Una ciotola da paura: 15 croccantini per gatti alla prova di laboratorio

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Carne proveniente da animali ignoti. Pesci pregiati vantati in etichetta salvo scoprire che nella lista degli ingredienti appaiono in quantità ridicole. E a cercarli in laboratorio – come ha fatto il Salvagente nel numero in edicola del mensile (che si può acquistare anche nel nostro negozio virtuale) – anche metalli pesanti, pesticidi e acrilammide. È il menu che ogni giorno 7,3 milioni di proprietari rischiano di offrire ai loro gatti credendo di coccolarli quanto (o forse più) di un figlio. Ignorano, infatti, che al contrario di loro chi scrive direttive e regolamenti europei lo fa avendo pochissima cura degli animali da compagnia ma pensando più al profitto che alla salute di cani e gatti. Quello che le leggi attuali consentono è semplicemente un sistema intelligente di smaltimento dei rifiuti. Infatti, è bene chiarirlo subito, tutti i 15 campioni (Coop, Conad, Coshida, Radames, Hill’s, Monge, Purina, N&D, Miglior Gatto, Royal Canin, Natural Trainer, Le Chat, Friskies, Ultima e Almo Nature) che abbiamo analizzato rispettano le leggi nel senso che la quantità di metalli pesanti, di pesticidi e di acrilammide che le analisi hanno rilevato sono ampiamente al di sotto dei limiti consentiti. Quando pure ci sono. Poi se questi limiti siano o meno tutelanti per i nostri adorati quattro zampe è un discorso a parte che sembra non interessare a nessuno.

Pesticidi invisibili (e non solo ai gatti)

Oggi il mercato del pet food – che vale oltre 2 miliardi di euro – ha pochissime regole e non tutte obbligatorie. La direttiva del Parlamento e del Consiglio 32 del 7 maggio 2002, con 17 articoli e 3 allegati fa il punto sulle sostanze indesiderabili nell’alimentazione degli animali. Dopo una lista di definizioni, indica il contenuto massimo di alcune sostanze tra cui i metalli pesanti, le aflatossine e la diossina. Non esiste, invece, una normativa sui pesticidi che invece, come hanno dimostrato le nostre analisi, contaminano i prodotti data anche la presenza all’interno dei mangimi di una certa quantità di materia prima di origine vegetale.

Silenzio anche sull’acrilammide, sostanza che si forma nella cottura di alcune materie prime e riconosciuta come sostanza cancerogena per gli animali e possibilmente cancerogena per l’uomo.

Linee guida che non guidano

Tutto l’aspetto che riguarda l’etichettatura, gli ingredienti e i claim è regolato dalle Linee guida della Fediaf, l’organismo commerciale che rappresenta l’industria europea degli alimenti per animali domestici. I membri appartengono a 18 paesi europei e sono cinque le aziende associate (Affinity Petcare, Hill’s pet Nutrition, Mars Petcare, Nestlè Purina Petcare e Wellpet). Queste multinazionali fanno certamente di tutto per garantire la salubrità degli alimenti per gli animali da compagnia, tuttavia i loro sforzi non sembrano abbiano finora migliorato in maniera sensibile il mercato. Oltre il fatto che queste Linee guida sono del tutto non vincolanti per le aziende, c’è da aggiungere che non affrontano in maniera decisa alcuni aspetti essenziali.

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Uno su tutti, consentono ancora che venga utilizzata in etichetta la dicitura “carni e derivati” senza indicare l’animale e, ad esempio, il taglio. Oppure, attraverso una serie di escamotage le Linee guida consentono che si possa vantare in etichetta, ad esempio, la presenza di salmone salvo vederlo apparire tra gli ultimi ingredienti. Questa non si chiama trasparenza. Ovvio che non per tutte le aziende vale lo stesso discorso. Ci sono, per fortuna, e negli anni il loro numero è destinato a salire, imprese che guardano ad altro oltre al profitto e appaiono tra i primi posti della nostra classifica. Ma vale certamente la pena distinguere.