Arsenico nel riso per la prima infanzia: ora anche per gli Usa è un pericolo da contenere

Ci sono voluti 8 anni ma oggi la Food and Drug Administration, l’ente regolatorio statuinitense per gli alimenti e i farmaci, ha finalmente stabilito un limite per l’arsenico nei cereali di riso per neonati. Un prodotto che da molti anni è finito al centro di allerta in tutto il mondo per l’eccessiva presenza di questo metallo tossico.
Un pericolo legato proprio alle caratteristiche del riso che assorbe fino a 10 volte più metalli pesanti dal terreno rispetto agli altri cereali.
La Food and drug administration ha stabilito un per l’arsenico inorganico il tetto di 100 parti per miliardo (ppb). Questo era il limite che l’agenzia aveva proposto per la prima volta nel 2016 e che avrebbe dovuto essere finalizzato entro la fine del 2018. E questo è lo stesso limite in vigore nell’Unione europea. La differenza è che negli Stati Uniti si tratta di un valore guida, a cui le aziende si dovrebbero adeguare volontariamente.

 

Il rischio arsenico nel riso per i bambini

I cereali di riso sono spesso uno dei primi alimenti di un bambino e sono consumati anche tre volte al giorno. Logico che l’esposizione a livelli persino bassi di arsenico inorganico – la forma più tossica – possa rappresentare un rischio critico per questa fetta di consumatori, visto che l’arsenico ha un effetto dannoso sul quoziente intellettivo in via di sviluppo del bambino e sul sistema di sviluppo neurologico.
“Idealmente, l’obiettivo sarebbe quello di non avere livelli rilevabili di arsenico nel cibo dei bambini, ma questo è un buon primo passo”, afferma Brian Ronholm, direttore della politica alimentare di Consumer Reports, la più grande associazione di consumatori Usa, la stessa che aveva chiesto la riduzione già nel 2012 dopo che in un test aveva trovato molti alimenti per la prima infanzia contaminati. “Sollecitiamo la FDA a monitorare in modo aggressivo i livelli di arsenico e altri metalli pesanti nel cibo dei bambini e a considerare 100 ppb un obiettivo incrementale”.

 

Un pericolo anche da noi

Il pericolo arsenico nel baby food non è certo limitato all’America del nord. Lo scorso maggio l’Istituto per l’alimentazione sostenibile dell’Università di Sheffield aveva scoperto che 28 dei 55 campioni di riso analizzati e venduti nel Regno Unito contenevano livelli del metallo pesante tossico superiori ai limiti ammessi dalla Ue per i neonati o i bambini di età inferiore ai cinque anni.

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Il Regno Unito segue le normative della Commissione europea, pertanto le concentrazioni di arsenico inorganico devono essere inferiori a 0,20 milligrammi per chilogrammo di riso bianco (lucido) e meno di 0,25 mg per kg di riso integrale (non lucidato). Tuttavia, la concentrazione nel riso utilizzata per la produzione di alimenti per bambini o il consumo diretto è fissata a un massimo di 0,1 mg per kg. E le concentrazioni riscontrate dai ricercatori britannici erano in molti casi ampiamente superiori al limite di legge. L’arsenico totale nei 55 campioni di riso analizzati variava da 0,01 a 0,37 mg per kg con una media di 0,15 mg per kg. Nello specifico la concentrazione media di arsenico inorganico dei 28 campioni al di sopra del limite era di 0,152 mg per kg.

Lo studio, pubblicato sulla rivista Ecotoxicology and Environmental Safety, ha mostrato che i rischi per la salute dovuti al consumo di riso con arsenico riguardano principalmente i neonati nel Regno Unito. I prodotti a base di riso e riso sono usati per lo svezzamento e come alimenti per neonati, a causa di benefici nutrizionali e relativamente bassi potenziale allergico. “I prodotti a base di riso sono spesso considerati un’opzione sicura per neonati e bambini piccoli – hanno spiegato gli autori dello studio – ma la nostra ricerca suggerisce che per oltre la metà del riso che abbiamo campionato, i neonati dovrebbero essere limitati a soli 20 grammi al giorno per evitare i rischi associati all’arsenico. Il governo e la Commissione europea devono introdurre l’etichettatura per avvertire le persone dei livelli di arsenico nel riso per consentire alle famiglie di fare scelte alimentari informate”.

La scelta statunitense e le conseguenze in Europa

Ora che anche gli Usa hanno deciso un limite per l’arsenico, l’attenzione verso questo metallo pesante dovrebbe finalmente estendersi e interessare anche i produttori asiatici, visto che gran parte del loro mercato destinato all’infanzia è normato.

C’è da dire che l’iniziativa della Food and drug administration è volontaria e dunque richiederà un’azione (e un controllo) forte delle aziende produttrici.  Su questo aspetto Brian Ronholm, di Consumer Reports è decisamente critico: “Rappresenta un messaggio forte per l’industria, ma alla fine non è qualcosa che è applicabile”.
Fatto sta che nel mercato mondiale del baby-food, che si approvvigiona sostanzialmente in un’unica regione del mondo, quella asiatica, le cose presto potrebbero cambiare.