Dopo l’inchiesta Report su Fileni, spuntano i primi dubbi tra i certificatori

galline

Dopo l’inchiesta della trasmissione Report sugli allevamenti di polli che ipotizza maltrattamenti e il mancato rispetto del disciplinare, il Salvagente ha contattato Lorenzo Pileri, Ad di Ccpb, l’ente di certificazione che si occupa di Fileni bio e B Lab che certifica l’eticità della produzione e annuncia una revisione sull’azienda

Dopo l’inchiesta della trasmissione Report, con il supporto di Lav, sugli allevamenti di polli che ipotizza maltrattamenti e il mancato rispetto del disciplinare bio, il Salvagente ha contattato Lorenzo Pileri, Ad di Ccpb, l’ente di certificazione che si occupa di Fileni bio e B Lab che certifica l’eticità della produzione e che annuncia una revisione sull’azienda. Oltre ad alcune dichiarazioni Pileri ci ha inviato anche la nota del certificatore sulla vicenda. Iniziamo con questa.

Ccpb: “Le inesattezze di Report”

La nota di Ccpb ricorda che nel corso della puntata la giornalista Giulia Innocenzi mostra un documento in cui “i capannoni presenti a Maiolo (RN), attualmente fatiscenti ed inattivi”, sarebbero stati attestati come impiegati per la produzione biologica da parte dell’Ente. “Così non è. Quel Documento infatti non indica stabilimenti avicoli presenti nel Comune di Maiolo (RN), bensì terreni che sono attualmente ed effettivamente condotti con metodo biologico dalla società. Gli unici stabilimenti con destinazione avicola inseriti in quel documento, sempre contraddistinti con il codice ED94, sono invece quelli di Borghi (FC) e non quello (inattivo, come detto) di Maiolo (RN)”. Per questo Ccpb spiega di non poter “nascondere la nostra amarezza dinanzi ad un servizio giornalistico che pone, ingiustamente, in cattiva luce il lavoro di decine di ispettori e di impiegati di questo Organismo”. Per maggior comprensione, Ccpb allega un documento tecnico a supporto di quanto detto.

Come funzionano i controlli negli stabilimenti

Chiarito questo punto, però, rimangono in piedi tutte le altre questioni legate al biologico sollevate da Report. “Nel servizio vengono mischiate le immagini degli stabilimenti biologici e di quelli convenzionali, con un po’ di confusione. SUl biologico c’è poca roba – ci dice Pileri – per esempio le immagini da dentro i capannoni non sono girate in quelli adibiti a produzione biologica”. Eppure, almeno su un punto, se le accuse di Report fossero vere, siamo di fronte a una questione tutt’altro che marginale: la giornalista Innocenzi piazza delle telecamere davanti a degli stabilimenti bio (in un caso fino a 6 giorni), e non vede mai le galline all’aperto, com’è previsto dal disciplinare. “Ma il disciplinare parla di un terzo di vita passato all’aperto – spiega Pileri – può capitare che per alcuni giorni i polli non escano all’esterno”. Chiediamo come fa un certificatore che durante una visita non trova polli all’esterno a capire che le uscite vengono regolarmente fatte. “Ci sono i registri, dove devono essere registrate tutte le uscite – risponde Pileri – e nel caso questi fossero contraffatti entriamo nel campo della frode, che riguarda le forze dell’ordine, non noi”.

Pileri: “Faremo più controlli a sorpresa”

Pileri ci spiega che solo nell’ultimo anno Ccpb ha fatto oltre 30 visite, annunciate e a sorpresa, negli stabilimenti bio di Fileni, che dice essere più di 10. La quantità delle visite dipende “dalle condizioni del singolo stabilimento, nel caso in cui ci sia stata qualche non conformità, magari si va più volte l’anno”. In altri, invece, ci si limita a una visita l’anno. Date queste condizioni – per altro previste dalla legge – su casi come quello delle galline all’aperto o meno, il certificatore che si presenta in un giorno in cui i portelli per l’aia sono chiusi, rischia di doversi fidare esclusivamente della carta e della buona fede dell’azienda. “Ripeto, ci sembra che sul biologico siano venute fuori questioni marginali – continua Pileri – ma in ogni caso faremo più visite a sorpresa, saremo più attenti”.

