Nel 2029 non potranno essere più vendute le caldaie a gas domestiche e un anno dopo il divieto sarà esteso all’installazione. Vediamo quali soluzioni prevedono fonti di calore alternative alimentate da energia rinnovabile
L’addio alle vecchie caldaie a gas, sulla carta entro il 2030, è l’obiettivo che si pone la Comunità europea che vuole eliminare tutti i sistemi di riscaldamento alimentati da combustibili fossili. Lo scopo è abbattere le emissioni di CO2, e se i vecchi impianti potranno continuare a funzionare, per i nuovi si dovrà ricorrere ad apparecchiature alternative che non consumino combustibili fossili e che garantiscano un’efficienza energetica domestica.
Impianti alternativi alla caldaia a gas
Nella maggior parte delle case il metodo più diffuso per riscaldare gli ambienti è stato sempre rappresentato dalle caldaie che sfruttano combustibili fossili. Sia per il riscaldamento che per l’acqua calda. Negli ultimi anni, però, i costi crescenti di gasolio e metano e la problematica delle emissioni di CO2 nell’atmosfera hanno portato a ricercare soluzioni alternative dettate dalle stesse normative della comunità europea.
Ci sono diverse soluzioni che permettono di integrare o eliminare del tutto l’utilizzo del gas in casa, tra queste ci sono la caldaia a biomasse, la caldaia ionica, i pannelli radianti. la pompa di calore acqua-acqua o aria-acqua, il camino e la stufa a pellet. Vediamole nel dettaglio.
La caldaia a biomasse
Il funzionamento della caldaia a biomasse è legato all’utilizzo delle cosiddette biomasse, legna, pellet, mais, gusci di frutta secca ed altre sostanze organiche. Sebbene sia una fonte di riscaldamento alternativo e meno impattante sull’ambiente, comporta delle difficoltà per il reperimento e lo stoccaggio delle materie prime e per la manutenzione degli impianti che andrebbero puliti dalle polvere sottili quasi quotidianamente.
Una caldaia a pellet consuma circa il 25-30% in meno rispetto ad una caldaia a condensazione, mentre con quella a legna si può arrivare anche al 50-60% di risparmio.
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La caldaia ionica
La caldaia elettrica a dissociazione ionica è un sistema di nuovissima tecnologia. Si tratta di un sistema che riscalda un liquido grazie al movimento di ioni. Questo calore viene scambiato, poi, con il circuito di riscaldamento di casa. I vantaggi di questa caldaia sono legati al fatto che non ha bisogno né di unità esterna né di canna fumaria e che raggiunge senza problemi temperature alte, anche di 90° ma ha consumi più alti rispetto ad una caldaia a metano e fino al doppio rispetto ad una pompa di calore.
Pannelli radianti elettrici ad infrarossi
Questi pannelli hanno una tecnologia per cui il riscaldamento avviene in maniera radiante. Non scaldano l’aria, ma le superfici opposte. Sono posizionabili a parete o a soffitto. Ad esempio, mettendo un pannello a parete, viene irraggiato calore sulla parete opposta, mentre a soffitto, il calore viene irraggiato verso il basso. I consumi sono decisamente maggiori rispetto al metano, alla caldaia a biomasse e alla pompa di calore.
Riscaldamento elettrico a pavimento
Il riscaldamento elettrico a pavimento è composto da una serpentina elettrica che si scalda col passaggio della corrente. La serpentina elettrica a pavimento è un sistema mediamente economico da installare ma comporta consumi elevati.
La pompa di calore
La pompa di calore è un’altra soluzione alternativa all’impianto a gas. Esistono due tipologie di pompe di calore: le pompe di calore acqua-acqua e le pompe di calore aria-acqua.
Le pompe di calore acqua-acqua utilizzano solo in parte l’energia elettrica avvalendosi dell’energia che proviene in maniera naturale dall’acqua esterna. Le pompe di calore possono essere collegate anche ad un impianto fotovoltaico. In questo caso, l’utilizzo di un’energia alternativa come quella del sole, avrebbe il vantaggio di far acquisire all’utente, un’autonomia energetica che si tradurrebbe in un risparmio economico.
Il funzionamento delle pompe di calore
Le pompe di calore sono alimentate in parte da elettricità, prelevano la temperatura di un ambiente, per esempio quello esterno e la innalzano immettendo aria calda nell’ambiente da riscaldare. Possono fungere sia da condizionatori a caldo che a freddo, climatizzando l’ambiente in base alle necessità.
