“Il rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità sui rapporti tra utilizzo dei cellulari e cancro è inadeguato a garantire al meglio la salute pubblica”. La posizione dell’Associazione italiana medici per l’ambiente (Isde) è dura e per nulla diplomatica, tanto da spingere la stessa a chiedere il ritiro del documento in questione.
L’Istituto Superiore di Sanità ha recentemente pubblicato il rapporto “Istisan 19/11” (“Radiazioni a radiofrequenze e tumori: sintesi delle evidenze scientifiche”) che sostiene che “l’uso comune del cellulare non sia associato all’incremento del rischio di alcun tipo di tumore cerebrale”. Una conclusione molto distante da quella dello studio dell’Istituto Ramazzini sul 3G. Il rapporto dell’Iss, ammette “un certo grado d’incertezza riguardo alle conseguenze di un uso molto intenso”, così come “agli effetti a lungo termine dell’uso del cellulare iniziato da bambini e di un’eventuale maggiore vulnerabilità a questi effetti durante l’infanzia”.
Il commento critico
Gli autori del rapporto ritengono che le evidenze disponibili, comprese quelle recenti su modelli animali, “non giustificano modifiche sostanziali all’impostazione corrente degli standard internazionali di prevenzione dei rischi per la salute”. L’Isde ha esaminato in dettaglio il rapporto Istisan. Nel commento analitico, vengono evidenziati “limiti e inadeguatezze” che portano l’associazione a non condividere le conclusioni né la metodologia adottata nell’elaborazione del rapporto.
Il passaggio sul monitoraggio inadeguato sul 5G
Riportiamo un passaggio particolarmente interessante del commento dell’Isde: “Nel paragrafo “Sviluppi delle telecomunicazioni: i sistemi 5G”, gli Autori del rapporto ISTISAN ribadiscono in maniera chiara come la normativa nazionale vigente, nel caso delle bande di frequenza proprie della rete 5G, sia inadeguata a verificare l’esistenza di livelli di esposizione certamente sicuri per la salute pubblica: ‘In base alle caratteristiche previste per i sistemi radianti utilizzati, al fine di valutare correttamente l’esposizione, occorrerà pertanto considerare non solo i valori medi di campo elettromagnetico, ma anche i valori massimi raggiunti per brevi periodi di esposizione. Tale aspetto richiederà un adeguamento della normativa nazionale che, ad oggi, non considera esposizioni di breve durata ma solo esposizioni continuative’. Questa inadeguatezza è amplificata dall’evidenza che ci sarà un ‘incremento notevole del numero di impianti installati sul territorio’ e che ‘L’introduzione della tecnologia 5G potrà portare a scenari di esposizione molto complessi, con livelli di campo elettromagnetico fortemente variabili nel tempo, nello spazio e nell’uso delle risorse delle bande di frequenza’”.
L’appello
Il Presidente del Comitato Scientifico Isde, Agostino Di Ciaula e Benedetto Terracini già Professore di Epidemiologia dei tumori all’Università di Torino, hanno promosso un appello con il quale si chiede all’Istituto Superiore di Sanità e al Ministero della Salute di ritirare il documento e di rielaborarlo considerando in maniera adeguata tutte le evidenze scientifiche disponibili.
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“Prima la prevenzione, soprattutto per i bambini”
“Ai fini della prevenzione primaria e della tutela della salute pubblica – dichiara il Dott. Agostino Di Ciaula, Presidente del comitato scientifico di ISDE – non appare giustificabile ignorare o sottovalutare ciò che già sappiamo e declassificare come irrilevante ciò che ancora non sappiamo. Questo potrebbe trasformarsi in un’inaccettabile rilevazione e quantificazione a posteriori di danni altrimenti evitabili”. “Nelle conclusioni si parla timidamente di incertezze scientifiche – dichiara il Prof. Benedetto Terracini – ma si evita di esplicitare la sostanza di tali incertezze e non si propone quale utilizzo farne a fini di prevenzione primaria, data l’affermata maggiore vulnerabilità dei bambini, alla quale sarebbe da aggiungere quella verosimile delle donne in gravidanza, e dei soggetti elettrosensibili”.