Di fronte alla doppia osservazione degli effetti negativi dell’agricoltura sull’ambiente e sui bassi redditi degli agricoltori, un modo di fare agricoltura più sostenibile, etico ed ecologico è una delle soluzioni a cui è lecito aspirare. Ma una scelta come il biologico è anche redditizia per gli agricoltori?
C’è chi ne è convinto e la vede come un’opzione obbligata e chi – come la senatrice Cattaneo – continua ad accusare queste pratiche come un ritorno al medioevo e un sistema per affamare agricoltori e consumatori.
A questi ultimi, forse, non farà piacere andare a vedere i risultati ottenuti da France Stratégie, istituzione autonoma che relaziona al primo ministro francese e il cui compito è contribuire all’azione pubblica attraverso le sue analisi e proposte. L’Istituzione pubblica, che su richiesta del governo, produce anche valutazioni di politica pubblica, ha vagliato la letteratura scientifica e modellato ventitré benchmark relativi all’agroecologia, concludendo che l’agricoltura biologica appare oggi la più efficiente dal punto di vista economico e ambientale.
I CONTI IN TASCA ALL’AGROECOLOGIA
L’agroecologia comprende tutte le pratiche agricole basate su un uso ottimale delle risorse naturali per ridurre al minimo l’uso di input sintetici, fertilizzanti chimici e prodotti fitosanitari e aumentare la resilienza e l’autonomia delle aziende agricole. Numerosi standard pubblici o privati si riferiscono a queste pratiche o vi fanno riferimento: in Francia oltre l’agricoltura biologica (AB), ci sono i sistemi agroambientali e climatici (MAEC) che fanno parte della politica agricola comune, con una logica di compensazione dei costi e delle carenze.
Ci sono poi quelle ad alto valore ambientale (HVE), che riconosce attraverso una certificazione le aziende agricole impegnate in approcci rispettosi dell’ambiente, la rete delle 3mila aziende agricole Dephy, per la sperimentazione di colture a basso impatto di pesticidi.
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France Stratégie ha scelto di analizzare tutte queste specifiche, nonostante la diversità dei metodi di applicazione e controllo. Alcuni comportano un ripensamento dell’intero sistema produttivo, altri richiedono semplicemente il cambiamento delle pratiche, con specifiche più o meno impegnative; alcuni beneficiano di aiuti pubblici specifici, altri no.
IL BIO? CONVIENE A TUTTI
Per l’agricoltura biologica, conclude l’istituzione francese, il minor utilizzo di input sintetici induce sicuramente un calo delle rese e il diserbo meccanico richiede un’ulteriore forza lavoro. Questi costi di meccanizzazione e manodopera sono compensati dalla scomparsa degli oneri relativi ai fertilizzanti e ai prodotti fitosanitari, e dal prezzo vantaggioso di commercializzazione dei prodotti biologici. L’agricoltura biologica fornisce inoltre all’agricoltore una migliore stabilità economica, con rese più stabili a lungo termine grazie a una produzione più diversificata e più resistente ai parassiti. La transizione a questo tipo di agricoltura appare quindi proficua nel medio termine, spiegano gli esperti.
Analizzando un modello di azienda cerealicola che consente di simulare un cambio di sistema la conferma: il benchmark biologico è l’unico a fornire benefici a medio termine tra i cinque testati. Sebbene la redditività economica non sia sempre correlata ai requisiti ambientali, l’agricoltura biologica è tuttavia la più efficiente dal punto di vista economico e in termini di requisiti ambientali.
A seconda della produzione e della regione, il guadagno è diverso: o l’aumento dei prezzi o la riduzione dei costi. In particolare, secondo INSEE (l’Istat transalpino), in viticoltura il forte profitto osservato è principalmente spiegato dal differenziale del prezzo di vendita dei prodotti. La valutazione molto buona dei prodotti biologici infatti compensa ampiamente questi costi aggiuntivi, che sono l’aumento dei costi intermedi e la riduzione della resa. D’altra parte, per altri prodotti, i prezzi dei prodotti biologici da soli non compensano la riduzione della resa. Nell’orticoltura o nell’allevamento lattiero-caseario, sono i vantaggi della riduzione dei costi operativi che compensano le perdite di produzione e garantiscono un beneficio post-transizione complessivo.
AIUTI IN FUNZIONE DELL’IMPATTO SULL’AMBIENTE
Gli aiuti pubblici assegnati alle aziende agricole, spiegano gli esperti, in particolare gli aiuti della politica agricola comune, dovrebbero essere proporzionati agli sforzi degli agricoltori per ridurre il loro impatto sull’ambiente o fornire servizi ambientali. Le autorità pubbliche dovrebbero dare la priorità al sostegno delle etichette che presentano sia punteggi elevati di requisiti ambientali che vantaggi economici, come l’agricoltura biologica, e informare meglio gli agricoltori e i consumatori di questi vantaggi comuni.