Rappresentano un’alternativa sostenibile in quanto sfruttano fonti naturali esterne come l’aria, l’acqua o il suolo per produrre energia termica.
Come detto, il climatizzatore a pompa di calore può essere un modello aria-aria, con il quale l’impianto utilizza l’aria esterna per i processi di condensazione ed evaporazione del fluido refrigerante, oppure acqua-aria, in questo caso, il circuito utilizza come risorsa esterna l’acqua, oppure un modello geotermico che prevede un sistema che scalda o raffredda l’acqua di un pavimento, soffitto o parete radiante, scambiando l’energia termica con l’acqua di falda o con il terreno.
L’opzione migliore, secondo gli esperti, è quello di ricorrere al riscaldamento elettrico, utilizzando impianti come la caldaia elettrica o la pompa di calore. Questi sistemi possono essere alimentati con energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili, installando, ad esempio, un impianto fotovoltaico per generare elettricità pulita e tagliare le emissioni e i costi energetici.
Inoltre gli impianti a pompa di calore possono essere utilizzati anche per la produzione di acqua calda e rappresentano il sistema capace di assicurare un rendimento elevato a fronte di un basso consumo di energia elettrica, risultando un’alternativa più ecologica ed efficiente rispetto alla caldaia a gas.
La pompa di calore, inoltre, a differenza delle classiche caldaie non brucia nessun tipo di combustibile. Il suo funzionamento si basa sul prelevare calore gratuito dall’ambiente esterno per trasferirlo dentro casa.
I consumi di una pompa di calore sono più bassi rispetto ad una caldaia a condensazione, mediamente dal 20 al 40%.
Il camino e la stufa a pellet, un ritorno al passato non sempre conveniente
Tra le alternative alla caldaia a gas, troviamo anche il caminetto a legna e la stufa a pellet. Il caminetto per secoli è stata l’unica forma di riscaldamento, la legna è un combustibile facilmente reperibile ma è un’alternativa valida soprattutto in campagna perché in molte aree urbane a causa dell’alto contenuto di polveri sottili e gas emesso in atmosfera, è vietato.
La stufa a pellet rappresenta un’altra valida alternativa, più ecologica rispetto ai combustibili tradizionali poiché il pellet è un combustibile naturale non trattato che offre grandi prestazioni a costi contenuti.
Anche in questo caso si potrebbe associare alla stufa un sistema di canalizzazione per riscaldare tutti gli ambienti in modo uniforme. Il sistema di canalizzazione, infatti, collega la stufa ad una rete di tubi che diffondono l’aria calda, prodotta dalla combustione, in tutta la casa. Il calore viene così distribuito in modo omogeneo in tutte le stanze, anche su piani diversi. A differenza del camino che invece non distribuisce uniformemente il calore in tutte le stanze.
La posizione della Comunità europea
Alternative e soluzioni energeticamente più efficienti quindi ce ne sono a sufficienza e consentono di allinearsi alle disposizioni comunitarie. L’Unione europea è intenzionata a vietare le caldaie a gas a partire dal 2029 per contrastare l’emergenza climatica, aiutare le famiglie a ridurre i costi della bolletta e rendere i vari paesi più indipendenti dal gas di origine fossile puntando su energie rinnovabili come come idrogeno, biogas, fotovoltaico e solare termico.
L’obiettivo è previsto nel piano RepowerEu con il quale l’Unione europea vuole fare in modo che gli impianti installati possano funzionare non solo col gas naturale, ma anche con un mix di biogas (di produzione biologica) e idrogeno (col supporto di altri tipi di fonti green, in testa l’energia solare).
Che cos’è il RepowerEu
L’approvvigionamento e le disponibilità di energia, l’aumento del costo della materia prima e l’impatto sull’ambiente, hanno portato l’Unione europea ad elaborare una strategia, il cosiddetto REPowerEU che ha lo scopo di trovare alternative per risparmiare energia:
- produrre energia pulita e diversificare il modo;
- di approvvigionarsi dell’energia necessaria.
Il RepowerEu è il piano varato dalla Commissione europea per rendere i paesi membri indipendenti dal gas russo che prevede tra gli altri punti anche la messa al bando a partire dal 2029 delle caldaie a gas.
