Nitriti e nitrati aumentano il rischio cancro: il nuovo rapporto dell’Anses

nitriti e nitrati

Pur riconoscendo l’utilità di nitriti e nitrati nella conservazione dei salumi, l’Agenzia francese ha suggerito di limitarne l’assunzione perché cancerogeni. Ecco la lista dei salumi che ne contengono quantità più elevate

C’è un’associazione tra il rischio di cancro del colon-retto e l’esposizione a nitriti e nitrati. A dirlo l’Anses, l’agenzia francese per la sicurezza sanitaria, che sta per pubblicare un rapporto sulla tossicità di questi due additivi alimentari, anticipato domenica, sul Journal du dimanche.

Cosa sono nitriti e nitrati

Si tratta di due additivi alimentari (in etichetta li troviamo spesso con le sigle E250, nitrito di sodio, e E252, nitrato di potassio): servono a dare un colore rosato alla carne e sono utili per garantire una perfetta conservazione dei salumi. Non solo. Nitriti e nitrati sono anche contenuti naturalmente in alcuni alimenti. Nella grafica che segue, una sintesi degli alimenti in cui possiamo trovarli.

Perché nitriti e nitrati sono cancerogeni

Già nel 2015, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro ha classificato i salumi come “cancerogeni per l’uomo” proprio per la presenza dei due additivi. Qualche mese fa, l’Inserm ha confermato, ancora una volta, che nitriti e nitrati aumentano il rischio di cancro, ma non solo. Specifica inoltre quali sono i tipi di cancro che si sviluppano maggiormente e a quale dose il consumo di nitriti e nitrati diventa pericoloso.

Stando al nuovo studio, il rischio di cancro alla prostata è aumentato del 58% in un uomo che consuma 0,25 mg di nitrito di sodio al giorno (E250). Ciò corrisponde all’equivalente di due fette di prosciutto. Il rischio di cancro al seno aumenta del 25% per una donna che consuma 0,36 mg di nitrato di potassio (E252) al giorno.

Anses: limitarne l’assunzione

È proprio sulla base dello studio dell’Inserm che l’Anses ha prodotto il rapporto che verrà pubblicato tra qualche giorno in cui conferma l’esistenza di un grave rischio e raccomanda di “ridurre l’esposizione della popolazione mediante misure proattive limitando l’esposizione attraverso gli alimenti”.