Dal 1° gennaio 2025, in tutta Italia, diventerà obbligatoria la raccolta differenziata degli indumenti usati. Ma già oggi alcuni comuni la ha nno organizzata. Vediamo quali sono le caratteristiche della legge che disciplina lo smaltimento dei rifiuti tessili.
I dati rilevati dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile parlano di un incremento dell’8% nel 2020 per la raccolta differenziata dei rifiuti tessili, dato incoraggiante nella logica della promozione di un’economia circolare. Il decreto legislativo 116/2020 ha permesso un enorme passo avanti a favore della sostenibilità. Con quella legge, infatti, l’Italia ha attuato uno dei decreti del Pacchetto di direttive sull’economia circolare adottato dall’Ue nel 2018, al cui interno erano presenti obiettivi vincolanti riguardo al riciclo dei rifiuti e alla riduzione del numero di discariche entro il 2025. Va detto che ad oggi la raccolta differenziata della frazione tessile dei rifiuti urbani è presente in diversi Comuni italiani (basta visitare le pagine internet dei servizi di raccolta rifiuti per verificare) ma non è un obbligo di legge e non lo sarà almeno fino al 2025.
Perchè si è arrivati a una legge
Una delle ragioni principali per cui si è giunti al decreto legge 116/2020 riguarda sicuramente il fatto che l’industria dell’abbigliamento e dei tessuti (specie il fast fashion) è uno dei settori nei quali si registrano i maggiori sprechi, rappresentando di fatto una tra le prime cause di inquinamento. Per fare riferimento ad alcuni numeri, si parla della produzione di circa il 10% di gas serra.
L’impatto ambientale generato dall’industria tessile si riflette in:
- enormi quantità di emissioni di carbonio, circa il 10% delle emissioni globali;
- eccessiva quantità di acqua impiegata nei processi di produzione;
- inquinamento idrico: secondo alcune stime, la produzione tessile sarebbe responsabile di cica il 20% dell’inquinamento delle acque potabili a livello globale;
Rimettere in circolo i tessuti è quindi di primaria importanza: lo scopo è intercettarli prima che arrivino in discarica – e all’inceneritore – in modo da sfruttarne le fibre in modi diversi.
Un tentativo che, però, non ha avuto felice esito, è stata la proposta di legge numero 1065 presentata alla Camera dei deputati dalla Rete Onu (Rete nazionale degli operatori dell’usato) insieme a Stefano Vignaroli, deputato del Movimento 5 Stelle. La legge mirava a concedere una riduzione dell’Iva al 10%, creare un tavolo di coordinamento tra gli operatori del settore e le istituzioni centrali e dare credibilità alle figure coinvolte in questo mercato.
Cosa buttare nel cassonetto del tessile?
Le tipologie di tessuti che debbono essere buttati nel cassonetto del tessile sono tutti i materiali ormai inutilizzabili, e non certamente capi che possono ancora essere utilizzati e/o indossati con alcuni accorgimenti o modifiche. Nel cassonetto andranno quindi calze rotte, abiti logori, vecchi asciugamani, biancheria intima scartata, tutto ciò che è composto da tessuto e che non si può in altro modo reindossare. All’interno dei cassonetti per la raccolta della frazione tessile urbana si possono quindi inserire – chiusi in buste – tutti i capi di abbigliamento e accessori, incluse biancheria intima, scarpe e borse nonché tutto quel che rientra nel tessile come stoffe in genere, tende, lenzuola, tovaglie, coperte, tappeti. Nella raccolta della frazione tessile urbana dei rifiuti possono andare anche vestiti o stoffe lesionate, dato che anche capi strappati possono avere nuova vita.
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Per poter garantire il più ampio recupero dei materiali è opportuno non buttare nella raccolta differenziata del tessile tessuti sporchi o maleodoranti che, peraltro, potrebbero anche rendere qualche altro capo inservibile.
Uno straccio che sia imbevuto di grasso e non lavabile, tanto per fare un altro esempio, andrà sicuramente nella raccolta indifferenziata.
Alcuni comuni prevedono già dei cassoni per il dono di indumenti ancora indossabili, iniziativa che in genere è promossa da varie associazioni di beneficienza presenti sul territorio. In ragione della legge di cui si è parlato, tutti i comuni dovranno presto incrementare i punti di raccolta tessile, cassonetti dislocati sul territorio. Al momento, l’opzione disponibile è quella di portare i rifiuti tessili in negozi o catene che li raccolgono per riciclarli, o all’isola ecologica più vicina in zona.