Il cementificio è Italcementi e l’azienda agricola è una piccola impresa locale che produce latte che vende ad un caseificio che lo trasforma e lo fa diventare caciocavallo e altro. Siamo a Matera in Basilicata dove c’è anche una piccola associazione, Cova Contro, che da anni cerca di proteggere la salute dei cittadini e soprattutto le sue produzioni locali. Giorgio Santoriello è il suo presidente e, a suon di querele, porta avanti la sua missione facendo analisi di laboratorio sui prodotti della sua terra e dimostrando che i mezzi di controllo ci sono, basta metterli in atto. L’invito è rivolto soprattutto alle istituzioni locali ree di chiudere troppo spesso gli occhi. Insomma, ritornando all’inizio, quell’azienda agricola che sorge a pochi passi dal cementificio non ha mai convinto e così Giorgio ha deciso di portare in laboratorio il prodotto finito, il formaggio, alla ricerca di metalli, idrocarburi policiclici aromatici, diossine, policlorobifineli e furani. Le prime analisi a luglio dello scorso anno, le seconde a dicembre, sempre lo stesso risultato: livelli di piombo oltre i limiti di legge.
Ci spiega Santoriello: “Il primo campione di caciocavallo prodotto con latte proveniente dall’area del cementificio (come confermato da un dipendente dell’azienda agricola produttrice del latte) lo abbiamo acquistato nel luglio 2019, a dicembre le analisi ufficiose (mai trascritte ufficialmente perchè forniteci gratuitamente -ndr) riportavano il piombo ad oltre tre volte la soglie di legge: 0,069 mcg/kg a fronte di una soglia di 0,02″.
A dicembre 2019 – continua – ripetendo le domande sull’origine del latte, abbiamo riacquistato il medesimo prodotto in doppia aliquota: caciocavallo e scamorzone. Le analisi, questa volta ufficiali, hanno confermato la contaminazione oltre soglia di legge da piombo, attestatosi a 0,043 mg/kg, quindi sempre oltre il doppio della soglia di legge (margine di incertezza +/- 0,01). Tali tenori di piombo avrebbero imposto il ritiro del prodotto dal commercio. Valore degno di nota è anche quello dell’alluminio rilevato nel caciocavallo materano a 3,55 mg/kg, metallo pesante neurotossico priva di una soglia specifica di allarme nel formaggio”.
Questo prodotto andrebbe richiamato dal mercato. E invece? “Abbiamo inviato le analisi alle autorità competenti ed al rivenditore del prodotto analizzato, auspicando una fattiva collaborazione e la ripetizione congiunta dei controlli” conclude Santoriello spiegando che “serve capire la reale origine del piombo, la pericolosità dell’alluminio rilevato, ripetere le analisi in maniera incrociata ed autonoma, capire chi ha omesso la vigilanza sulla sicurezza alimentare, nel nostro caso omissioni durata molto probabilmente dal luglio 2019 al gennaio 2020. Inciteremo anche Arpab ed ASM ad avviare controlli sul bioaccumulo di inquinanti nella catena alimentare a ridosso del cementificio e nel raggio di dispersione delle sue emissioni”.