Manutenzione e revisione caldaia, cosa fare prima dell’accensione

MANUTENZIONE CALDAIA

In molte città i riscaldamenti possono essere già accessi, in altre mancano una manciata di giorni. Quali controlli debbono essere fatti prima? Tra ispezione fumi, revisione, manutenzione, ogni quanto si deve intervenire? E chi paga le spese?

 

A Roma l’accensione dei riscaldamenti sarà possibile dal 15 novembre, a Milano così come a Bologna è partita già il 22 ottobre, a Napoli e Bari si dovrà aspettare il 22 novembre. Per tutti è tempo di controllare la caldaia, di essere in regola con revisione e bollino blu, per scongiurare il rischio di multe salate, ma anche di avere problemi con il riscaldamento di casa, nel periodo in cui se ne ha più bisogno.

Revisione e bollino blu: i costi

«Tra settembre e gennaio rispondiamo soprattutto a richieste per la revisione della caldaia e il conseguente rilascio del bollino blu» – racconta uno dei tecnici di questo settore. Un dato confermato anche dall’Osservatorio di ProntoPro, il 45% delle richieste annuali per questo servizio vengono intercettate infatti dal portale nei mesi autunnali.

Cosa dice la legge?

Facendo un po’di chiarezza sulle tempistiche è necessario ricordare che la periodicità dei controlli va dai 12 ai 48 mesi, a seconda della capacità dell’impianto e del combustibile che utilizza. Gli impianti domestici superiori ai 10 kW e inferiori a 100 kW di potenza, a combustibile liquido e solido, hanno l’obbligo di controllo ogni due anni. Per quanto riguarda invece gli stessi impianti domestici, ma a gas metano o GPL, i controlli sono da fare ogni quattro anni. «Attenzione però, perchè alcune Regioni e Province Autonome hanno emanato proprie norme che, spesso, prevedono scadenze diverse – avvisa il tecnico – e per quanto riguarda i centri con più di 40.000 abitanti è bene informarsi presso lo Sportello Energia del proprio Comune o Provincia, dove viene indicata la periodicità da seguire».

Oltre ai controlli obbligatori per legge è importante prestare attenzione a ciò che accade quando la caldaia viene riattivata dopo l’estate: «Se notiamo qualcosa di strano nella pressione dell’acqua, passaggi troppo repentini fra acqua fredda e acqua calda, è buona  norma contattare un tecnico per un controllo, l’uscita di uno specialista ha un costo di 30 Euro e aiuta a prevenire danni più ingenti».

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Filto defangatore: è obbligatorio?

Il filtro defangatore è un sistema di filtraggio che serve a prevenire il deposito di sabbia, fango, terra, sassolini e sostanze ferrose all’interno della caldaia e di impianti come scaldabagni e lavatrici. in questo modo, l’impianto dura di più e funziona meglio nel tempo. Posto che si tratta di un accessorio utile, qualche tecnico durante i controlli lo impone come “obbligatorio”. Sull’argomento gira un po’ di confusione, anche tra gli addetti ai lavori. Ciò è dovuto alla nuova normativa UNI 8065:2019, entrata in vigore quattro anni fa e che effettivamente introduce un obbligo: i sistemi di defangazione devono essere installati in tutti gli impianti nuovi e in quelli vecchi in caso di modifiche sostanziali, come la  sostituzione della caldaia. Questo vuol dire che per caldaia installate prima del 2019 non vi è alcun obbligo di aggiungere il filtro defangatore. Ma attenzione, perché alcuni produttori potrebbero legare l’estensione commerciale della garanzia alla presenza o meno del filtro. Ma qui entriamo neell’ambito della firma volontaria e non obbligatoria di un contratto.

Paga il proprietario o l’inquilino?

Quando si stipula un contratto di affitto, il proprietario dell’alloggio è sempre tenuto a consegnare al conduttore una caldaia perfettamente funzionante e le carte in regola dell’impianto, gli ultimi controlli effettuati e il libretto di manutenzione compilato fino a quel momento, un documento obbligatorio unificato per tutti, in cui sono presenti 14 schede da redigere in base agli interventi effettuati.

Lo stesso principio vale nel caso in cui si abiti in affitto e venga installato un nuovo impianto: il proprietario di casa sosterrà il costo della caldaia e dell’installazione, fornitura del libretto compresa.

Soltanto successivamente le spese e la responsabilità relative alla manutenzione e al controllo della caldaia spettano per legge al responsabile dell’impianto (di riscaldamento e di climatizzazione) che è l’occupante dell’abitazione a qualunque titolo: il proprietario nel caso di abitazione privata e l’inquilino in caso di locazione. Fa eccezione l’affittuario in un condominio con riscaldamento centralizzato, dove la responsabilità è dell’amministratore. Se è però presente nell’appartamento un impianto di climatizzazione estiva, la responsabilità è dell’affittuario che deve farne verificare la sicurezza.

La revisione della caldaia, che è obbligatoria per legge, e cioè la manutenzione ordinaria e il controllo dell’efficienza energetica (che di solito viene chiamato “verifica dei fumi”), è a carico dell’inquilino, poiché rappresenta una spesa di manutenzione ordinaria dell’impianto termico. Lo sono anche i costi di accensione stagionale e di messa a riposo a fine inverno. Spettano sempre al conduttore le piccole spese di manutenzione, per esempio le piccole riparazioni dovute a deterioramenti prodotti dall’utilizzo, e non quelli provocati da vetustà o da caso fortuito, come indicato dall’articolo 1576 del codice civile.

E se non accendo la caldaia?

Un impianto termico sfugge a controlli, manutenzione e prove fumi solo se è oggettivamente non funzionante e dunque dichiarato “inattivo” (ad esempio è stato disdetto il contratto di fornitura, sono stati apposti i sigilli e ne è stata data comunicazione).

Al contrario, un impianto non acceso da tempo ma potenzialmente attivabile in qualunque momento è sempre soggetto agli obblighi di legge.

Per definizione legislativa l’”impianto termico” è infatti “l’impianto tecnologico destinato ai servizi di climatizzazione invernale o estiva degli ambienti […]”. Controllo e manutenzione sono imposti dalla legge quale obbligo a carico del responsabile dell’impianto termico a fini di sicurezza.

Una notazione importante: l’impianto disattivato si può ovviamente sempre riattivare, ma solo previa effettuazione di controlli e manutenzione e comunicazione della messa in funzione.