Cinque anni di inganni sul “Frankenfish”, il salmone Ogm in tavola negli Usa (e non solo)

SALMONE OGM

C’è un giudice a… San Francisco, verrebbe da dire. La crociata del giudice del tribunale di San Francisco Vincent Chhabria contro il salmone Ogm sta mettendo in serio imbarazzo tanto la Fda che la multinazionale del salmone geneticamente modificato, la AquaBounty. Già un paio di mesi fa Chhabria aveva espresso dei pesanti dubbi sull’impatto ambientale di questo pesce manipolato in laboratorio per aumentarne le dimensioni e accorciare i tempi di crescita. Un’operazione da anni solleva molte critiche e non solo negli Usa, dove a promuoverlo nel 2015 è stata una valutazione ambientale della Food and Drug Association.

Salmone Ogm, la Fda ha violato le leggi ambientali

Giovedì, il giudice ha stabilito che la Food and drug administration, l’organismo di valutazione statunitense di alimenti e farmaci, ha violato le leggi ambientali fondamentali nell’approvazione del salmone “AquAdvantage”. Il giudice ha in sostanza dato ragione ai gruppi ambientalisti che temono che questo pesce Ogm possa danneggiare le popolazioni di salmone selvatico.

Il piano di AquaBounty era di allevare l’AquAdvantage a Rollo Bay nell’Isola del Principe Edoardo una delle province marittime orientali del Canada e quindi spedire le uova alla sua azienda dell’Indiana.

Chhabria ha scoperto che la FDA ha ignorato le gravi conseguenze ambientali dell’approvazione del salmone geneticamente modificato e l’intera portata dei piani per coltivare e commercializzare il salmone negli Stati Uniti e in tutto il mondo, violando il National Environmental Policy Act. La Corte ha anche stabilito che la decisione unilaterale della FDA secondo cui il salmone geneticamente modificato non poteva avere alcun effetto sul salmone atlantico selvatico ad alto rischio di estinzione era sbagliata, in violazione dell’Endangered Species Act.

Chhabria ha invitato la FDA ad analizzare a fondo le conseguenze ambientali di una fuga di salmone geneticamente modificato in natura.

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I rischi mai studiati

“La decisione odierna è una vittoria fondamentale per il salmone in via di estinzione e per i nostri oceani”, ha affermato George Kimbrell, direttore legale e consulente legale di CFS nel caso, in una dichiarazione riportata da Food Safety Network. “Gli animali geneticamente modificati creano nuovi rischi e le autorità di regolamentazione devono analizzarli rigorosamente usando una scienza solida, non ficcare la testa dentro la sabbia come hanno fatto qui i funzionari. In realtà, questo pesce ingegnerizzato non offre altro che rischi non studiati. L’ultima cosa in assoluto di cui il nostro pianeta ha bisogno in questo momento è un’altra crisi creata dall’uomo come il pesce geneticamente modificato sfuggito che si scatena” ha commentato Kimbrell.

Nel 2016, il Center for Food Safety (CFS) e Earthjustice, che rappresentano un’ampia coalizione di clienti di organizzazioni ambientali, di consumo, commerciali e di pesca ricreativa e la Quinault Indian Nation, avevano citato in giudizio la FDA per aver approvato il primo salmone geneticamente modificato in commercio.

Era la prima volta in assoluto che un governo approvava un animale commercialmente modificato geneticamente da impiegare nell’alimentazione umana.

Immediata era stata la reazione di molti esperti mondiali, perfino i biologi delle agenzie per la fauna selvatica statunitensi incaricate di proteggere i pesci e la fauna selvatica avevano fortemente criticato l’approvazione spiegando i rischi dell’impatto del salmone geneticamente modificato sulle popolazioni native di salmone.

Una minaccia per i salmoni selvaggi

“Questa decisione sottolinea ciò che gli scienziati hanno detto alla FDA per anni: la creazione di salmone geneticamente modificato rappresenta un rischio inaccettabile se il pesce fugge e interagisce con il nostro salmone selvatico e la FDA deve comprendere quel rischio per prevenire danni”, ha commentato Steve Mashuda, avvocato responsabile di Earthjustice . “I nostri sforzi dovrebbero essere concentrati sul salvataggio delle popolazioni di salmone selvatico che già abbiamo, non sulla produzione di nuove specie che rappresentano un’altra minaccia per la loro sopravvivenza”.

E la possibilità che questi salmoni geneticamente modificati fuggissero per incrociarsi con pesci nativi è sembrata più che probabile alla Corte di San Francisco. Anche perché la cosiddetta “contaminazione transgenica”, in cui le colture Ogm si impollinano in modo incrociato o si stabiliscono nei campi vicini o in natura, è diventata comune ed è già costata agli agricoltori statunitensi miliardi di dollari negli ultimi dieci anni.