B Cert, la certificazioni etica ottenuta un anno fa da Fileni

La bomba mediatica esplosa su Fileni non ha tirato in ballo solo Ccpb, ma anche B Lab, l’ente certificatore internazionale che assegna la certificazione B Corp, che identifica aziende “che si impegnano a misurare e considerare le proprie performance ambientali e sociali con la stessa attenzione tradizionalmente riservata ai risultati economici e che credono nel business come forza positiva che si impegna per produrre valore per la biosfera e la società”. Nel gennaio 2022, Fileni annuncia in pompa magna di essere il primo produttore di carne al mondo ad avere ottenuto questa certificazione.

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B Lab: “Abbiamo avviato una revisione per eventuali casi di cattiva condotta”

Dopo il servizio di Report, anche B Lab si sente in dovere di chiarire la sua posizione, e lo fa con una dichiarazione pubblica: “Prima della messa in onda dell’episodio, a seguito di una segnalazione formale ricevuta negli scorsi mesi attraverso il modulo di reclamo sulla Certificazione B Corp (B Corp Certification Complaint Form) e all’uscita di alcuni articoli riguardanti l’azienda in questione, abbiamo dato il via a una revisione ufficiale delle accuse a Fileni, come previsto dalla nostra procedura di reclamo (Complaints Process). Gli elementi emersi nel corso della puntata di Report del 9 gennaio sono già stati recepiti e saranno considerati nell’ambito del processo di valutazione in corso”.

90 giorni per decidere su revoca della certificazione

B Lab chiarisce che “La procedura ufficiale di reclamo di B Lab viene utilizzata per identificare eventuali casi di cattiva condotta o di false dichiarazioni da parte delle B Corp ed è parte fondamentale del processo di revisione e verifica per mantenere l’integrità e il valore della certificazione B Corp”. I reclami possono essere risolti con specifiche modalità, che vanno dall’obbligo per l’azienda di divulgare pubblicamente i problemi emersi sul proprio profilo, alla messa in campo di misure correttive o, negli scenari più critici, alla revoca della certificazione. “Ci proponiamo di concludere tutte le revisioni iniziali dei reclami entro 90 giorni dal ricevimento e, se è necessaria una revisione da parte dello Standards Advisory Council, di risolvere il caso entro altri 90 giorni. Questo lasso di tempo minimo è fondamentale per garantire un processo approfondito e oggettivo e arrivare a una decisione equa”.

 

La precisazione di Pileri (Ccpb)

In seguito all’intervista telefonica, Lorenzo Pileri ci ha inviato una nota per chiarire meglio le affermazioni sopra riportate.

“Il disciplinare parla di un terzo di vita passato all’aperto. può capitare che per alcuni giorni i polli non escano all’esterno, per condizioni meteo, per ordinanze della Regione o altro” aggiunge Pileri, che sui registri che annotano le uscite, dice “la loro contraffazione è un reato penale”. Rispetto alle visite di Ccpb, invece: “La quantità delle visite dipende dalla classificazione del rischio di non conformità, determinata sulla base di tabelle stabilite da Accredia a cui dobbiamo adeguarci. Va da sè che se in un singolo stabilimento verifichiamo una non conformità intensifichiamo l’attività ispettiva, ma se tutto risulta regolare ci atteniamo a un’ispezione l’anno. Date queste condizioni – che sono previste dalla legge, cui gli organismi di controllo devono attenersi –  su casi come quello dei polli all’aperto o meno, il certificatore, ma anche l’ispettore degli organi di vigilanza pubblica che si presenta in un momento in cui i portelli per l’aia sono chiusi, deve prendere atto delle registrazioni aziendali, contando fino a prova contraria sulla loro veridicità e sulla buona fede dell’azienda. Le immagini viste sono forti, ma le riprese non hanno riguardato espressamente gli allevamenti biologici, quanto quelli convenzionali: eventuali irregolarità che li riguardino vanno oltre la competenza che il ministero ci ha attribuito e rientrano in quelle degli organi pubblici. Noi siamo comunque tenuti a dar seguito alle segnalazioni di sospette non conformità: chi ha dubbi su qualche impresa li faccia presenti: trattiamo le segnalazioni, compreso quanto emerso dalla trasmissione, come un reclamo, in seguito al quale effettuiamo più visite ispettive a sorpresa”.

 

Report risponde al Ccpb

La redazione di Report, dopo aver letto le parole del Ccpb al Salvagente, ci inoltra la nota di risposta all’ente certificatore. La riportiamo di seguito.
“Vi ringraziamo per l’opportunità che ci avete offerto di precisare quanto avremmo voluto domandarvi prima della finalizzazione dell’inchiesta.

