Si moltiplicano le inchieste e i test di laboratorio sulle mascherine anti-covid prodotte da Fca per venire incontro all’appello del governo. Dopo l’inchiesta della procura di Savona su un lotto di dispositivi distribuiti in una scuola, e contestati da alunni e professori per il forte odore di solvente, i test di laboratorio commissionati da Striscia di Notizia, arrivano anche quelli presentati dall’Unione sindacale di base. Tutte iniziative che puntano il dito sullo stesso aspetto: il sospetto che le mascherine prodotte dall’azienda di John Elkann abbiamo un livello di efficacia nel trattenere il passaggio del virus inferiore al minimo richiesto dalla legge.
Le analisi di Usb e i limiti di legge
Usb, insieme a Rete Iside Onlus, e l’organizzazione studentesca Osa, ha commissionato all’azienda Archa, autorizzata dall’Ente italiano di accreditamento Accredia, un’analisi delle mascherine chirurgiche Fca, rilevando come queste non siano rispondenti ai requisiti di norma in tema di efficienza di filtrazione batterica (Bfe). “Sottoposte a test di laboratorio – scrive Usb – le mascherine hanno dato valori di filtrazione oscillanti tra l’83,53 e l’86,39%, quando la norma UNI EN 14683:2019 stabilisce un limite di accettabilità maggiore del 95% per le mascherine tipo I (due strati) e del 98% per il tipo II e IIR (tre e quattro strati)”. I test sono stati effettuati venerdì 15 gennaio 2021 esponendo ad aerosol batterico la faccia interna del campione con un flusso di aspirazione di 28,3 litri/minuto. “Insomma -scrivono Usb, Iside e Osa – le mascherine acquistate a milioni dalla Protezione Civile e fornite ogni giorno alle scuole per garantire agli studenti e al personale insegnante, tecnico e amministrativo la possibilità di stare a scuola in sicurezza non garantiscono il filtraggio necessario a proteggerli. Lo stesso vale per gli operai di Fca e delle aziende collegate, ai quali vengono fornite identiche mascherine, che da tempo avevano denunciato insieme a Usb l’inidoneità dei dispositivi di protezione”. Rete Iside, Usb e Osa chiedono all’autorità giudiziarie di adottare ogni provvedimento cautelare opportuno al fine di tutelare la salute dei lavoratori e dei cittadini.
Striscia la notizia e la doppia analisi in laboratorio
Anche Striscia la notizia a dicembre aveva portato in laboratorio tre mascherine Fca prodotte dallo stabilimento di Mirafiori e comprate in farmacia. I risultati dell’analisi, come aveva spiegato il direttore generale del laboratorio Bpsec, Daniele Barbone, raccontavano di una capacità di filtrazione massima rilevata del 77%. Dopo la risposta di Fca, che aveva ribadito che in tutti i suoi stabilimenti di produzione le mascherine vengono sottoposte a decine di test ampiamente conformi, mettendo in dubbio la veridicità dei test di Bpsec, la trasmissione ha commissionato a due laboratori diversi altre analisi con campioni anonimizzati. Risultato: le mascherine Fca di tipo II prodotte nello stabilimento di Pratole Serra (Av) davano una capacità filtrante del 99,45%, dunque ottima. Ma le mascherine, inviate ancora un volta dai genitori degli alunni perplessi dalle mascherine ricevute, e prodotte a Mirafiori, dimostravano una capacità filtrante del 70,77% in un laboratorio, e del 60% circa addirittura, nell’altro. Il responsabile dell’area meccanica Fca, Ennio Meccia, ricontattato dalla trasmissione ha raccontato di aver implementato la qualità delle mascherine anche in seguito alle segnalazioni.
Report e le testimonianza degli operai
Alle commesse affidate dal commissario straordinario, Domenico Arcuri, tra cui quella a Fca, la trasmissione Report ha dedicato un’inchiesta nella puntata dello scorso 11 gennaio. All’azienda ex Fiat, racconta Report “il commissario ha messo a disposizione macchine e materia prima, Fca ci mette forza lavoro e spazi. Circa due miliardi di mascherine a 12 centesimi al pezzo in un anno”. Dal punto di vista dell’economia di scala e della capacità di produzione, il commissario ha fatto sicuramente la scelta giusta: il 30 settembre Fca annunciava già di aver prodotto 100 milioni di dispositivi. Ma per quanto riguarda la qualità? Un operario Fca rivela alla giornalista Rosamaria Aquino, “I primi facevano proprio schifo perché, li provavamo anche noi, si riempivano di lana, più di due ore non potevi tenerle le dovevamo buttare”. E poi c’è il problema dell’odore. Ad ottobre presidi e genitori iniziano a segnalare che le mascherine prodotte da Fca emanano un forte odore di solvente. Uno dei genitori, Patrik Abbondanza, racconta: “Mio figlio tornando da scuola mi ha detto guarda papà cosa mi hanno regalato: tre pacchetti di mascherine. Al che, quando l’ho aperta ho sentito un forte odore di copertone. Pensare che mio figlio che debba stare 5 ore a scuola annusando questa cosa qui…”
Le rassicurazioni del commissario Arcuri
Report continua: “Scriviamo al commissario, che ci assicura: non c’è alcun problema di tossicità e alcune partite, per via dell’odore sono state ritirate, per il resto, dice, basta tenerle un po’ all’aria. Fca ribadisce che i dispositivi sono regolarmente autorizzati e certificati da organismi ufficiali e indipendenti”. In studio, Rigfrido Ranucci riassume: “Abbiamo visto quella della Fca, che però hanno avuto qualche problema. Un centinaio, quelle maleodoranti che erano state distribuite nelle scuole, sono state sequestrate dalla procura di Savona che le farà analizzare da laboratori certificati e procede con l’ipotesi di reato a carico di ignoti per frode in commercio. Ora siamo entrati nella scuola, ci rimaniamo e ci mettiamo seduti ai banchi”. Insomma, da più parti arrivano accuse pesanti ai dispositivi Fca, l’azienda a suo modo ha risposto. Ma il governo, sapendo che i dispositivi vanno anche nelle scuole, dove devono indossarli i bambini in classi affollate, non sente il dovere di approfondire la faccenda?
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