Niente bisfenolo A e ftalati nei contenitori. La nuova legge spagnola

BISFENOLI

Nella Penisola iberica approvata una norma che vieta bisfenolo A e ftalati nelle nuove plastiche. In Europa, fino a oggi, questi interferenti endoctini sono banditi solo da biberon, giocattoli e contenitori per il baby food

Ftalati e bisfenolo A vietati in tutti i contenitori in plastica e non solo nei biberon, nei giocattoli e nei prodotti destinati ai bambini sotto i tre anni, come già succede in Europa. È uno dei provvedimenti adottati in Spagna dall’innovativa legge sui rifiuti appena approvata dal Congresso dei Deputati.

“Questa legge cerca di aggiornare la gestione dei rifiuti nel nostro Paese, con particolare attenzione alla prevenzione, cercando di generare meno rifiuti per non doverli trattare successivamente. In questo modo aumenterà la tutela dell’ambiente e dei consumatori”, ha spiegato a Rtve – il più importante gruppo radiotelevisivo in Spagna –  Ethel Eljarrat, ricercatrice dell’Istituto per la diagnosi ambientale e gli studi sull’acqua, che ha collaborato alla stesura di questa legge.
Tra le altre disposizioni della norma c’è l’istituzione di sistemi di deposito, rimborso e restituzione della plastica, la promozione delle vendite sfuse, così che i supermercati dovranno dedicare almeno il 20% delle proprie superfici alla vendita di prodotti senza imballaggio.

Bisfenolo e ftalati, fuori dalla catena alimentare

Il punto centrale, però, è il divieto di uso di bisfenolo e ftalati, due sostanze tossiche  in quanto queste migrano facilmente dal contenitore al cibo.

“Il bisfenolo A era già vietato nel 2011 nell’Unione Europea per la produzione di biberon e giocattoli per bambini, e in seguito il suo uso è stato bandito in qualsiasi imballaggio alimentare destinato a bambini da zero a tre anni“, afferma Eljarrat.
L’evidenza scientifica indica che sia gli ftalati che il bisfenolo A sono interferenti endocrini, il che significa che interrompono le nostre funzioni ormonali. Altri problemi associati sono il cancro alla prostata, il diabete, l’obesità, la ridotta fertilità e persino le difficoltà di apprendimento nei bambini. Non solo. Gli utlimi studi scientifici mostranocome si tratti di tossine  “obesogene” che possono influenzare il modo in cui il corpo controlla il peso.

“Sebbene l’esposizione a queste sostanze non causi effetti avversi immediati, produce tossicità cronica, anche in concentrazioni molto piccole”, sottolinea il ricercatore.

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Il problema del riciclo delle plastiche

La nuova legge non consentirà l’utilizzo di questi composti in nuovi materiali, ma è stato dato un margine fino al 2030 per riciclare i contenitori che li contengono. Il problema, infatti, è di identificare quelli in cui sono presenti le due sostanze perché non vengano avviati al riciclo, inquinando nuovi materiali. Per Eljarrat la soluzione potrebbe essere quella di etichettarli  in modo tale da rendere visibile la presenza di ftalati e/o bisfenolo A.

Una volta eliminate queste sostanze tossiche, dovrebbero essere sostituite con altre non nocive. Ma, a quanto pare, secondo l’esperto, “ci sono più di 60 sostanze ritenute dannose per la salute e che probabilmente richiedono misure simili a quelle adottate con ftalati e bisfenolo A. Per sostituirle con altri composti, bisognerebbe analizzare con studi precedenti i possibili effetti dannosi di queste nuove sostanze, e per poter valutare se tale sostituzione è sicura o meno”, conclude.