Registro dei cereali, l’industria contro l’emendamento che rafforza la trasparenza di filiera

CEREALI

I mugnai italiani sollevano la protesta contro l’emendamento, approvato, al bilancio di previsione dello Stato 2021 riguardante il monitoraggio della produzione cerealicola nazionale e dell’acquisto di cereali e farine importati da paesi Ue e extra-Ue. L’industria non gradisce il registro dei cereali che servirà a tracciare gli ingressi e le uscite dai mulini, identificandone la provenienza, per monitorare ia filiera e identificare eventuali storture. come ad esempio ingressi illeciti di derrate estere.

La rabbia degli industriali dei mulini

Ma secondo Italmopa-Associazione industriali mugnai d’Italia, l’emendamento “costituisce un ulteriore pesante e ingiustificato aggravio amministrativo ed economico per le Aziende operanti nel comparto molitorio nazionale”. Cosimo De Sortis, Presidente Italmopa arriva a definirla “Una norma aberrante, incomprensibile, assunta nella più totale assenza di confronto con le categorie coinvolte e che si pone in palese contrasto con la riconosciuta necessità di maggiore semplificazione, penalizzando in particolar modo l’Industria della prima trasformazione”. “Questa norma, al contrario – continua De Sortis – alimenta pericolosamente presso lo stesso consumatore la percezione di una carenza di trasparenza nei vari passaggi della filiera, in verità, già pienamente garantita dalla normativa nazionale e comunitaria sull’etichettatura“.  Secondo Italmopa, la disposizione risulta, peraltro, fortemente discriminatoria poiché l’ambito di applicazione risulta limitato, “a livello nazionale, al solo settore cerealicolo, sia perché, a livello internazionale, nessun altro paese comunitario o extra-comunitario presenta una normativa analoga”.

“Vogliono attaccare il Made in Italy che importa”

“Aver circoscritto il perimetro della norma al settore cereali, la cui produzione risulta strutturalmente deficitaria rispetto al fabbisogno dell’Industria, conferma invece una chiara volontà politica di penalizzare le importazioni, in modo del tutto miope rispetto alle esigenze strutturali del comparto” prosegue De Sortis. “Questa disposizione – unitamente alla recente istituzione dell’elenco importatori presso il Minsalute e alla norma sui prezzi minimi di vendita dei prodotti agricoli – costituisce una preoccupante deriva dirigista dell’economia di settore, che si sta materializzando sotto la regìa di una parte delle rappresentanze sindacali del settore primario e con la complicità di alcuni settori della politica”.

Cillis (M5s): “Nulla di diverso da vino e olio”

il deputato M5s Luciano Cillis, primo firmatario dell’emendamento risponde così alle accuse: “Si tratta di monitoraggio di derrate alimentari. Il provvedimento considera in questo caso solo i cereali perché esistono già delle strutture simili per il monitoraggio dell’olio, del vino, e in discussione anche per il latte, quindi era escluso tra i grandi asset alimentari nazionali solo i cereali.  Tutti, non solo il grano, quindi non c’è alcun attacco al made in Italy. Questo è uno strumento essenziale per avere contezza di tutto ciò che riguarderà il settore cerealicolo. E servirà allo stato per fare tutti i tipi di politiche necessarie, anche di aiuto, affinché possa avere il quadro completo di tutta la filiera nazionale che di importazione. Vogliamo rafforzare il settore, rendendo ancora più chiara la filiera”.

maggioranza apre alla collaborazione

Anche per le obiezioni di tipo tecnico, Cillis ha una risposta: “Ci sarà un tavolo tecnico per implementare il sistema con il confronto con tutti i player del settore, quindi anche con i trasformatori. Nel settore dell’olio e del vino i nostri hanno avuto anche vantaggi economici, perché una filiera più trasparente costituisce un valore aggiunto. Non andiamo a violare la privacy delle aziende, perché non vogliamo sapere il nome delle aziende che fanno acquisti di prodotti nazionali o esteri, a noi occorre avere il dato aggregato. È solamente un monitoraggio. Chi fa già questo lavoro avrà già gli strumenti informatici per fare le comunicazioni, ma non è un problema, perché ci sarà tempo e modo per sviluppare un sistema condiviso”.

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Ma Italmopa prepara la guerra

Ma la mano tesa della maggioranza non sembra interessare a Italmopa, che ha preso l’emendamento come un atto di guerra più che come una richiesta di maggiore trasparenza. L’associazione dei mugnai italiani annuncia che  “si opporrà in ogni modo ed in ogni sede, anche comunitaria, a tutte quelle misure che dietro la presunta difesa del consumatore celano interessi politici e di categoria diretti a limitare la libertà di approvvigionamento dell’Industria della trasformazione, colpendo i principi di libera iniziativa e di libero scambio”.