Bretagna, le pressioni della lobby dell’agroindustria per intimidire i giornalisti

INCHIESTE

Reporters sans frontières, l’associazione per la difesa della libertà di stampa, ha denunciato le pressioni della lobby agroindustriale bretone nei confronti di una giornalista investigativa, Inès Léraud, che aveva pubblicato un’inchiesta sul media on line Basta!. Nel suo articolo la giornalista denunciava “i metodi manageriali del gruppo e le sue pratiche fraudolente, sulla base di testimonianze e condanne per lavoro illegale e frode nel sistema di etichettatura”. Alcuni grossisti di frutta e verdura, non avendo gradito la pubblicazione dell’inchiesta, hanno citato in giudizio sia la giornalista che la testata.

“Un modo per intimidire le mie fonti”

“Le pressioni e le procedure a cui è soggetta la giornalista Inès Léraud sono un messaggio molto chiaro per tutti i giornalisti bretoni: non indagate sulle pratiche agro-aziendali nella vostra regione, il prezzo è troppo caro da pagare!” ha detto Pavol Szalai, capo dell’ufficio UE-Balcani di RSF.

Per Inès Léraud, questa denuncia è anche “un modo per identificare e intimidire le mie fonti giornalistiche”. “Si tratta di tacere sulle pratiche dell’azienda e di fare in modo che non siano oggetto di alcuna indagine”, aggiunge il giornalista nel comunicato. Specialista in indagini che combinano ambiente e salute, Inès Léraud, era già stata oggetto di pressioni durante la pubblicazione del suo sondaggio “Alghe verdi, la storia proibita” (clicca qui per il video in lingua originale) scritto insieme a Pierre Van Hove sotto forma di fumetto. Frutto di tre anni di ricerca sul campo, il libro, che ha vinto il premio per il miglior libro di giornalismo alle Assises du journalisme nel 2020, denuncia l’inquinamento e la tossicità di queste alghe che sono comparse con l’agricoltura intensiva.