite attraverso la traspirazione.

 

Come riconoscerla

I medici del Gruppo San Donato specificano che la sintomatologia non è sempre facile da individuare, soprattutto per i bambini più piccoli che, quindi, non sono in grado di parlare. Per questo occorre un’attenta osservazione dei movimenti, del respiro, del coloro e dello stato della pelle. Questo comportamento, ossia “tenere d’occhio” il bebè, vale sempre e in qualsiasi circostanza.

Sia gli esperti del San Donato che i pediatri dell’Ospedale Bambino Gesù sottolineano alcuni sintomi utili nell’osservazione. I genitori, davanti a un bebè disidrato, potranno notare:

·       Una perdita di peso in breve tempo (si parla di disidratazione quando la perdita supera il 5% del peso corporeo. Nei bambini più piccoli si valuta il calo ponderale. Fino al 2% la diagnosi è di lieve disidratazione. Dal 5% in poi il problema è da considerare più serio);

·       Inappetenza o minor appetito;

·       Scarsa reattività;

·       Irritabilità;

·       Respiro accelerato;

·       Diminuzione della diuresi (Evidente dal pannolino spesso asciutto);

·       Pelle secca e fredda;

·       Labbra screpolate e bocca asciutta;

·       Sonnolenza o irritabilità;

·       Diminuzione del volume e colorito scuro delle urine;

·       Pianto senza lacrime;

·       Occhi infossati;

·       Nei bambini ancora più piccoli, anche infossamento della fontanella sulla testa.

 

I sintomi più gravi

Nelle forme più rare possono comparire anche:

·       Sonnolenza o letargia;

·       Convulsioni, danno cerebrale con rischio di morte.

 

Come riconoscere il colpo di calore

Oltre all’idratazione, un problema da non sottovalutare è il colpo di calore, che si manifesta con un innalzamento improvviso della temperatura corporea determinato da un’esposizione ad elevate temperature ambientali. In tal caso, non dipende direttamente dai liquidi, ma dal tasso di umidità degli ambienti domestici. Maggiore è l’umidità, più alto è il rischio.

Si tratta di una delle cause più frequenti collegate alla disidratazione in estate, in quanto, aumentando la sudorazione, se non opportunamente reidratati, si può verificare una perdita di liquidi anche importante.

È importante distinguere la disidratazione dal colpo di calore. Oltre alla sintomatologia tipica della perdita di liquidi, può comprendere inoltre:

·       Nausea;

·       Vomito;

·       Mal di testa;

·       Crampi;

·       Senso di svenimento;

·       Febbre o calore del corpo al tatto.

 

Come dev’essere l’umidità in casa

La causa non è sempre dovuta direttamente all’umidità esterna, ma spesso dipende dagli ambienti domestici. La temperatura ideale in casa, specialmente in presenza di neonati, dovrebbe essere compresa tra i 20 e i 22 gradi circa. Ma questo può non bastare se il livello di umidità non è adeguato. In linea generale, un bambino sano dovrebbe trascorrere il suo tempo in un ambiente domestico con il 50-55% di umidità.

 

Perché i bambini devono bere più liquidi

Questa problematica dipende anche dalla composizione del corpicino, composto per il 75% di acqua, dunque più esposto alla perdita di liquidi rispetto agli adulti, che invece hanno un 60% circa di acqua.

Un’attenzione particolare va rivolta ai soggetti con malattie croniche. Tuttavia, la maggior parte dei casi non è allarmante poiché i bambini hanno un metabolismo più accelerato, quindi dovrebbero bere di più.

 

Quando preoccuparsi

I genitori dovrebbero distinguere i casi seri (quando i sintomi sono improvvisi e rapidi) da quelli in cui si può riequilibrare la perdita di liquidi (sintomi più graduali). I bambini infatti hanno un sistema di termoregolazione non ancora perfettamente sviluppato, che necessita di più tempo per abbassare la sua temperatura corporea. Inoltre, vista la minor superficie corporea, soprattutto per i neonati che hanno una traspirazione minore, per disperdere calore impiegano maggior tempo.

