Cementifici liberi di bruciare rifiuti e inquinare. Verdi e medici contro la deroga del governo

cementifici
View of a cement factory against blue sky

La deroga del governo amplia la possibilità dei cementifici di bruciare rifiuti per ottenerne energia. Ma questo comporta un aumento in atmosfera di diossine, sostanza cancerogene. L’allarme di Europa Verde e della Società italiana di medicina ambientale. Un nuovo caso fanghi tossici?

 

La necessità di ripensare la politica energetica in seguito alla crisi geopolitica dovuta alla guerra in Ucraina rischia di creare un danno alla salute degli italiani. Un’esempio potrebbe essere la deroga voluta dal governo alla possibilità di bruciare rifiuti nei cementifici. Una pratica che permette di ridurre il solido destinato a discariche o inceneritori e allo stesso tempo ai cementifici di ottenere energia senza dover usare combustibili fossili come petrolio e gas. Era già permesso ma ora, con l’esigenza di ridurre la dipendenza energetica dalla Russia, il governo ha deciso di ampliarla.

La deroga sui cementifici

Con una modifica inserita nel decreto energia, infatti, viene prevista una disposizione transitoria applicabile fino al 31 dicembre 2022 secondo cui in caso di impianti di produzione di cemento autorizzati allo svolgimento delle operazioni di recupero dei css, combustibili solidi secondari ottenuti dalla componente secca (plastica, carta, fibre tessili e altro ancora) con limiti quantitativi orari, giornalieri o riferiti ad altro periodo inferiore all’anno, si considera vincolante soltanto il quantitativo massimo annuo di utilizzo, limitatamente ai quantitativi effettivamente avviati al recupero energetico.

Europa Verde: rischio diossine nell’aria

“Ancora una volta rimaniamo senza parole di fronte a chi si è installato al Governo con la promessa di voler realizzare la transizione ecologica e poi ha sfruttato pandemia e guerra per andare ostinatamente nella direzione opposta, come accaduto con il Decreto Energia. Dare la possibilità, a impianti già fortemente inquinanti come i cementifici” commenta Devis Dori, a nome della componente Europa Verde-Verdi Europei alla Camera dei Deputati. “Numerosi studi scientifici, – prosegue, – dimostrano come la combustione di rifiuti nei cementifici comporti una variazione della tipologia emissiva di questi impianti, in particolare in merito all’emissione di diossine, composti organici clorurati e metalli pesanti, come il mercurio, enormemente pericolosi per la salute umana, oltre che per l’ambiente. Era così difficile, anziché andare ad aggravare una crisi climatica che è anche sanitaria, prevedere investimenti e semplificazioni nel rilascio di autorizzazioni per l’installazione di energie rinnovabili?”

Sima: elementi cancerogeni liberati dalla combustione

Anche la Società italiana di medicina ambientale (Sima) ha protestato. “Secondo il vigente testo unico delle leggi sanitarie” ha spiegato a Repubblica Alessandro Miani, presidente Sima e professore all’Università di Milano, “la combustione di rifiuti o assimilati all’interno dei cementifici fa passare questi impianti in maniera automatica da una classificazione come industrie insalubri di seconda classe a un livello di industrie insalubri di prima classe al pari degli inceneritori. I cementifici sono pressoché gli unici impianti – oltre a quelli chimici, alle centrali termoelettriche alimentate da combustibili fossili e alle acciaierie – presenti nell’elenco delle industrie a maggiore impatto ambientale e sanitario in Europa, costantemente aggiornato con stime sulla mortalità evitabile dall’Agenzia europea per l’ambiente sulla base degli inventari delle emissioni di CO2, ossidi di azoto, PM 2.5 e PM10. Questi ultimi, sono fonte di danno polmonare e vascolare ma classificati anche come cancerogeni certi per l’uomo”.

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I controlli difficili e sparuti

E come se non bastasse,  i limiti di legge per le emissioni dei cementifici, che producono il triplo di CO2 rispetto a un impianto di smaltimento, sono molto più permissivi e soggetti a deroghe rispetto a quelli degli inceneritori tradizionali. “Purtroppo, anche se i cementifici sono soggetti ai controlli ufficiali previsti dalle Autorizzazioni integrate ambientali, le Arpa in genere riescono a effettuare solo sporadiche rilevazioni, affidandosi di fatto ai sistemi di autocontrollo delle stesse aziende” conferma Miani a Repubblica, confermando le ragioni della preoccupazione. Siamo di fronte a un nuovo caso come quello dei fanghi tossici?