L’addio ai combustibili fossili per riscaldare le case e gli edifici dovrebbe realizzarsi entro il 2030 (termine che verrà anticipato al 2027 per gli edifici pubblici) quando sarà previsto l’obbligo di costruire case a emissioni zero.
Insieme a questo punto, il piano fornisce un’altra indicazione che prevede un’etichettatura energetica più sfavorevole e il taglio di tutte le forme di incentivazione per questi apparecchi vecchi, reindirizzandole su altre tecnologie. Da qui al 2029, infatti, ci saranno una serie di interventi che tenderanno a ridurre e scoraggiare gli acquisti di caldaie a gas.
Già tra il 2025 e il 2026, il valore di efficienza energetica delle caldaie subirà un declassamento e quest’ultime perderanno il diritto ad ogni tipo di incentivo.
Naturalmente se si ci trova già in possesso di caldaie a gas nel 2029, non saranno ritenute “illegali” ma saranno comunque ritenute dannose. Semplicemente lo scopo del piano RepowerEu vieta, dal 2029 in poi, questo tipo di caldaie che, semplicemente, non verranno più installate, nè per produrre il riscaldamento, né per il raffrescamento, preferendo sistemi energeticamente più efficienti.
La Commissione europea, inoltre, ha deciso di rendere obbligatorio l’installazione di pannelli solari su tutti gli edifici che verranno costruiti dal 2029 in poi.
In questo modo, l’Europa potrà continuare e tener fede al pacchetto di misure “Fit for 55”. Il pacchetto di misure studiato per ridurre notevolmente le emissioni dell’anidride carbonica entro il 2050. Il pacchetto viene chiamato così perché tutte le misure contenute al suo interno serviranno ad abbassare del 55% le emissioni di CO2 registrate nel 1990 entro il 2050.
Questi interventi aiuteranno l’Unione europea a raggiungere un’indipendenza energetica e a produrre ed utilizzare un’energia più pulita.
La direttiva, in sintesi, si propone di raggiungere entro il 2030 il taglio del 55% delle emissioni totali di gas serra nei Paesi dell’Unione europea, un piano che riguarda anche la questione degli impianti di riscaldamento.
Secondo le indicazioni del “Fit for 55” ogni singolo Stato dovrà realizzare un programma per l’eliminazione graduale dei combustibili fossili per il riscaldamento e il raffreddamento, al massimo entro il 2040.
Al momento si parla solo di raccomandazioni agli Stati membri senza imporre alcun divieto per raggiungere l’obiettivo di rendere l’Ue climaticamente neutra entro il 2050.
Cos’è la neutralità climatica?
Nel dicembre 2019 i leader dell’Ue, riuniti in sede di Consiglio europeo, decisero che l’Ue avrebbe conseguito la neutralità climatica riducendo drasticamente le emissioni di gas a effetto serra.
Per raggiungere questo obiettivo, nel giugno 2021 il Consiglio ha adottato la normativa europea sul clima, il Green Deal europeo che stabilisce l’obbligo giuridico, per i paesi dell’Ue, di raggiungere gli obiettivi climatici per il 2030 e il 2050.
La normativa sul clima, inoltre, definisce il quadro delle azioni che l’Ue e gli Stati membri dovranno adottare al fine di ridurre progressivamente le emissioni e conseguire questa neutralità.
Tra i piani di azione vi è il cosiddetto pacchetto “Pronti per il 55%” che prevede norme negli ambiti dell’energia, dei trasporti, dello scambio e della riduzione delle emissioni, dell’uso del suolo e l’impiego di capitali economici. A tal proposito, i paesi dell’Ue si sono impegnati a spendere il 30% del bilancio a lungo termine, per progetti legati al clima.
Insieme ai suoi Stati membri, l’Ue è il principale fornitore di finanziamenti per il clima a livello mondiale. I fondi Ue sostengono azioni legate al clima nei paesi in via di sviluppo per agevolare la loro transizione verde e contrastare gli effetti negativi dei cambiamenti climatici che sono sempre più evidenti.
Le più recenti relazioni scientifiche, sottolinea l’Unione europea, mostrano cambiamenti senza precedenti del clima mondiale. Il riscaldamento globale sta provocando dei cambiamenti irreversibili. Quindi è necessario più che mai abbracciare politiche che possano abbattere le emissioni di CO2.