Malgrado la frequenza del fenomeno, comunque non sono da sottovalutare sia la disidratazione che il colpo di calore, specie se la questione riguarda i lattanti e se uno, o più sintomi sopra elencati, si presentano con delle tempistiche molto rapide. Un intervento meno rapido dell’intensità con cui si presenta la sintomatologia, o la trascuratezza con cui si colgono i sintomi, può portare a conseguenze gravi, quali:

·       Shock;

·       Danni anche irreversibili agli organi interni, soprattutto nei casi più avanzati.

 

Come intervenire in caso di sintomi lievi e costanti nel tempo

Se non siamo davanti a casi di manifestazioni rapide e intense dei sintomi, possiamo intervenire semplicemente reidratando il bambino. La pediatra ricorda che, in prima battuta, la terapia consiste nella somministrazione di soluzioni saline reidratanti che si trovano comunemente in farmacia in formato liquido o solubile e che contengono già la giusta dose di sali, zuccheri ed acqua, risultando, quindi, di gran lunga migliori di succhi di frutta e preparazioni casalinghe.

 

Cosa fare se vomita

Nei casi di vomito, se vengono somministrate al piccolo grandi quantità di liquidi possono essere vomitate, quindi è necessario procedere con cucchiaini (5/7 ml) a intervalli di tempo ravvicinati di 10/15 minuti l’uno. Se trattiene il liquido ingerito, si va, poi, ad aumentare gradatamente le dosi.

Cosa fare se è diarrea

In presenza principalmente di diarrea si può pensare, invece, di reidratare già nelle prime 4-6 ore con quantità in linea generale equivalenti a circa:

·       30-60 ml di soluzione per kg di perso corporeo, in caso di perdita lievi di liquidi;

·       60 ml/kg per una perdita media;

·       100 ml/kg per una perdita grave.

In quest’ultima circostanza è da valutare la frequenza dell’evacuazione, ma, ad ogni modo, occorre sempre reintegrare la perdita di liquidi.

Cosa fare in caso di colpo di calore

Se i genitori riconosco altri sintomi che portano a un possibile colpo di calore, dovrebbero a questo punto:

·       Trasportare il bambino in un ambiente arieggiato;

·       Scoprirlo per non farlo sudare ulteriormente;

·       Bagnargli la testa e il corpo per abbassare la temperatura ed idratarlo;

·       Sdraiarlo con le gambe sollevate, se avverte un senso di svenimento;

·       Somministrargli paracetamolo e ibuprofene, se manifesta febbre.

 

Cosa fare in presenza di sintomi gravi

Se il bambino è piccolo e ha sintomi vistosi quali sonnolenza, pelle e mucose secche, occhi infossati, è consigliabile portarlo subito dal pediatra o al pronto soccorso più vicino. La disidratazione può essere molto pericolosa ed è tuttora una causa importante di morbilità e mortalità per i neonati e i bambini di tutto il mondo.

Durante la fase acuta, devono essere evitate alternative quali acqua e zucchero, latte, succhi e bibite gassate, perché possono peggiorare la diarrea e il vomito. L’unico alimento che non deve essere sospeso è il latte materno.

Nel caso in cui non fosse possibile somministrare le soluzioni reidratanti per via orale o in presenza di segni gravi di disidratazione, sarà necessario ricorrere a un trattamento più intensivo tramite somministrazione di liquidi per via endovenosa o di soluzioni elettrolitiche mediante sondini di plastica (sondino naso-gastrico) che, attraverso il naso, raggiungono lo stomaco o l’intestino.

Una volta superato l’episodio di disidratazione, è opportuno tornare alla dieta che il bambino seguiva in precedenza evitando per i primi giorni alimenti molto ricchi di zuccheri semplici o di grassi. Sono invece indicati gli alimenti che contengono carboidrati complessi come il pane, la pasta, il riso e le patate.

