Lo scandalo infinito dei fanghi tossici. E le colpe di tre governi

FANGHI TOSSICI

Un decreto, un limite aumentato fino a 200 volte, 130mila firme e tre governi latitanti. Sullo scandalo dei fanghi tossici – sdoganati dal decreto-Genova del 2018, durante il primo governo Conte – Il Salvagente ha lanciato una petizione (firmala su Change.org) che è stata sottoscritta da decine di migliaia di cittadini per chiedere – al governo Conte 1 e Conte 2 prima e all’attuale governo Draghi – di cancellare quello che tutti agli effetti è una bomba tossica sganciata per anni nei nostri terreni agricoli e che minaccia il made in Italy.

Stasera Report (vedi sotto un estratto della puntata) torna ad occuparsi della questione con un’inchiesta che parte dalle inchieste delle Procure di Brescia, Lodi e Pavia che hanno scoperto centinaia di migliaia di tonnellate di fanghi e gessi fuori norma e inquinati da sostanze tossiche che sono state sversate sui terreni del Nord Italia, in quattro regioni e centinaia di province. Il motivo? Questi reflui – civili e industriali – possono essere impiegati come fertilizzanti e il decreto Genova non ha fatto altro che aumentare le concentrazioni di sostanze tossiche che possono finire in questi “concimi”.

L’articolo 41 del decreto Genova e l’innalzamento dei limiti

Qualche esempio? L’articolo 41 del decreto Genova approvato nel 2018 per affrontare l’emergenza causata dal crollo del viadotto Morandi inserisce “Disposizioni urgenti sulla gestione dei fanghi di depurazione”. “Al fine di superare situazioni di criticità nella gestione dei fanghi di depurazione”, il governo fissa a 1.000 milligrammi per chilo di sostanza tal quale il limite per gli idrocarburi pesanti C10-C40. È una modifica sostanziale che cambia decisamente le carte in tavola rispetto a quanto stabilito dal tribunale amministrativo lombardo che, sulla base delle sentenze della Cassazione, aveva stabilito i limiti di concentrazione di sostanze nei terreni previsti dalla legge 152 del 2006 a venti volte meno di quanto previsto nel decreto Genova.

La legge, anche a causa degli emendamentipeggiorativi” che ha recepito, per il toluene alza il limite di 200 volte, per il selenio il limite è alzato di 3 volte, per i Pcb viene alzato di 13,3 volte, per i Pcdd/Pcdf (diossine) il limite diventa ben 2,5 volte maggiore. In sostanza da oltre tre anni si autorizza in questo modo ad accumulare sui terreni destinati all’agricoltura diossine, Pcb e microinquinanti tossici trasformando nel tempo quei terreni in aree da sottoporre a bonifica e contaminando le matrici ambientali e la catena alimentare. Le colture più a rischio potrebbero essere quelle di zucchine, melanzane e cavoli.

De Bonis: “Dal ministro Cingolani un silenzio assordante”

Sulla questione è intervenuto il senatore Saverio De Bonis, membro della IX Commissione Agricoltura del Senato, tra i primi a sollevare la questione e votando contro l’articolo 41 venne espulso dal Movimento 5 Stelle: ““I fanghi da depurazione sono ancora oggi usati come fertilizzanti in agricoltura, immettendo sostanze pericolose e potenzialmente cancerogene nella catena alimentare e quindi, in sostanza, sulle nostre tavole. L’articolo 41 del cosiddetto decreto Genova ha innalzato i limiti di idrocarburi e di altri agenti tossici che possono essere sversati nei terreni, sia dai fanghi civili sia da quelli industriali. All’epoca, nel 2018, presentai alcuni emendamenti per sopprimere queste disposizioni e pagai questa ‘disobbedienza’ con l’espulsione dal Movimento Cinque Stelle. L’ex ministro Costa, da me interrogato, aveva promesso che quella norma sarebbe stata transitoria e che i limiti sarebbero stati rivisti quanto prima. Non si è fatto nulla. Ho richiesto un incontro con il ministro Cingolani per esporgli la gravità della situazione, ma anche in questo caso ho ricevuto solo un silenzio assordante. Evidentemente c’è un colpevole ritardo sul quale va richiamata una precisa responsabilità politica. Invito tutti i colleghi parlamentari e tutti i cittadini a guardare la trasmissione Report di questa sera per farsi un’idea chiara e immediata di che cosa comporti per l’ambiente e la salute umana tollerare ancora lo sversamento di queste sostanze nei terreni agricoli”.

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