Polli, ecco perché negli allevamenti intensivi non è garantito il benessere animale

ALLEVAMENTO INTENSIVO

La condizione biologica dei polli allevati per la carne non è compatibile con alcuna forma di benessere animale. A questa conclusione giunge Animal Equality che ha per la sua ultima inchiesta ha confrontato le carcasse di 7 polli deceduti prematuramente negli allevamenti intensivi con la condizione di tre polli della stessa razza cresciuti in un contesto ambientale protetto e salubre. Questi animali sono chiamati “a rapido accrescimento” proprio perché frutto di una selezione operata dall’essere umano al fine di ottenere la crescita accelerata e un volume sempre maggiore di petto e cosce, le parti considerate più vendibili sul mercato. Ciò avviene mettendo in secondo piano la salute stessa degli animali, tra cui le loro capacità motorie, la circolazione del sangue e la corretta respirazione, condannandoli ad ampie sofferenze durante un arco di vita che non supera i due mesi. (continua dopo il video)

Gli esami clinici e le radiografie condotte dai veterinari mostrano come le loro caratteristiche genetiche implichino sofferenze che rendono impossibile per questi animali il rispetto delle norme di benessere animale come previste dal Decreto Legislativo 26 marzo 2001, n. 146 per la protezione degli animali negli allevamenti, in cui all’ Art. 2 viene specificatamente richiesto agli allevatori che siano adottate “misure adeguate per garantire il benessere dei propri animali e affinché non vengano loro provocati dolore, sofferenze o lesioni inutili”. La reale condizione dei polli Broiler non consente infatti di applicare tali misure in nessun contesto e in nessuna condizione ambientale, anche quella più favorevole.

Le immagini raccolte mostrano:

  • Crescita innaturale e peso eccessivo degli animali: le radiografie effettuate mostrano che il tasso di accrescimento dei polli esaminati è risultato molto elevato e riscontrabile visivamente in particolare prossimità di petto e cosce. Le misurazioni per ogni individuo mostrano, in particolare, il raddoppiarsi del peso corporeo degli animali già tra la prima e la seconda settimana di vita, in soli sette giorni, quando sono ancora di fatto dei pulcini;

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  • Gravi danni alle ossa: dalle radiografie la calcificazione delle ossa non risulta ancora totalmente avvenuta, neppure nella radiografia relativa alla settima settimana. L’incompleta calcificazione porta a gravi conseguenze per l’animale, quali facili fratture all’apparato osseo e deviazioni  delle ossa con conseguenze negative per le articolazioni. Questo è stato osservato sia nei polli vissuti in allevamento intensivo, sia in quelli vissuti in un luogo protetto che hanno ricevuto cure adeguate e specifiche. Ciò dimostra come il sovraccarico del peso innaturale della massa muscolare su ossa non ancora formate provochi fratture e deformazioni dovute proprio alla selezione genetica;

  • Danni cardio-respiratori: negli animali esaminati è risultato evidente uno stato di irritazione e talvolta infezione presente sul petto e sugli arti inferiori, da correlarsi all’alto tasso di ammoniaca presente nella lettiera, su cui gli animali sono costretti a poggiare il petto costantemente. L’acidità delle deiezioni, depositate sulle lettiere – mai pulita per l’intero ciclo di vita degli animali – fa sì che i polli, già deboli per genetica, siano ulteriormente compromessi sulla cute, con relativa perdita di piumaggio e formazione di ustioni. In aggiunta, all’alto tasso di ammoniaca nella lettiera campionata ed esaminata non sono solo da ricondurre perdita di piumaggio ed infezioni, ma anche patologie respiratorie;

  • Danni agli organi interni: Nonostante le complicazioni respiratorie causate dall’ammoniaca all’interno degli allevamenti intensivi, durante l’autopsia eseguita su un pollo Broiler collocato in struttura protetta – senza quindi alcuna esposizione ad alti tassi di ammoniaca – sono stati rilevati chiari segni di polmonite e versamento eccessivo di liquido attorno al cuore che ne hanno presumibilmente causato il decesso. Questa situazione è emblematica poiché descrive una patologia delle vie respiratorie creatasi al di fuori di quelli che in allevamento rappresenterebbero fattori aggravanti, a sostegno dell’assunto che è la linea genetica stessa a predisporre gli animali allo sviluppo di simili patologie con conseguente morte precoce;

  • Sanguinamenti interni ed esterni: le perdite di sangue dalla testa degli animali sono state valutate dai veterinari coinvolti come in possibile relazione alla compromissione degli organi respiratori prima del decesso, a causa dell’elevato tasso di ammoniaca. Un altro possibile motivo potrebbe essere la contusione quale causa diretta di morte. In Italia infatti se un volatile presenta difficoltà e problematiche di salute, l’operatore aziendale è giustificato ad intervenire spezzando il collo dell’animale senza utilizzo di sostanze anestetiche: la pratica è definita di “uccisione ed abbattimento d’emergenza”.

Alla luce dei risultati emersi da questa inchiesta, Animal Equality ha lanciato una petizione rivolta al Ministro per le Politiche Agricole e al Ministro per la Salute per chiedere di supportare a livello europeo la messa la bando delle razze a rapido accrescimento e di disporre  l’abbandono totale delle razze a rapido accrescimento in Italia.