Anche se il bambino continua a presentare qualche scarica di diarrea è bene offrirgli latte (che non va mai diluito) e altri alimenti per favorire la ripresa delle normali funzioni dell’intestino.

Quando la diarrea è la causa della disidratazione, la ripresa dell’alimentazione nei tempi più brevi (non appena il bambino tollera l’alimentazione per bocca) abbrevia la durata della diarrea stessa.

 

I sintomi dipendono anche dall’alimentazione

Attraverso i cibi assorbiamo molti liquidi e sostanze nutrienti. L’alimentazione del bambino riveste un ruolo importante, soprattutto nel periodo estivo in cui ci deve essere una maggior attenzione, anche in vacanza, a cibi e bevande che vengono somministrati, al fine di mantenere una buona idratazione ed evitare gastroenteriti.

Nella stagione calda, alcuni accorgimenti utili per prevenire la disidratazione consistono in pratiche e comportamenti utili. Per l’alimentazione di un figlio, i pediatri raccomandano ai genitori di:

·       Ridurre il consumo di cibi grassi e calorici;

·       Privilegiare carboidrati, utilizzabili velocemente come fonte di energia;

·       Introdurre frutta e verdura, che contengono naturalmente acqua, vitamine e sali minerali;

·       Se non autonomo, somministrare al bambino acqua con maggior frequenza;

·       Evitare, in particolare per i piccoli sotto il primo anno di età, l’esposizione al sole e sport negli orari più caldi della giornata (dalle ore 11 alle 17);

·       Scegliere indumenti di colore chiaro e fibre non sintetiche;

·       Proteggergli il capo con un cappello;

·       Bagnare frequentemente la testa. Anche il resto del corpo, soprattutto se si trova al mare o in piscina, in modo da raffreddare la temperatura corporea;

·       Preferire creme solari a protezione totale in caso di esposizione al sole, possibilmente senza aggiunta di profumi o sostanze nocive, controllando bene l’etichetta, ingredienti e Inci dannosi anche per l’ambiente (Qui per saperne di più);

·       Evitare bruschi passaggi dal caldo al freddo che fanno sudare maggiormente, e quindi favoriscono la disidratazione.

 

Come riconoscere altre possibili malattie

La disidratazione nei bambini può dipendere anche da intossicazioni o altre malattie di tipo virale o batterico. Il norovirus, ad esempio, è altamente infettivo ma non particolarmente pericoloso, tuttavia può creare confusione nella manifestazione dei sintomi, in tal caso però più comuni a quelli delle gastroenteriti. I bambini con intossicazioni o infezioni di questo tipo possono accusare improvvisa nausea, vomito, diarrea acquosa, crampi addominali e anche leggera febbre.

L’unica misura è quella di assumere molti liquidi per compensare la disidratazione conseguente a vomito e diarrea. La perdita di liquidi può rappresentare una complicazione più seria per i bambini, gli anziani e i soggetti con precario equilibrio metabolico o cardiocircolatorio, e può quindi richiedere una certa attenzione medica.

Altre cause meno frequenti possono indicare problemi di ustioni, fibrosi cistica, diabete di tipo I e diabete insipido.

 

Quando dipende dal rifiuto per il cibo

Spesso un’idratazione insufficiente può dipendere dal rifiuto di mangiare e bere. Questa negazione può nascondere altre problematiche, quali afte, gengiviti o mal di gola.

Invece, per i bambini più grandicelli può essere neofobia alimentare, per combattere la quale è importante il dialogo con i genitori.

Questa problematica nasconde la paura per nuovi piatti e il rifiuto del cibo che non si conosce. Uno studio del Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) ha evidenziato quanto sia importante non forzare i bambini (Qui maggiori dettagli su sintomi e comportamenti strategici da adottare).