Innanzitutto, ci teniamo a chiarire che abbiamo in versione integrale, in quanto pubblici, e abbiamo letto con attenzione i documenti che voi, nel “Report Fileni” inviato come allegato, avete presentato in modo fortemente parziale tramite screenshot di passaggi molto ridotti, e questi sì poco comprensibili.
Passando alle vostre affermazioni, precisiamo quanto segue:
Come riportato sia dal vostro allegato che da Report, nel documento CCPB datato 16/04/2021 si fa riferimento ai codici Asl dei quattro stabilimenti di Borghi. I quattro stabilimenti, sempre secondo il “Documento giustificativo”  citato da Report, rientrano all’interno della “Unità produttiva/centro aziendale Società Agricola Biologica Fileni Maiolo. Tipologia attività: produttore esclusivo: Azienda in conversione (produzione vegetale, azienda con zootecnia)”.
Report quindi ha correttamente indicato quanto segue: “I quattro stabilimenti romagnoli di Borghi sono al centro di un’altra anomalia. Come dimostrano i codici di riferimento l’ente certificatore CCPB certifica che lì ci sono 88 mila polli bio nel 2021. Ma come ha fatto se l’Arpa li certificherà biologici solo nell’ agosto del 2022? E poi viene indicata Maiolo, che si trova a 45 minuti di macchina da lì“.
Non abbiamo quindi mai detto che gli 88.000 polli venivano allevati a Maiolo, bensì che gli stabilimenti indicati nel documento erano quelli di Borghi, “come dimostrano i codici di riferimento” e abbiamo solo aggiunto che il documento “indicava” Maiolo.
Riguardo alla seconda questione, più importante, relativa all’Autorizzazione Integrata Ambientale degli stabilimenti di Borghi:
Riportiamo dalla vostra lettera quanto segue: “In trasmissione si è sostenuto che solo nel 2022 tali allevamenti avrebbero ricevuto l’Autorizzazione Integrate Ambientale, quindi successivamente alla data del documento giustificativo emesso dal CCPB il 16/04/2021” aggiungendo che “le determinazioni cui la trasmissione ha fatto riferimento (facilmente reperibili sul sito internet dell’ARPAE Emilia Romagna) hanno come oggetto “[…] Modifica non sostanziale di AIA con aggiornamento dell’Allegato I […]” . Questa affermazione non è corretta ed è incompleta.
Innanzitutto, nella puntata abbiamo correttamente riportato quanto segue: “I quattro stabilimenti romagnoli di Borghi sono al centro di un’altra anomalia. Come dimostrano i codici di riferimento, l’ente certificatore CCPB certifica che lì ci sono 88 mila polli bio nel 2021. Ma come ha fatto se l’Arpa li certificherà biologici solo nell’ agosto del 2022?“. Come si può evincere dalle Autorizzazioni Integrate Ambientali dei quattro allevamenti di Borghi, il Gestore (Fileni) ha presentato la richiesta di “Modifica di Aia” soltanto nel giugno del 2022. La modifica consiste nel costituire “Allevamento convenzionale al primo piano e biologico al piano terra”. Prima di questa modifica non sostanziale i quattro allevamenti di Borghi erano tutti esclusivamente convenzionali, come si può evincere dalle stesse AIA dell’agosto 2022 (citiamo quella relativa al Podere Cagnona per tutte):
“Evidenziato che l’installazione sita in Via Medrina Podere Cagnona è composta da n. 3 capannoni a due piani per l’allevamento di polli da carne di tipo convenzionale con una capacità produttiva di n. 150.000 polli/ciclo;
Dato atto che in data 23/06/2022 la ditta Soc. Agr. Fileni Srl ha trasmesso (a mezzo del portale Osservatorio IPPC), la domanda di modifica di AIA acquisita al protocollo di Arpae con PG/2022/104549 che descrive il progetto per l’allevamento del pollo da carne convenzionale unitamente all’allevamento biologico del pollo da carne a lenta crescita di tipo “ROSS 308, Ranger e Rusticanello” …..
Soltanto dopo l’approvazione della richiesta di modifica da parte dell’Arpa, avvenuta, appunto, tra il 22 e il 30 agosto 2022, al piano terra gli stabilimenti vengono riconosciuti come biologici. Quindi, quanto riportato correttamente da Report si basa sulle Autorizzazioni Integrate Ambientali originarie e sul documento CCPB, di cui vi avevamo chiesto spiegazioni ben prima della messa in onda del servizio con una richiesta di intervista che voi avete deciso di non rilasciare”.