I giacimenti da dove l’Italia estrarrà il nuovo gas

Una delle mosse strategiche del governo per contrastare il caro bollette nel medio, ma soprattutto nel lungo periodo, è aumentare l’attuale produzione di gas di 3,2 miliardi di metri cubi aggiungendone almeno altri 2,2 miliardi, come ha spiegato il ministro per la Transizione ecologica, Roberto Cingolani. Per farlo le aziende produttrici verranno incentivate con contratti di lungo periodo a prezzi fissi. Quei 5,4 miliardi di metri cubi sono comunque una minima parte dei circa 70 miliardi di metri cubi di cui il nostro paese ha bisogno, ma con questa mossa il governo spera che immettendo nel mercato maggiori quantità di gas a prezzo più basso, possa contribuire a ridurre il peso delle bollette sulle tasche degli italiani.

I parametri del Pitesai

Ma dove verranno estratti questi nuovi miliardi di metri cubi di gas? Una mano per capirlo può darcela il Pitesai, acronimo di Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee, che riguarda l’uso del sottosuolo ed è stato pubblicato a febbraio dal Mite. Secondo questo documento il nuovo gas si potrà estrarre solo dove i giacimenti “ricadono in tutto o in parte in aree considerate idonee nell’ambito del Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee”. A dire il vero, il piano fa un’eccezione: i giacimenti già in attività possono continuare a lavorare anche se sono nelle zone vietate fino ad esaurimento.

La mappa delle nuove estrazioni

Andiamo, nel dettaglio, a vedere quali sono i giacimenti che rientrano nei parametri del Pitesai, e da cui potrebbero venire i 2,2-2,5 miliardi di gas in più, a partire da un elenco pubblicato dal Sole 24 ore. L’80% arriverebbe dai nuovi giacimenti Argo e Cassiopea nel Canale di Sicilia. Il 15% dall’area che fa perno su Ravenna e al largo delle Marche. Il 5% con nuovi giacimenti nello Ionio al largo di Crotone. “La compagnia più coinvolta è l’Eni – scrive il Sole 24 ore – un ruolo da comprimari alla Shell, alla compagnia petrolifera emiliana Gas Plus, alla anglo-ellenica Energean. Marginale il contributo della Total, il cui gas del giacimento di Tempa Rossa è tutto riservato alla Regione Basilicata!.

Bonelli (Europa Verde): Dal governo solo demagogia

Secondo Angelo Bonelli, Co-Portavoce di Europa Verde, l’operazione del governo è “perfettamente demagogica. Con questo nuovo gas a prezzo calmierato, così ha detto Cingolani, si riforniranno le industrie energivore. Non ci sarà nessun vantaggio sulle bollette dei consumatori”. Bonelli nota una contraddizione evidente: “Se tu analizzi il bilancio energetico del gas del 2021, vedrai che l’Italia l’anno scorso ha avuto un aumento del gas esportato, pari a 1,6 miliardi di metri cubi. Insomma, da un lato diciamo che vanno aumentate le estrazioni per 2 miliardi, dall’altro ne esportiamo 1,6. Ci si dice che è il libero mercato, che non siamo in un sistema sovietico. Però il governo ha degli strumenti che può utilizzare, specialmente se l’azienda in questione si chiama Eni ed è partecipata dallo stato”. Uno di questo sarebbe intervenire per tassare gli extra-profitti.

Il doppio standard sugli extra-profitti

Bonelli commenta: “Draghi ha detto che sugli extra-profitti da gas ci stanno pensando. Ma con quelli delle rinnovabili, nel precedente decreto, ci hanno pensato subito a tassarli. È eticamente inaccettabile che l’Eni abbia chiuso l’ultimo quadrimestre del 2021 con un aumento degli utili del +3.870%. I contratti con cui lo acquista Eni sono tutti pluriennali, con piccole variazioni, mentre il gas la compagnia lo mette in vendita a costi di mercato”.

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“Cingolani sabota la transizione energetica”

Altra questione che secondo il co-portavoce di Europa verde è dirimente: “A queste società estrattrici si garantirà un prezzo fino al 2031. Significa condizionare ulteriormente il nostro paese a un piano energetico che ritarda fortemente il raggiungimento degli obbiettivi del 2030, ovvero il 72% di rinnovabili. A questi ritmi, secondo le previsioni della fondazione Enel e del forum Ambrosetti, li raggiungeremo con 30 anni di ritardo. C’è un atteggiamento chiaramente luddista da parte del ministro Cingolani, che a parole vuole la transizione energetica, ma nei fatti la sta sabotando”.

Niente nuove concessioni? Dipende

“Infine – aggiunge Bonelli – il ministro dice che non sono possibili nuove concessioni. Ma la concessione già esistente si sviluppa per centinaia di km quadrati, all’interno può andare a trivellare ancora. Quindi non è vero che non si possono fare nuove trivellazioni”.