Stampi in silicone, il test choc: troppe sostanze pericolose migrano nei cibi

STAMPI IN SILICONE

Pratici in cucina, se non altro perché è molto facile separare i cibi una volta cotti, gli stampi in silicone erano considerati anche sicuri. E invece un test ha trovato che solo il 16% non mostra migrazione di sostanze preoccupanti negli alimenti.

Sono diventati un classico tra gli strumenti di cucina e fino a oggi sembravano anche assolutamente sicuri. Fino a oggi, perché un lavoro europeo delle associazioni dei consumatori sugli stampi in silicone ha fatto emergere fin troppi dubbi sul rilascio di sostanze da questi stampi e i cibi.

44 quelli testati dl mensile transalpino dei consumatori Que Choisir e dai suoi omologhi europei, e di questo totale solo il 16% non mostra migrazioni di sostanze preoccupanti negli alimenti. In altre parole, sia che si acquisti uno stampo in silicone su Internet o in un negozio, come spiegano i francesi “bisogna essere maledettamente fortunati per imbattersi in un modello che non rilasci componenti chimici nel cibo durante la cottura in forno”. Per quanto riguarda le 29 referenze commercializzate in Francia, sono solo gli 6 stampi privi di rischio, ovvero solo 1 possibilità su 5 di trovarli se si acquista a caso.

Anche fidarsi di un grande marchio non è garanzia di sicurezza. In effetti, gli stampi in silicone Tupperware e De Buyer, due marchi noti, sono tra i peggiori classificati. Sono nella categoria “da evitare”, che conta 9 stampi per il nostro territorio e 16 a livello europeo.

L’altra categoria molto rappresentata è quella dei contenitori con sostanze di tossicità sconosciuta o preoccupanti per la salute ma che migrano in piccole quantità. Per precauzione, Que Choisir sconsiglia questi stampi.

Viceversa, nella categoria “da evitare”, la migrazione è significativa o riguarda sostanze classificate come cancerogene, mutagene o tossiche per la riproduzione, o addirittura che compaiono nell’elenco europeo delle sostanze estremamente preoccupanti, quelle che sono chiamate ad essere ritirate dal mercato in quanto dannose per la salute e per l’ambiente.

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